Cronaca giudiziaria

Gestivano il racket della prostituzione ma il clan può farla franca: ecco perché

Gang formata di 18 stranieri nella provincia di Massa Carrara (e zone limitrofe). Dopo esser stati scarcerati, quasi tutti gli imputati si sono dati alla fuga e adesso il processo è a rischio

Gestivano il racket della prostituzione ma il clan può farla franca: ecco perché

Sono finiti a processo con svariati capi d'accusa: lesioni, usura e rapina, estorsione, danneggiamenti, furti aggravati e non. Azioni che avrebbero portato avanti anche per tutelare i loro interessi, visto che secondo gli inquirenti gli imputati gestivano il racket della prostituzione nella zona costiera compresa fra la Toscana del Nord (Massa in primis) e la parte di Liguria più vicina al confine toscano. Eppure, nonostante le prove a loro carico, il procedimento è a rischio. Le cause? L'assenza di un testimone-chiave e (soprattutto) il fatto che quasi tutti gli accusati siano irreperibili. E per queste ragioni, stando a quanto riportato dal quotidiano La Nazione, il cosiddetto "clan Cretu" potrebbe farla franca. Si tratterebbe di una "gang" composta da almeno diciotto cittadini originari della Romania, che a detta degli investigatori si sarebbero arricchiti costringendo a prostituirsi decine e decine di ragazze, tra la provincia di Massa Carrara e le zone limitrofe.

Un giro d'affari ben avviato, che i rumeni non avrebbero esitato a difendere con la forza e che avrebbero implementato ulteriormente sul piano economico con atti predatori ed usura. Una vera e propria associazione a delinquere sgominata dalle forze dell'ordine, grazie ad un blitz risalente al 2018 che portò all'arresto di tredici componenti della banda. Non fu possibile procedere all'arresto di altre cinque persone, identificate in un secondo momento, perché a quel punto avevano ormai lasciato l'Italia. Ma la successiva scarcerazione di quasi tutti gli accusati ha ulteriormente complicato il quadro: tranne due stranieri rimasti in carcere per altri reati, gli altri si sarebbero a quanto pare dati alla fuga subito dopo esser stati scarcerati ed oggi risultano irreperibili. Va detto che nemmeno le testimonianze delle prostitute, forse timorose di eventuali ritorsioni nei loro confronti da parte del clan, sarebbero sin qui state di grande aiuto agli inquirenti.

Qualche ragazza si era ad esempio avvalsa della facoltà di non rispondere. Altre giovani hanno invece ammesso di prostituirsi, ma hanno negato di esser state costrette a consegnare il ricavato delle loro “prestazioni“ agli sfruttatori. L'iter processuale sarebbe poi stato rallentato dalla mancata traduzione (dalla lingua italiana a quella rumena e viceversa) di testimonianze e citazioni, visto che non tutti i testimoni parlano italiano. E nei giorni scorsi, un testimone fondamentale a sostegno delle tesi dell'accusa non si è presentato in aula. Il presidente del collegio giudicante del tribunale di Massa sarà ad ogni modo chiamato ad esprimersi martedì prossimo.

Ma su queste basi, (quasi) tutti gli imputati potrebbero non essere giudicati.

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