
Ai principali indagati dell’inchiesta sull’Urbanistica milanese, i sei che la Procura della Repubblica vuole mettere in carcere o agli arresti domiciliari, il tribunale di Milano stamattina ha riservato un garbo inconsueto. Il corridoio che porta alla stanza dove si tengono gli interrogatori, al settimo piano del Palazzo di giustizia, è stato chiuso all’accesso dei giornalisti. Il costruttore Manfredi Catella, l’ex assessore Giancarlo Tancredi, gli ex della commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra e i costruttori Federico Pella e Andrea Bezziccheri potranno entrare e uscire dalla stanza dell’interrogatorio senza affrontare la stampa. L’unico punto di appostamento dei media rimane quello all’esterno del palazzo, da cui per legge reporter e cameramen non possono venire cacciati.
In occasioni analoghe, al settimo piano viene di solito impedito scattare foto o riprendere video, ma ai cronisti viene concesso di fare il loro lavoro, indubbiamente sgradevole per gli indagati ma necessario per l’opinione pubblica. Il caso più recente, quello di Dimitri Kunz d’Asburgo, in occasione delle udienze sulla vicenda Visibilia, che dovette farsi largo tra i cronisti.
Invece oggi corridoio blindato. Gli interrogatori davanti al giudice preliminare Mattia Fiorentini, sono iniziati con quello di Marinoni, a seguire tutti gli altri. Per partecipare all’interrogatorio è arrivata personalmente Tiziana Siciliano, il procuratore aggiunto che coordina l’inchiesta. In seguito agli interrogatori il gip Fiorentini deciderà se accogliere la richiesta dei pm di mettere in carcere Marinoni, Scandurra, Pella e Bezziccheri e ai domiciliari Tancredi e Catella.
L’interrogatorio di Marinoni è terminato dopo poco perché l'ex presidente della commissione Paesaggio si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo avvocato ha depositato una memoria per sostenere che non sussistono esigenze che giustifichino il carcere. E comunque, ha spiegato il legale incontrando (senza Marinoni) la stampa “a Milano non esiste alcun sistema corruttivo”.
La Procura di Milano insiste: arrestate Giancarlo Tancredi. Le dimissioni dall incarico dell’assessore alla Rigenerazione urbana della giunta Sala non hanno portato i pm a ritirare la loro richiesta di arresti domiciliari, ribadita questa mattina nel corso dell’interrogatorio preventivo di Tancredi davanti al giudice preliminare Mattia Fiorentini.
Tancredi ha risposto a tutte le domande rivendicando la propria innocenza dalle accuse di corruzione, induzione e falso mossegli nell’inchiesta sull’Urbanistica che vede indagato anche il sindaco Beppe Sala. L’ex assessore ha anche depositato una memoria difensiva e ha comunicato di avere chiesto di venire sospeso anche dall’incarico dirigenziale che riveste all’interno del Comune, ma questo non ha convinto la Procura a ritirare la richiesta di arresto.
Alla domanda se le dimissioni di Tancredi non facciano di per se cessare il pericolo di reiterazione del reato, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano ha risposto ai cronisti “questa è una valutazione che farà il giudice”.Gli interrogatori proseguono con quelli dei costruttori Federico Pella e Manfredi Catella.