
Gentile direttore Feltri,
ma lei cosa pensa della sentenza che ha condannato Alessia Pifferi all'ergastolo anche in secondo grado, per omicidio volontario aggravato, senza riconoscerle nemmeno stavolta l'infermità mentale? È agghiacciante: la giustizia ha stabilito che quella donna era capace di intendere e di volere mentre deliberava la morte di sua figlia, ma non una morte qualsiasi. Una morte lenta, per agonia. Una bambina di un anno e mezzo abbandonata, sola, senza cibo, senz'acqua, in piena estate. Io non riesco a credere che una madre lucida possa fare questo. Lei cosa ne pensa?
Giovanni Migliore
Caro Giovanni,
lo penso anch'io: è inconcepibile. Ed è proprio per questo che fa così orrore. Alessia Pifferi non ha accoltellato la figlia in un impeto di rabbia. Non l'ha gettata da una finestra, spinta da un delirio momentaneo. No. Quella donna ha pianificato. Ha chiuso la porta. Si è infilata le scarpe. Si è truccata. Ha preso la borsa e se n'è andata. Verso la sua vita, verso un uomo, una relazione, o forse solo verso l'illusione di essere ancora al centro di qualcosa che non fosse la maternità.
E ha lasciato morire sua figlia. Non in un istante. Ma in sei lunghissimi giorni. Giorni e notti in cui la donna mangiava, dormiva, rideva, respirava, scopava, mentre la figlia crepava di fame e di sete e di abbandono, piangeva e nessuno accorreva per prenderla tra le braccia e cullarla. Che atroce fine! Diana aveva diciotto mesi. Non camminava bene. Non parlava. Ma piangeva, unico modo che hanno i bambini per esprimere esigenze vitali. In primis il bisogno di amore.
Quando l'hanno trovata era morta nel lettino, avvolta da un odore insopportabile, coperta di escrementi, urina, rigurgiti acidi. Aveva mangiato pezzi del cuscino e morso la stoffa del materassino, forse cercando qualcosa da ingoiare, qualcosa che le desse un'illusione di nutrimento o di calore. E nel caldo atroce di luglio, senza ventilazione, senza acqua, quella creatura è agonizzata lentamente fino a smettere di soffrire. Nessuno rispondeva al suo pianto. E a un certo punto nemmeno le forze per lamentare quel dolore le erano rimaste. È morta nella solitudine più totale, in un patimento fisico ed emotivo che nemmeno gli animali infliggono alla propria prole. L'aspetto più crudele risiede nel fatto che un bimbo di pochi anni, neppure due, non ha la capacità e l'autonomia di potersi in qualche modo salvare, di muoversi, di comporre un numero, di uscire di casa, di sollevarsi dalla culla, divenuta letto di morte.
E lo ripeto: Alessia Pifferi non è impazzita in quel momento né ha avuto un attimo di follia. Non era dissociata. Lo avevano già detto i periti in primo grado, e lo hanno confermato ora tre esperti nominati dalla Corte d'Appello: la signora era perfettamente capace di intendere e di volere. Non era malata di mente, per quanto ci riesca arduo credere che una persona mentalmente sana possa compiere un orrore simile.
Era solo fredda, immatura affettivamente, scollegata da ogni senso della maternità, ma ben consapevole delle sue azioni e delle loro conseguenze. Aveva già fatto prove di abbandono, aveva già lasciato la piccola altre volte. Ma stavolta l'ha lasciata per troppo tempo. E sapeva che, restando da sola, quella bambina sarebbe morta. E ti dirò di più: lo sperava. E infatti è morta.
Se c'è una lezione tremenda in questa storia, è che il male non ha un solo volto. Non è sempre maschile. Non ha sempre barba e mani grosse. A volte ha i capelli raccolti, la voce dolce, le ciglia truccate e lo sguardo assente. Il male può partorire, può allattare, può cambiare un pannolino e poi uscire da casa lasciando una neonata in balia del nulla.
Anche le donne possono uccidere. Anche le madri. E non per necessità. Non per follia. Per scelta. È questo il dato che fa più male. Ed è per questo che la giustizia ha fatto bene a non cercare alibi dove non c'erano. Perché alibi non ce ne sono.
Ci sono solo i sei giorni più lunghi della storia di una bambina, passati ad aspettare una madre che non sarebbe mai tornata in tempo. Chi ancora osa raccontare che tutte le donne sono angeli per definizione, che la maternità è sempre sacra, che l'uomo è l'unico portatore del male, guardi in faccia Alessia Pifferi. E taccia.