Cronaca giudiziaria

Negano il tampone al figlio di 4 anni in fin di vita: il pm li accusa di tentato omicidio

Al bimbo è stata diagnosticata una forma molto aggressiva di tumore. I genitori no vax si sono rifiutati di sottoporre il figlio al tampone Covid prima del ricovero. Il magistrato ha imposto il test per salvare il piccolo

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Negano il tampone al figlio di 4 anni in fin di vita: il pm li accusa di tentato omicidio

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Due genitori no vax si sono rifiutati di dare il consenso al tampone Covid per il figlioletto di quattro anni e mezzo, in imminente pericolo di vita, impedendo di fatto che il bimbo potesse ricevere le cure salva-vita per una forma molto aggressiva di tumore che gli era stata diagnostica. Per sbloccare l'impasse, e consentire il trasferimento del giovanissimo paziente in una struttura ospedaliera specializzata per l'emergenza, il magistrato di turno ha dovuto "forzare" la norma penale sul "prelievo coattivo dei campioni biologici su persone viventi", che la legge ammette solo per salvaguardare un'indagine, ipotizzando il reato di tentato omicidio a carico della coppia.

I fatti

L'episodio risale a venerdì 26 maggio, a Milano. I due genitori portano il figlioletto in ospedale perché sta molto male. La diagnosi dei medici è devastante: il piccolo sta morendo per una forma molto aggressiva di tumore. Non c'è tempo, bisogna intervenire subito. Dunque i sanitari dispongono il trasferimento immediato del bimbo presso una struttura specializzata per l'emergenza. Affinché si possa procedere, però, è necessario che il piccino sia sottoposto al tampone nasofaringeo. Una prassi necessaria per evitare il contagio da Covid tra pazienti con un sistema immunitario già fortemente compromesso. Se non fosse che la coppia no vax si rifuta di prestare il consenso all'esecuzione del test. "Di fronte alla loro opposizione irremovibile - scrive il Corriere della Sera - i medici non ritengo di assumersi la responsabilità di agire 'in stato di necessità'" e si appellano al magistrato di turno in Procura.

La decisione del pm

Data la situazione di assoluta urgenza, il pm ravvisa che non c'è abbastanza tempo né per affidare la decisione sulla responsabilità genitoriale al Tribunale per i Minorenni (la procedura ordinaria) né per applicare gli articoli 3 e 7 della legge del 2017 sulle "disposizioni anticipate di trattamento" che, in caso di disaccordo tra medici e paziente, rimette al la valutazione al giudice tutelare sul ricorso dei sanitari e del pm. Per aggirare l'ostacolo, la procura sceglie di applicare l'articolo 359-bis del Codice di procedura penale sul "prelievo coattivo di campioni biologici su persone viventi". Ma la norma ammette che il pm possa ordinare l'esecuzione del test solo "nei casi di urgenza, quando vi è fondato motivo di ritenere che dal ritardo possa derivare grave o irreparabile pregiudizio alle indagini". E dunque, per assicurare al piccolo le cure salva-vita, il pm Nicola Rossato ha dovuto aprire un fascicolo d'indagine a carico dei genitori ipotizzando il reato di tentato omicidio. Oggi, il gip di turno dovrà decidere se convalidare o meno il decreto.

Intanto il bimbo è stato sottoposto al tampone e trasferito nel secondo ospedale.

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