Cronaca giudiziaria

Nuova udienza del processo Open Arms, spunta un video della prima operazione dell'Ong

Nell'udienza di oggi hanno testimoniato gli ex ministri Trenta e Toninelli, ma a prendersi la scena è stato un video acquisito agli atti e girato il primo agosto 2019 dal sommergibile Venuti

Nuova udienza del processo Open Arms, spunta un video della prima operazione dell'Ong

Nuova udienza del processo Open Arms oggi a Palermo. Nel capoluogo siciliano, dove si sta tenendo il procedimento nei confronti del leader della Lega Matteo Salvini, si è svolta forse una delle udienze più importanti. Hanno deposto infatti due ex ministri del governo Conte I, di cui lo stesso Salvini era vice presidente del consiglio e ministro dell'Interno. Si tratta, nello specifico, dell'ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e dell'ex ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli.

La testimonianza di Elisabetta Trenta

Il caso Open Arms è nato dopo lo sbarco della nave Open Arms, dell'omonima Ong spagnola, a Lampedusa il 20 agosto 2019. Uno sbarco avvenuto dopo il sequestro della stessa nave ordinato quel giorno dall'allora procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio. È stato quest'ultimo ad aprire il fascicolo su Matteo Salvini, all'epoca ministro dell'Interno, per abuso di ufficio e sequestro di persona.

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Da quel fascicolo è partito poi il processo di Palermo di cui oggi si è celebrata una nuova udienza, la prima da quando Salvini è stato richiamato al governo seppur con l'incarico di ministro delle Infrastrutture. Elisabetta Trenta è stata la prima a presentarsi nelle scorse ore nel capoluogo siciliano per la sua testimonianza. “La decisione del divieto di ingresso in acque italiane della nave Open Arms nell'agosto del 2019 fu presa dal ministro Salvini – ha detto l'ex ministro della Difesa – Io ricevetti il decreto da firmare, ma era un decreto firmato dal ministro dell'Interno. Perché la competenza del mio ministero era quello di verificare che non si trattasse di una nave militare e questo era il mio ruolo. Non era un ruolo di decisione”.

In poche parole, Elisabetta Trenta ha attribuito l'intera responsabilità decisionale a Salvini. “Dopo l'annullamento del decreto di divieto di ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane – ha infatti proseguito l'ex titolare della Difesa – io mi rifiutai di firmare il secondo decreto, analogo, perché ritenni che valesse ancor di più la decisione del Tar visto che erano passati altri giorni e che comunque era una reiterazione di un provvedimento annullato senza sostanziali novità, anzi in presenza di una situazione peggiorata”.

Io da ministro dell'Interno non mi sarei comportata così – ha poi aggiunto Trenta – Le nostre battaglie giuste non devono ricadere sui fragili e ci sono diritti umani che vanno rispettati, secondo me seppur in presenza di minacce di terrorismo”. Eppure, come fatto notare non solo in aula ma anche in altre sedi da fonti vicine a Matteo Salvini, nel caso Diciotti, molto simile a quello Open Arms, era stato l'intero governo a intestarsi il divieto di sbarco dei migranti.

Quando si verificò il caso della nave Diciotti – ha però risposto Elisabetta Trenta – intervenni parlando con i ministri del mio partito e compresi che il governo era d'accordo a operare così. Poi le cose sono cambiate però perché era cambiato il modo di fare”.

Toninelli: “Ong non si comportò bene”

Ancora più netto in tal senso è stato l'altro ex ministro che ha deposto oggi, Danilo Toninelli. “Nel periodo di Open Arms esisteva una persona, Salvini, che andava in giro, era in campagna elettorale e parlava alla pancia delle persone”, ha dichiarato l'ex ministro dei Trasporti. Tuttavia è stato lo stesso Toninelli ad ammettere comportamenti fuori norma da parte di Open Arms. “In mare salvare vite umane è obbligatorio – ha dichiarato – Chi vede qualcuno che affoga deve prestare soccorso, ma, dopo, deve attivare le procedure di legge, cosa che Open Arms non fece”.

Ad ogni modo, anche Toninelli ha dichiarato di non aver mai firmato il secondo decreto con cui si è impedito alla nave spagnola di sbarcare. “Il consiglio dei ministri, durante il Conte I – ha poi aggiunto – non ha mai affrontato il tema degli sbarchi e dei ricollocamenti. Sono argomenti che non sono mai stati all'ordine del giorno. Non c'è mai stata una riunione”.

Il caso del video girato da un sottomarino

Ma forse l'elemento più clamoroso dell'udienza odierna riguarda un video girato dal sommergibile Venuti il primo agosto 2019. Le immagini ritraggono il primo salvataggio compiuto in quel mese da Open Arms a largo della Libia. Secondo l'avvocato difensore di Salvini, Giulia Bongiorno, da quel video risultano “anomalie molto importanti”. Ma, cosa ancora più grave secondo la difesa del segretario della Lega, quel video non era stato ancora messo agli atti.

“Era a disposizione della Procura ma la difesa non ne sapeva nulla, erano atti messi a disposizioni delle parti dagli inquirenti – ha dichiarato Giulia Bongiorno – e facevano parte del fascicolo del pm ma a noi no. Tutto questo materiale in cui viene fotografata la condotta di Open Arms non è mai stato visionato, non sfuggirà al Tribunale la rilevanza”. Dopo una breve camera di consiglio, il presidente del tribunale Roberto Murgia ha disposto l'ammissione del fascicolo nel dibattimento, chiamando come testi Stefano Oliva e Andrea Pellegrino, rispettivamente comandante del Venuti e capitano della Marina che all'epoca ha realizzato una relazione di servizio.

Le parole di Salvini: “La Trenta è stata pittoresca”

Subito dopo l'udienza è stato lo stesso Matteo Salvini a commentare l'andamento del dibattimenti di oggi. “La deposizione di Elisabetta Trenta è stata pittoresca”, ha dichiarato all'AdnKronos riferendosi alle parole dell'ex ministro della Difesa.

Il leader della Lega ha anche commentato quanto dichiarato dall'ex ministro Toninelli. “Sinceramente non ricordo se nelle riunioni del Consiglio dei ministri in cui si parlava degli sbarchi c'era Toninelli, può essere che non ci fosse – ha raccontato Salvini – Sicuramente nelle riunioni che facevamo c'erano Conte Di Maio. Figuriamoci se non ne abbiamo mai parlato. Io ero seduto al fianco di Moavero che era il 'telefonista', forse non c'era Toninelli.

Ma c'erano i suoi capi partito, da Conte a Di Maio”.

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