Giulia Tramontano, "il killer potrà accedere alla giustizia riparativa"

Dalla richiesta di giudizio immediato emerge che Alessandro Impagnatiello uccise la compagna, incinta al settimo mese, a Senago (Milano)con 37 coltellate, di cui 9 quando era ancora viva

Giulia Tramontano, "il killer potrà accedere alla giustizia riparativa"
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Alessandro Impagnatiello potrà accedere alla giustizia riparativa. Lo si legge nella richiesta di giudizio immediato della procura di Milano per il barista di 30 anni in carcere per l’omicidio di Giulia Tramontano. La giovane vittima, 29 anni, incinta al settimo mese, sarebbe stata uccisa per “futili motivi, con crudeltà e con premeditazione”, tre aggravanti già contestate insieme alla stabile convivenza. L’avrebbe sorpresa da dietro, sferrandole 37 coltellate al viso e al dorso. Nove fendenti sono stati inferti “mentre era ancora viva”.

Il delitto è avvenuto lo scorso maggio a Senago, nel milanese. Ci sarebbero diversi elementi, secondo la procura, che provano la premeditazione, esclusa in un primo momento in fase di ordinanza di custodia cautelare in carcere dalla gip Angela Minerva. In particolare - si legge sempre nella richiesta - Impagnatiello, “dopo aver svolto già a partire dal dicembre 2022 ricerche via internet circa gli effetti del veleno per topi sull'uomo, faceva ingerire per alcuni mesi all'inconsapevole vittima del bromandiolone, un potente rodenticida con effetto anticoagulante, intensificandone la somministrazione a partire dal marzo 2023, in un quantitativo tale da raggiungere anche il feto oltrepassando la placenta”.

Sempre nella richiesta - accolta dalla giudice Minerva che ha fissato il processo per il 18 gennaio davanti alla corte d’Assise - si legge che Impagnatiello ricercó sul web "ceramica bruciata vasca da bagno", poco prima dell’omicidio.

Il killer, secondo la pm Alessia Menegazzo e l’aggiunta Maria Letizia Mannella, che hanno coordinato l’indagine della squadra omicidi dei carabinieri - avrebbe tentato di occultare il cadavere di Giulia "dapprima dandovi fuoco - con l'ausilio di alcol - all'interno della propria vasca da bagno, poi tentandone una nuova combustione con l'utilizzo di benzina nel proprio box ed infine, nascondendolo - avvolto in buste di plastica di colore nero e giallo assicurate con nastro adesivo grigio - in un anfratto posto dietro al box n. 23 sito a Senago, viale Monterosa". L'occultamento di cadavere per la procura è aggravato dall'aver "commesso il fatto per occultare un altro reato o per conseguirne l'impunità”.

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