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Open Arms, tutte le tappe del processo contro Matteo Salvini

Con la sentenza della Corte di Cassazione termina ufficialmente il lungo iter giudiziario che ha coinvolto il leader della Lega negli ultimi sei anni

Open Arms, tutte le tappe del processo contro Matteo Salvini

Matteo Salvini è stato definitivamente assolto dalla Corte di Cassazione nel caso giudiziario riguardante l'Open Arms: l'attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti - all'epoca titolare del dicastero dell'Interno - era stato accusato di di sequestro di persona e rifiuto di atti ufficio a causa del lungo braccio di ferro consumato nel giro di 19 giorni tra il vicepresidente del Consiglio e la nave della ong spagnola che si trovava nel Mediterraneo, con a bordo 147 migranti, soccorsi in tre diversi salvataggi. Il Viminale negò più volte l'autorizzazione a sbarcare sull'isola di Lampedusa, nonostante gli appelli in tal senso dal comandante della nave. Il leader della Lega venne così iscritto nel registro degli indagati e processato. Con la sentenza dei giudici ermellini di giovedì 17 dicembre si chiude un iter giudiziario durato più di sei anni. Riepiloghiamo le tappe più importanti.

Come è cominciata l'intera vicenda

Tra l'1 e il 2 agosto 2019 l'imbarcazione di Open Arms interviene due volte in acque della zona Sar (Search and Rescue) libica, salva 124 migranti e da subito chiede un porto sicuro all'Italia e a Malta. In entrambi i casi viene negato. Il ministero dell'Interno, guidato allora da Matteo Salvini, fa leva sul cosiddetto decreto sicurezza bis per non consentire lo sbarco. Tre persone, per motivi di salute, nei giorni seguenti vengono fatte scendere dalla nave e così a bordo ne restano 121, di cui 32 minori (28 non accompagnati). Il 9 agosto legali della nave della ong spagnola chiedono all'autorità giudiziaria che venga disposto lo sbarco immediato quantomeno dei minorenni. Contestualmente presentano denuncia per verificare se con il blocco a bordo non si stia compiendo un reato.

Il giorno di San Lorenzo la nave salva altre 39 persone, mentre altre ne vengono sbarcare, ancora una volta per motivi di salute. Il 12 agosto il Tribunale per i minorenni di Palermo riconosce che si starebbe configurando un reato di respingimento alla frontiera e di espulsione di minori. Così, il giorno successivo, Open Arms presenta ricorso al Tar del Lazio contro il decreto sicurezza bis. Il 14 agosto il Tribunale amministrativo accoglie il ricorso, sospendendo il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. L'imbarcazione si mette a navigare verso le coste italiane, senza tuttavia ricevere alcuna indicazione per il Pos (Porto sicuro).

Il 16 presenta un nuovo esposto alla Procura di Agrigento, questa volta per omissione di atti d'ufficio. Mentre altri naufraghi vengono fatti scendere per le precarie condizioni di salute, il 20 il capo della procura agrigentina, Luigi Patronaggio, sale a bordo della Open Arms. Dispone lo sbarco immediato e il sequestro della nave. Qualche ora dopo attracca a Lampedusa, con gli 83 migranti rimasti: la Procura di Agrigento ipotizza il reato di abuso d'ufficio. Quelle sono le settimane dove, nel frattempo, il governo presieduto da Giuseppe Conte, formato da Movimento 5 Stelle e Lega, cade; si formerà subito dopo il Conte 2, con grillini e Partito Democratico a sostenere il nuovo esecutivo di centrosinistra.

Salvini finisce indagato

Il fascicolo delle indagini passa giocoforza alla Procura distrettuale di Palermo: è infatti quest'ultima a essere competente nelle ipotesi di reato che riguardano i ministri. Le carte vengono girate a loro volta al Tribunale dei ministri del capoluogo siciliano. Si arriva oramai al febbraio 2020, quando il Tribunale dei ministri chiede al Senato l'autorizzazione a procedere contro Salvini. Tre mesi dopo la Giunta per le immunità respinge la richiesta, mentre il Senato - il 30 luglio 2020 - la approva. Ad agosto il fascicolo ritorna a Palermo e la Procura, che lo ha ricevuto dal Tribunale dei ministri, formula la richiesta di rinvio a giudizio al gup di Palermo. Il processo parte nell'autunno 2021: il leader della Lega è accusato di sequestro di persona e di rifiuto di atti d'ufficio. A difenderlo è l'Avvocato Giulia Bongiorno, ex ministra della Pubblica Amministrazione.

Sono in tutto 21 le parti civili ammesse dal gup nel corso dell'udienza preliminare, sfociata con il rinvio a giudizio. Tra queste anche il Comune di Palermo, Emergency, diversi migranti, Asgi (Associazione studi giuridici immigrazione), Arci, Ciss, Legambiente, Giuristi Democratici, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Mediterranea, AccoglieRete, Oscar Camps (il comandante della nave), Ana Isabel Montes Mier (la capo missione Open Arms). I testimoni sono 26, tra cui Luigi Di Maio, all'epoca ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio insieme a Salvini, l'ex premier Giuseppe Conte, gli ex ministri Toninelli e Trenta, il prefetto Matteo Piantedosi (ai tempi capo di Gabinetto del ministero dell'Interno). Open Arms chiede anche l'audizione della star internazionale Richard Gere (salito a bordo il 9 agosto 2019). La procura si oppone, ma la Corte ammette la richiesta. Alla fine, comunque, la star di Hollywood non testimonierà.

La deposizione di Giuseppe Conte

Davanti ai giudici finisce anche l'ex presidente del Consiglio Conte. "Ho esercitato una sorta di moral suasion sul Viminale, scrivendo di mio pugno al ministro Salvini in particolare per quanto riguarda la situazione dei minori a bordo della Open Arms - dice -. C'era un clima incandescente rispetto a una competizione elettorale che poteva essere imminente e si voleva rappresentare un presidente del Consiglio debole sul fenomeno immigratorio mentre il ministro dell'Interno aveva una posizione di rigore". Matteo Piantedosi, nel frattempo diventato ministro dell'Interno, dirà invece di non avere mai riferito a Salvini di "criticità che imponessero lo sbarco, né ho ricevuto indicazioni in tal senso dal ministro. Non era Open Arms che decideva a chi chiedere Pos". La nave, infatti, non aveva accettato il coordinamento da parte guardia costiera libica. E chiedeva il Pos "solo all'Italia pur trovandosi in acque Sar libiche e comunque per quanto riguardava i salvataggi del primo agosto c'era la Tunisia ad essere più vicina e anche Malta. Non poteva essere, per come la vedevamo noi, il soggetto privato che decideva a chi chiedere il Pos".

La requisitoria e l'arringa difensiva

Nel settembre 2024, con il lavoro dei pm Marzia Sabella, Gery Ferrara e Giorgia Righi, l'accusa formula la richiesta di pena a sei anni per Salvini. In quella circostanza si mette in luce un "intenzionale e consapevole spregio delle regole", che andava a ledere "la libertà personale di 147 persone per nessuna, ma proprio per nessuna, apprezzabile ragione" Il 18 ottobre 2024 successivo prende il via l'arringa della legale di Salvini. Giulia Bongiorno punta subito sugli "innumerevoli rifiuti" allo sbarco della Open Arms, a cui sarebbero state date "innumerevoli possibilità di approdo". Invece avrebbe preferito "bighellonare, come hanno detto le autorità maltesi, tanto da indurre i migranti a buttarsi in acqua, non per suicidarsi, ma per raggiungere la costa".

"Il 18 agosto Open Arms aveva inoltre ricevuto ordine da autorità spagnole di dirigersi in Spagna, ma ha rifiutato". Inoltre, ha aggiunto, c'era una "identità di vedute tra Conte e Salvini". Alla fine a impedire lo sbarco sarebbe quindi stata la Open Arms, secondo la difesa di Salvini: "L'Italia era in ginocchio, lo era la guardia costiera. Mrcc - Maritime Rescue Coordination Center - aveva chiesto di mandare dei moduli che attestassero il disagio a bordo; al suo rifiuto aveva sollecitato più volte. C'era un 'varco' aperto, ma la ong ha ignorato ogni sollecitazione in tal senso. Chi teneva davvero sotto sequestro allora i migranti?".

La sentenza di primo grado

Si arriva alla serata di venerdì 20 dicembre 2024, giorno della sentenza del Tribunale di Palermo. Il ministro Matteo Salvini è presente in aula nel capoluogo siciliano. "Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato l'immigrazione di massa. Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di avere difeso il mio Paese. Rifarei e rifarò tutto quello che ho fatto e sono felice delle dimostrazioni di affetto che tantissimi italiani mi stanno portando. Entro in aula orgoglioso del mio lavoro. Non mollerò assolutamente", ha detto prima di entrare nell'aula bunker del carcere Pagliarelli. Poco prima delle ore 20 arriva la notizia dell'assoluzione, "perché il fatto non sussiste" secondo i giudici.

L'assoluzione del vicepremier arriva quindi con formula piena: "Il fatto non sussiste". Le motivazioni ufficiali della sentenza affermano che doveva essere la Spagna e non l'Italia ad assegnare alla nave dell'ong un porto sicuro. Ma nel medesimo provvedimento, depositato il 18 giugno 2025, i giudici puntano più volte i riflettori sulla mancanza di leggi ad hoc per la protezione delle persone migranti in mare. La Procura di Palermo comunque non ci sta e deposita a sua volta il ricorso contro la sentenza che ha assolto Salvini: non presso la Corte d'Appello, bensì direttamente verso la Cassazione.

Si tratta del cosiddetto "ricorso per saltum" che consente di evitare il giudizio di secondo grado e di ottenere direttamente una pronuncia della Suprema Corte. Quella pronuncia di conferma ha messo la parola "fine" a tutto il lunghissimo percorso giudiziario.

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