Ora lo stupratore della stazione centrale chiede lo sconto di pena. "Avevo fumato crack"

Fadil M. chiede di essere processato con rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo della pena. La brutale violenza sessuale, che ha sconvolto l'Italia, è avvenuta lo scorso 27 aprile in un ascensore

Ora lo stupratore della stazione centrale chiede lo sconto di pena. "Avevo fumato crack"
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Fadil M., il 27enne marocchino senza fissa dimora che è stato fermato ad aprile scorso per avere picchiato e violentato una 36enne francese di origini marocchine prima nei giardinetti e poi in un ascensore alla stazione Centrale di Milano, ha chiesto di essere processato con rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Il deposito da parte del difensore dell'uomo della richiesta di abbreviato "secco", cioè non condizionato ad esempio a una perizia psichiatrica, è avvenuto oggi, come è in grado di anticipare IlGiornale.it. Nei giorni scorsi il gip di Milano ha disposto per l'uomo il giudizio immediato, accogliendo la richiesta presentata lo scorso 13 giugno dalla procuratrice aggiunta di Milano Letizia Mannella, capo del dipartimento Fasce deboli, e dalla pm Alessia Menegazzo. Fadil M., che si trova recluso nel carcere di San Vittore in un reparto protetto, ha nel frattempo modificato la sua versione.

Se prima aveva provato a "screditare" la vittima, raccontando di rapporti consenzienti e di una conoscenza pregressa per questioni di droga, adesso invece sostiene di avere violentato la donna sotto l'effetto di "crack e alcol". "Chiedo scusa per quello che ho fatto, voglio riparare il danno e risarcire la vittima", ha detto il marocchino al suo difensore. A inchiodare l'uomo sono state le immagini delle telecamere dello stesso ascensore dove è avvenuta la violenza, acquisite dagli agenti della Polfer. Immagini, scrive il gip Patrizia Nobile nel provvedimento con cui ha convalidato il fermo dell'uomo, confermando il carcere, che restituiscono "un contesto di totale sopraffazione di una donna indifesa, che l'indagato costringe, con impietosa ostinazione, a subire atti sessuali".

Quella prova documentale ha tolto ogni dubbio sul racconto della vittima, sentita nell'immediatezza dei soccorsi sull'incontro con l'uomo e una prima violenza nei giardinetti della stazione e quanto ha poi formalizzato nella querela.

Le immagini, scrive il gip, smentiscono "in maniera inconfutabile" la versione dell'indagato che deve rimanere in carcere perché ha "una personalità priva di freni inibitori, violenta e senza alcuna capacità di revisione critica e resipiscenza".

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