Rigopiano, sentenza choc: solo 5 condanne con pene lievi. I familiari: "Vergogna"

Sentenza choc per il disastro dell'Hotel Rigopiano: condannato in 5, tra cui il sindaco Ilario Lacchetta per un capo di imputazione

Rigopiano, sentenza choc: solo 5 condanne con pene lievi. I familiari: "Vergogna"

Le grandi speranze dei parenti delle vittime dell’Hotel Rigopiano sono svanite alla fine del processo. Che si è chiuso con 5 condanne e ben 25 assoluzioni, provocando la rabbia dei parenti delle vittime.

La condanne

È stato condannato il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, che oggi come ieri è primo cittadino. Per lui 2 anni e 8 mesi di reclusione, per il reato di omissione dell'ordinanza di inagibilità e sgombero, nella sentenza pronunciata da gup del tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea. Assolti invece l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e l’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco.

Tra i condannati figurano il dirigente e il responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, condannati ciascuno a 3 anni e 4 mesi con le attenuanti generiche, per il monitoraggio della percorribilità delle strade rientranti nel comparto della SP8, la pulizia notturna dalla neve e la mancata chiusura al traffico veicolare del tratto stradale della provinciale 8 dal bivio Mirri e Rigopiano. Condannati inoltre a 6 mesi di reclusione ciascuno per falso il gestore e l'amministratore della società "Gran Sasso resort & spa" Bruno Di Tommaso e Giuseppe Gatto.

Lo sdegno delle parti lese

La lettura della sentenza ha provocato lo sdegno dei parenti delle vittime presenti in aula. “Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo” è stata la frase pronunciata all’indirizzo del giudice. Le urla sono state accompagnate dalle lacrime di chi, pur sapendo di non poter riavere indietro i propri cari, ha in questi anni reclamato giustizia. Poliziotti e carabinieri hanno dovuto bloccare la tentata aggressione al giudice blindato in aula. Giampaolo Matrone, che nell'hotel perse la moglie Valentina Cicioni, è stato allontanato dopo aver minacciato il giudice: "Non finisce qui" gli avrebbe detto.

Fuori dal tribunale stamattina era stato allestito uno striscione con i volti delle vittime della slavina. E in aula, su delle sedie vuote, erano state poste delle t-shirt recanti il volto delle persone che non ci sono più a causa di questa tragedia. Tragedia che aveva riacceso i fari sul tema dei presunti abusi edilizi.

Il disastro dell’Hotel Rigopiano

Il 18 gennaio 2017 l’Hotel Rigopiano-Gran Sasso Resort a Farindola in provincia di Pescara fu travolto da una slavina. Nei giorni precedenti diverse aree dell’Abruzzo erano state isolate dalla neve intensa e gli ospiti dell’albergo erano in attesa di essere prelevati, quando l’ignoto li colpì.

La slavina spostò l’hotel di 10 metri, mentre all’interno c’erano 38 persone. Due erano invece fuori: il tuttofare Fabio Salzetta e uno dei clienti Giampiero Parete. Le vittime, alla fine delle operazioni di soccorso, che durarono alcuni giorni, furono 29, recuperate soprattutto dalla sala biliardo e in parte dalla zona camino. Tutti i decessi sono avvenuti per i traumi, il freddo e l’asfissia.

Dopo innumerevoli rinvii il processo è ripartito il 18 gennaio 2023, esattamente a 6 anni di distanza dal disastro. Sul banco degli imputati sono finiti 29 individui e una società, accusati di disastro colposo, omicidio e lesioni plurime colpose, falso, depistaggio, abusi edilizi. Per loro è stato disposto il rito abbreviato.

Tra gli accusati c’erano membri delle istituzioni, dalla Prefettura alla

Regione Abruzzo, fino alla Provincia di Pescara e al Comune di Farindola. Per 4 soggetti era stata richiesta l’assoluzione, mentre per altri 26 erano state richieste condanne per un totale di 151 anni e mezzo di reclusione.

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