Cronaca giudiziaria

“Se tolgono il 41bis interrompo la protesta”. Il ricatto di Cospito allo Stato

Il tribunale di Sorveglianza di Milano è stato chiamato a decidere sulla compatibilità delle condizioni di Cospito con il carcere ma l'anarchico ora vuole dettare le sue condizioni

“Se tolgono il 41bis interrompo la protesta”. Il ricatto di Cospito allo Stato

Alfredo Cospito sta ricattando lo Stato. Che lo sciopero della fame fosse un evidente strumento di leva per tentare di forzare il sistema italiano e, di conseguenza, indebolire la forza dello Stato, già si sapeva. Ora, però, è arrivata la conferma con le parole fin troppo esplicite dell'anarchico, che al tribunale di Sorveglianza di Milano ha posto le sue condizioni: "Termino la protesta se mi permettono di tornare a casa o se liberano altri detenuti, persone anziane e malate che vogliono tornare a riabbracciare la propria moglie dopo 30 anni trascorsi al 41 bis". Sarebbero state queste le sue parole, riferite dal legale che lo segue fin dall'inizio della sua battaglia.

L'anarchico si trova in regime di massima sicurezza da anni ma lo scorso 20 ottobre ha deciso di iniziare lo sciopero della fame, che in queste ultime settimane l'ha visto anche rifiutare la somministrazione degli integratori a momenti alterni. C'è stato anche un episodio cardiaco per Cospito, che si è comunque risolto senza conseguenze. Nel corso dell'udienza era stato proposto dal team difensivo di Cospito l'affidamento in prova, nella forma della detenzione domiciliare, presso l'abitazione di sua sorella per ragioni di salute, che sarebbe una via di uscita vincente dell'anarchico contro lo Stato, in quella che è diventata una battaglia politica per volontà dello stesso Cospito, accusato di strage.

Il tribunale di Sorveglianza di Milano non ha alcuna competenza sulla decisione di sospendere o meno il regime di 41 bis ma è stato chiamato a decidere sulla compatibilità del suo stato di salute con la detenzione in un istituto di pena. Tuttavia, nell'ipotesi (remota) in cui dovesse decidere in tal senso, verrebbe di fatto a cadere il presupposto per l'applicazione del regime di 41 bis quindi, di conseguenza, Cospito ne uscirebbe. Il collegio, composto dalla presidente del tribunale di Sorveglianza Giovanna Di Rosa, dal magistrato Ornella Anedda e due esperti, si è riservato e non deciderà prima di lunedì e comunque nei cinque giorni concessi dalla legge. Prima a loro, poi ai giudici di Sassari chiamati a pronunciarsi sulla stessa questione, l'anarchico ha voluto ribadire le ragioni del suo sciopero.

Sul no ai domiciliari si sono espressi (in una relazione) la procura generale di Torino e quella nazionale Antimafia, che hanno ribadito la pericolosità dell'uomo accusato anche dell'attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano (Cuneo), così come, oralmente, la procura generale di Milano.

Per Cospito è stata disposta la permanenza presso l'ospedale San Paolo, e non il carcere San Vittorie, finché le sue condizioni non torneranno a essere compatibili con il regime detentivo tradizionale.

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