Cronaca giudiziaria

"Se parli italiano ti ammazzo". E lo straniero massacra di botte la moglie

Un cinquantenne straniero residente a Rimini rischia otto anni di reclusione per maltrattamenti: secondo l'accusa, avrebbe più volte malmenato e minacciato di morte la moglie, impedendole di uscire ed aggredendola anche quando si esprimeva in italiano

"Se parli italiano ti ammazzo". E lo straniero massacra di botte la moglie

Pretendeva che indossasse esclusivamente abiti lunghi, che non uscisse di casa senza il suo permesso e che non parlasse con i vicini. E persino quando la sentiva esprimersi in italiano, non esitava ad insultarla e ad aggredirla fisicamente. Protagonista della vicenda che arriva da Rimini è un uomo di 50 anni originario della Tunisia, per il quale nelle scorse ore il pubblico ministero ha chiesto otto anni di reclusione.

L'accusa è di maltrattamenti nei confronti della moglie, una connazionale più giovane. Stando a quanto riportato dalla stampa locale, gli episodi che vengono contestati allo straniero di fede islamica abbracciano un lungo arco temporale che va dal 2014 al 2021. Secondo le ipotesi degli inquirenti, il nordafricano avrebbe imposto alla vittima un vero e proprio regime di "clausura": le aveva infatti tassativamente vietato di uscire, se non per andare a lavorare come addetta alle pulizie. Quando le consentiva di farlo, le vietava tassativamente di indossare gonne corte o vestiti particolarmente attillati.

Il coniuge non voleva nemmeno che scambiasse qualche parola con i dirimpettai, sulla base di quanto ipotizzato. E non avrebbe esitato a massacrare di botte la consorte, quando quest'ultima non si atteneva ai suoi ordini: schiaffi, pugni, minacce di morte. Persino quando la sentiva esprimersi in italiano: secondo quanto denunciato alle forze dell’ordine dalla vittima, il marito non avrebbe esitato nemmeno a puntarle un coltello davanti alla faccia o una chiave minacciando di cavarle gli occhi. In alcuni casi, il magrebino se la sarebbe presa anche con la figlia di otto anni della coppia, sfogando la propria ira anche su di lei quando quest'ultima interveniva in difesa della madre.

In più occasioni sarebbe stata stuprata dal marito che la costringeva a rapporti sessuali e che lei subiva pur di non scatenarne la collera. Un vortice di umiliazioni e vessazioni protrattosi, a quanto sembra, nel tempo. La donna, però, non avrebbe mai trovato la forza di denunciare quel che stava subendo alle autorità, mancandole un altro posto in cui vivere, senza contare che il coniuge minacciava di non farle vedere più i figli e di rimandarla in Tunisia.

Furono i carabinieri, ormai due anni fa, a far luce sulla storia, intervenendo per sedare l'ennesima lite. Solo a quel punto la vittima trovò il coraggio di parlare. Il marito, arrestato successivamente dai militari dell'Arma, è stato rinviato a giudizio.

E alla luce di quanto emerso dalle indagini, il pm ha chiesto ieri per l'imputato una condanna ad otto anni.

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