
I fatti, nel modo in cui sono avvenuti, dimostrano che Giovanni Zippo "non è assolutamente in grado di porre un freno alla sua indole vendicativa". E per questo il carcere è appare proporzionato "all'entità del fatto ed alla sanzione che si ritiene possa essere irrogata. Misure non detentive appaiono sproporzionate per difetto". Sono le considerazioni, riportate da La Stampa, della gip Orietta Vanini, che così ha valutato il caso del 40enne vigilante di Torino che ha progettato l'incendio della causa della donna di cui si era invaghito, per intimidirla, scatenando una esplosione in un appartamento in via Nizza a Torino, nei giorni scorsi, che ha causato, oltre che diversi danni, il ferimento di due adulti e due bambini e la morte di Jacopo Peretti, un 33enne morto mentre dormiva a causa del crollo del tetto.
Zippo, secondo la giudice preliminare, ha posto in essere una condotta che denota "una puntuale programmazione di mezzi e risorse, ed è il frutto di un'azione non estemporanea ma progettata da tempo, tale da rivelare il pericolo che simili comportamenti possano ripetersi anche in futuro. Si tenga conto che Giovanni Zippo aveva avuto accesso all'appartamento pochi giorni prima, in occasione della partenza della ragazza, ed aveva avuto la concreta possibilità di appropriarsi delle chiavi di casa, mettendo poi in atto il suo proposito criminoso a distanza di una settimana, progettando la sua "non rintracciabilità" sul luogo di lavoro”. Ancora: "L'intensità del dolo è da ritenersi massima.
Lo si desume, inoltre, dalla personalità dell'indagato che, benché incensurato, risulta essersi reso responsabile di un fatto di estrema gravità che, in quanto tale, costituisce un significativo indice di un'elevata pericolosità sociale"