Sorpresi mentre stanno per rapinare una banca, il tribunale li scarcera: "Non avevano un piano"

Due pluripregiudicati sono arrestati vicino a una banca di Terni con un punteruolo e delle maschere. Per i giudici però non ci sono Il tribunale di Perugia ne ha però disposto la scarcerazione, in assenza di "prova della predisposizione di un piano definito nel dettaglio"

Sorpresi mentre stanno per rapinare una banca, il tribunale li scarcera: "Non avevano un piano"
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Erano stati pedinati dalle forze dell'ordine a causa di una targa automobilistica "sospetta", per poi essere fermati poco prima che tentassero a quanto pare di introdursi in una banca di Terni. Il tribunale di Perugia ne ha tuttavia disposto la scarcerazione, perché secondo il giudice mancava la “prova della predisposizione, nel caso specifico, di un piano definito nel dettaglio e neppure della precisa individuazione dell'obiettivo dell'azione criminosa". Questa la vicenda che arriva dall'Umbria e che stando a quanto riportato nelle scorse ore da PerugiaToday ha come protagonisti due pregiudicati di 54 a 48 anni. Tutto è iniziato lo scorso gennaio, quando i due erano finiti in carcere per tentata rapina. Erano arrivati in auto a Terni, insospettendo tuttavia la polizia: i poliziotti avevano notato una vettura con targa sospetta che stava effettuando vari passaggi in una zona nella quale sono presenti diverse banche.

Gli agenti li hanno intercettati quando, dopo l'orario di chiusura delle banche, sono scesi dal mezzo per dirigersi a quanto sembra verso gli istituti. I due indossavano dei guanti trasparenti in lattice e non hanno opposto resistenza mentre in auto, poggiata sul tappetino, avevano lasciato una borsa contenente due maschere in lattice, raffiguranti due uomini anziani. Una situazione che ricordava il noto film americano sui rapinatori di banche “Point Break”. Sempre nell'autovettura, gli agenti hanno rinvenuto un punteruolo e un contenitore con due mazzi di fascette da elettricista. Se in un primo momento l'arresto era stato convalidato, il tribunale perugino ne ha poi deciso la scarcerazione in quanto non sussisterebbero abbastanza prove per individuare quale fosse il reale obiettivo dei due arrestati. Una sentenza che ha portato la procura della Repubblica a fare ricorso in Cassazione. Tanto più che i tre erano in precedenza stati accusati, prima dell'episodio in questione, di aver compiuto almeno tre rapine.

“Il compendio accusatorio evidenziava come i due indagati, al momento del loro arresto, avessero programmato di parcheggiare a distanza dall’obiettivo e di raggiungerlo poi a piedi. Come avessero già provveduto a indossare guanti in lattice (…) e fossero risultati in possesso dei medesimi strumenti - si legge nella sentenza della Suprema Corte - oltre ai guanti in lattice. Un punteruolo, strumento che era stato utilizzato per commettere le precedenti rapine. Delle maschere in lattice, le quali erano state utilizzate per travisarsi in tutte e tre le precedenti rapine, delle fascette da elettricista, analoghe a quelle che erano state utilizzate sempre nelle tre precedenti rapine, per immobilizzare i dipendenti degli istituti di credito rapinati.

Dei quali, appunto, si erano serviti per commettere le precedenti tre rapine”. Anche secondo la Cassazione, insomma, l'intento dei due fermati appariva a quanto pare evidente. Diversamente da quanto sostenuto dal tribunale.

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