
Il 17 gennaio 2017 dal sostituto procuratore generale di Milano, Laura Barbaini, è arrivato a Mario Venditti un appunto con l'intestazione della Procura generale presso la Corte d'appello di Milano in cui veniva sottolineato, esattamente due mesi prima che lo stesso decidesse di chiedere l'archiviazione per Andrea Sempio nell'inchiesta sul delitto di Garlasco, che l'amico Marco Poggi "non risulta aver svolto alcun ruolo né risulta avere mai avuto alcuna collocazione nella vita di Chiara Poggi" e che "non esiste alcun contatto diretto tra i due soggetti in base ai dati telefonici e in base ai dati informatici" nei "sei mesi precedenti all'omicidio, né in epoca anteriore". Questo il contenuto dell'appunto visionato da LaPresse, che si compone di 13 pagine, in cui coinvolgimento di Andrea Sempio nell'omicidio del 13 agosto 2007 viene definita un'ipotesi priva di "ogni razionalità e plausibilità".
Barbaini, nel suo appunto, parla del "più totale vuoto probatorio" e di indizi "del tutto irrilevanti" a carico di Sempio, ma punta il dito contro la difesa di Alberto Stasi, il quale "ha sempre operato in modo da condizionare gli interventi e i non interventi degli investigatori dell'epoca e dell'autorità giudiziaria". A titolo di esempio, aggiunge Barbaini, "ha fatto comparire nel 2014 una bicicletta nera Luxory olandesina, risultata diversa, secondo la Cassazione, da quella visionata la mattina del 14 agosto 2007" dal maresciallo Marchetto. Così come "non ha mai indicato il venditore della bicicletta Umberto Dei, necessario per verificare la originalità o meno dei pedali della bicicletta" e non ha dichiarato "di avere nella disponibilità una bicicletta nera da donna", il giorno dell'omicidio. Secondo quell'appunto, Stasi avrebbe sempre scelto "il modo e il momento per tentare ancora una volta di condizionare l'azione degli investigatori (in questo caso di Pavia)" con "informazioni peraltro già scrutinate dai precedenti giudici e dalla Corte di Assise di Appello", incluse le "conversazioni" di 2, 8 e 21 secondi verso casa Poggi del 7-8 agosto 2007 e lo "scontrino del parcheggio di Vigevano".
Viene reso noto che durante le perquisizioni effettuate a casa Sempio lo scorso maggio sono stati trovati due biglietti e non solamente la nota ormai conosciuta in mano alla procura di Brescia. In quel foglietto rivenuto in un "quaderno-rubrica" si legge che "l'accusa di Stasi verso i Sempio perché sono loro che hanno fatto seguire mio figlio Andrea accusandolo con il Dna quindi non è una difesa è un'accusa verso la mia famiglia".
Inoltre, è notizia di oggi che in un'annotazione dello scorso settembre della Guardia di Finanza di Pavia e Brescia e dei Carabinieri di Milano, che è stata depositata agli atti del Riesame, a cui la difesa di Mario Venditti (indagato per corruzione in atti giudiziari) ha fatto ricorso, sono inseriti i passaggi delle intercettazioni del 2017 che non erano stati inseriti nei brogliacci iniziali. "Adesso bisogna che troviamo la formula di pagare quei signori lì", diceva Giuseppe Sempio.
Alla richiesta di Daniela Ferrari, madre di Sempio, su quale fosse il riferimento, il padre rispondeva: "Eh portare i soldi all'avvocato visto che escono...". Nella discussione si era inserito anche Andrea Sempio: "Vado a prenderli io vediamo". Inoltre, nell'annotazione dei finanzieri, risulta anche che "non si rilevano anomalie" ai fini di "quanto ricercato" sui conti correnti di Venditti che sono stati analizzati.
Ma emerge anche che Venditti non era inizialmente tra le persone indicate dagli investigatori (tra cui c'erano Andrea Sempio e i suoi familiari e gli ex carabinieri Spoto e Sapone) come obiettivo delle possibili perquisizioni. Poi venne perquisito, su disposizione dei pm. I Sempio hanno detto, anche di recente sui media, che quelle somme in contanti sarebbero servite per pagare gli avvocati.