
Dopo lunghe settimane di indagini, gli investigatori hanno effettuato un fermo per lo stupro della 18enne alla stazione di San Zenone, nell'immediata periferia di Milano. La ragazza stava rientrando a casa dopo una serata trascorsa a casa della sorella, quando un uomo che lei ha descritto come nordafricano l'ha presa alle spalle e l'ha trascinata in un luogo appartato dove l'ha tenuta per circa un'ora prima che lei riuscisse a scappare per chiedere aiuto. La descrizione della giovane vittima è stata d'aiuto alle forze dell'ordine per rintracciare il presunto autore dell'aggressione, identificato in uno straniero richiedente asilo nel nostro Paese.
Non si conosco al momento le sue generalità, né le circostanze in cui l'uomo è stato fermato: si sa soltanto che ad incastrarlo sarebbe stato il dna, corrispondente a quello trovato nel luogo in cui si è consumata la violenza. Per riuscire a individuare una corrispondenza, partendo anche dalla descrizione fatta dalla vittima, i carabinieri hanno effettuato test genetici a tappeto agli stranieri alloggianti nel centro di accoglienza vicino alla stazione. Non è chiaro se il match sia arrivato con uno di quei test o se, invece, l'uomo sia stato individuato altrove. Quel che emerge da questo ennesimo caso di violenza sessuale è l'insicurezza delle città italiane.
E non si tratta solo di una percezione, come qualcuno tenta di sostenere. E nemmeno di xenofobia, come altri cercano di far credere. Il problema degli stranieri marginalizzati è reale: il Paese è saturo e non può gestire da solo questi soggetti che arrivano in Italia alla ricerca di una vita migliore che non trovano. L'accoglienza indiscriminata professata da una certa parte politica ha strappato il tessuto sociale del Paese.
La vita di quella ragazzina di appena 18 anni è stata rovinata per sempre: servirà un grande lavoro di ricostruzione per superare un trauma enorme come quello che ha vissuto, senza che nessuno possa mai ripagarla nemmeno dei danni materiali subiti. Perché quelli morali, purtroppo, sono irrecuperabili.