
Il procuratore aggiunto Letizia Mannella e il pm Alessia Menegazzo, del pool Fasce deboli, hanno chiesto il rinvio a giudizio per Pablo Heriberto Gonzalez Rivas, 48 anni, accusato dell'omicidio della compagna Nataly Jhoanna Quintanilla Valle, nata a El Salvador. L'uomo, connazionale della vittima, risponde di omicidio volontario aggravato e si trova tuttora in carcere. Si attende la fissazione dell'udienza preliminare da parte del gip.
Nataly Quintanilla, 40 anni, faceva la babysitter e viveva con il partner in piazza dei Daini, alla Bicocca. È scomparsa da casa la notte tra il 24 e il 25 gennaio scorsi e il suo corpo è stato ritrovato nell'Adda all'altezza di Zelo Buon Persico, nel Lodigiano, il 2 marzo. Accanto al cadavere c'era il borsone nero da palestra che Gonzalez Rivas avrebbe usato per trasportarlo fino al fiume. Il 48enne in un primo momento, nel denunciare la scomparsa della donna dopo una settimana, ha detto di essere convinto che fosse andata da un'amica. Poi, dopo il ritrovamento, ha ammesso di averla uccisa ma per errore. Di averle cioè spezzato il collo durante un gioco erotico. Ma i risultati dell'autopsia parlano di lesioni, segni di percosse e soffocamento. Di una morte violenta dopo un'aggressione. Secondo gli inquirenti, l'indagato non ha fatto nulla per collaborare e neppure per far ritrovare la vittima.
«Un volgare femminicidio - dichiara l'avvocato Nicodemo Gentile, legale dei familiari della 40enne uccisa -. Nataly, donna perbene e pura, era probabilmente diventata ingombrate, perché non rispondeva più alle aspettative del suo compagno e purtroppo, come avviene spesso, questo nuovo assetto ha causato la sua brutale eliminazione». Conclude l'avvocato in una dichiarazione di pochi giorni fa: «In questo momento di rinnovato dolore (con gli esiti definitivi dell'esame autoptico, ndr), la famiglia di Nataly, le sue amiche, oltre a ringraziare la Procura di Milano, chiedono solo che venga fatta piena luce sui fatti, che vengano accertate tutte le responsabilità».
I primi di aprile, a un mese dal ritrovamento del corpo della vittima e dall'autopsia, è stato lanciato un appello per il suo funerale. La Procura aveva dato il nulla osta alla sepoltura della donna che in Italia non aveva parenti, ma il trasferimento della salma a El Salvador ha incontrato molti ostacoli, anche economici. Se ne sono occupati la zia di Nataly dal Paese natale e il console.
Ora Faty, la mamma di Nataly, dal Salvador scrive di aver accolto le spoglie della figlia. Ecco il suo post sui social di una settimana fa: «Non ho parole per descrivere il dolore, l'angustia, la desolazione che ho provato il giorno in cui ho ricevuto i suoi resti in aeroporto. Lui me l'ha torturata, ma l'ha picchiata, me l'ha uccisa senza alcuna pietà.
La mia Nataly ha commesso il solo peccato di amare, aiutare e servire quella bestia. Confido in Dio che ci sarà giustizia per la mia povera figlia. Chiedo giustizia alle autorità italiane e che infliggano a quell'uomo la condanna all'ergastolo».