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Albanese e Hamas, lo scoop de il Giornale arriva anche in Israele

The Times of Israel su cui ha un blog Giovanni Giacalone ha rilanciato la notizia definendo il reportage come una rivelazione schiacciante

Albanese e Hamas, lo scoop de il Giornale arriva anche in Israele
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Lo scoop de il Giornale sul video choc in cui emerge senza ambiguità la partecipazione di Francesca Albanese a un convegno del 2022 assieme ai vertici di Hamas ha attraversato i confini nazionali. Quella che era una nostra esclusiva è diventata un caso globale: anche The Times of Israel su cui ha un blog Giovanni Giacalone ha rilanciato la notizia, concedendole ampio spazio con un post dal titolo: "I media italiani colpiscono Albanese: ha partecipato a un evento con funzionari di Hamas e jihad islamica palestinese".

Nel pezzo pubblicato da il Giornale si documenta che, nel novembre 2022, Albanese, allora relatrice speciale ONU per i diritti umani nei territori palestinesi occupati, ha preso parte, in videoconferenza, all’evento "16 anni di assedio a Gaza". In aula anche altri dirigenti del movimento terrorista. E lì ha pronunciato la frase "Avete il diritto di resistere a questa occupazione".

Non è un dettaglio da poco. È l’evidenza che una figura Onu, incaricata di verificare violazioni dei diritti umani, occupazione, guerre, genocidi, ha scelto deliberatamente di prestare la propria voce e la propria autorità in un contesto in cui il terrorismo è diventato terrorismo armato, attivo, riconosciuto come tale da decine di Stati. Il concetto di “diritto alla resistenza”, pronunciato subito dopo leader di Hamas, suona come un endorsement esplicito. Il Giornale, già nelle scorse ore, ha ribadito come sia quantomeno ingenuo, se non complice, partecipare a eventi del genere senza conoscere o voler ignorare chi c’è in sala.

Dal canto suo, The Times of Israel ha interpretato quanto emerso come un “colpo durissimo” all’immagine internazionale di Albanese e, per estensione, all’istituzione che rappresenta. L’articolo ricorda che la conferenza non vedeva solo la presenza di esponenti di Hamas, ma anche di membri del Palestinian Islamic Jihad (PIJ), altra formazione armata considerata terrorista.

Il blog israeliano descrive il reportage de il Giornale come una rivelazione schiacciante: in Rete è disponibile il video integrale dell’evento, che mostra non solo la sequenza dei relatori ma anche la tempistica: Albanese parla dopo i terroristi.

Viene inoltre ricordato che Francesca Albanese è già finita sotto sanzione dal Dipartimento di Stato americano il 9 luglio 2025, con l’accusa di “antisemitismo e sostegno al terrorismo”.

Al di là delle prove visive e documentali, il rilancio da parte di una testata internazionale come The Times of Israel conferma che non si tratta di un caso confinato all’Italia, di una polemica domestica o di un attacco mediatico isolato. È diventato un caso politico-diplomatico, che interroga la credibilità dei sistemi internazionali di tutela diritti umani e la figura stessa della relatrice Onu.

In una fase storica drammatica come quella attuale — con la guerra in Medio Oriente, migliaia di morti, accuse reciproche di crimini di guerra e genocidio — è poco credibile che chi rivendica di documentare le violazioni e di dare voce ai diritti umani accetti palcoscenici in cui terroristi dichiarati vengono presentati come interlocutori “politici”. Chi lo fa — e lo fa sapendo chi c’è davanti — perde ogni morale per continuare a rivendicare imparzialità.

Il rilancio internazionale del

nostro scoop potrebbe servire, allora, da monito: le istituzioni Onu e i soggetti che le compongono dovrebbero puntare di più sulla credibilità, oppure verranno ridotti a meri strumenti di propaganda per fazioni estreme.

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