Cronaca internazionale

"In sposa a 6 anni". Bufera in Turchia sul caso della sposa bambina

Opione pubblica sotto choc per il caso di una bambina data in sposa dal padre a un uomo di 29 anni: polemiche anche per il silenzio che ha avvolto le indagini fino alle scorse settimane

"In sposa a 6 anni". Bufera in Turchia sul caso della sposa bambina

La Turchia è sotto choc per il caso di una bambina costretta a sposarsi alla tenera età di sei anni. Un episodio ascrivibile ad epoche e annate ritenute oramai superate nel Paese anatolico, non certamente riconducibile all'attualità.

E invece nei giorni scorsi è venuta a galla una denuncia, fatta nel 2020, da parte di una donna che oggi ha 24 anni ma che nel 2004 è stata data in sposa dal padre a un uomo di 29 anni. Ciò che più sta destando scalpore nell'opinione pubblica turca, è il fatto che sia il padre che l'ex marito, da cui la donna è riuscita a divorziare, sono ancora in libertà.

Il matrimonio combinato del 2004

All'inizio del nuovo secolo l'immagine della Turchia era quella di un Paese avviato verso la modernità. Tanto da candidarsi all'ingresso nell'Unione Europea con la fama di unica democrazia consolidata del mondo islamico. Eppure nel 2004, in una non località non meglio precisata dell'Anatolia, un padre ha dato la propria figlia di sei anni in sposa a un uomo. Una pratica vietata già da decenni. Nella Turchia nata nel 1923, il padre della patria Ataturk ha imposto una costituzione laica e anche il matrimoni tra minorenni ha iniziato a essere visto in chiave negativa.

Dunque quel matrimonio concordato nel 2004 ha fatto piombare indietro di quasi un secolo il Paese. La ragazza, dopo quel matrimonio, è entrata in un autentico inferno fatto anche di abusi. Nel 2020 però, all'età di 22 anni, è riuscita a trovare la forza di denunciare. Ha divorziato e il suo gesto ha messo in moto un procedimento giudiziario che ha portato, lo scorso 30 ottobre, alla richiesta di 27 anni di carcere per l'ex marito.

L'appartenenza del padre a una confraternita vicina al governo

Eppure, nonostante due anni di indagini, fino al 30 ottobre quasi nessuno in Turchia era a conoscenza dell'episodio. È stato il giornalista Timur Soykan, del quotidiano Birgun, a parlare di quella richiesta di condanna e di quel matrimonio combinato. Da allora il Paese è sotto choc. Nessuno immaginava che nel XXI secolo in Turchia potessero esserci spose bambine di appena sei anni.

E questo non è stato l'unico argomento che ha suscitato clamore. Anche lo stesso silenzio attorno la notizia è oggi oggetto di indagine politica e di perplessità in seno all'opinione pubblica. Il padre della giovane infatti, come sottolineato su La Stampa, sarebbe tra i membri di Ismailaga Brotherhood. Una confraternita religiosa in cui viene applicata una visione molto rigida dell'Islam.

Gli appartenenti alla confraternita non permettono alle donne di studiare o di uscire da sole. Un'interpretazione rigida dei precetti religiosi che, sotto il profilo prettamente politico, si sposa con il partito che ha portato avanti negli ultimi 20 anni istanze conservatrici nel governo del Paese. Ossia l'Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan. Forse, è il sospetto che sta animando le critiche della società civile e dell'opposizione, la vicinanza tra Ismailaga e il governo ha garantito un certo silenzio sul caso.

Un problema molto più diffuso del previsto

La reazione delle massime autorità politiche è stata comunque improntata sulla ferma condanna del matrimonio combinato. “Il fatto che uno dei nostri figli sia stato vittima di un fatto così grave non può lasciarci indifferenti e richiede provvedimenti – ha scritto in una nota, come sottolineato dall'Agi, il presidente dell'Assemblea Nazionale Mustafa Sentop – È inammissibile che succedano casi di violenza e abusi come questo”.

Sentop è un membro dell'Akp e viene ritenuto molto vicino allo stesso Erdogan. Così come dell'Akp è il ministro della giustizia, Bekir Bozda, il quale ha promesso di controllare l'evoluzione del procedimento penale in corso affinché si arrivi subito all'accertamento dei fatti e alla eventuale condanna.

Intanto però sia l'ex marito che il padre della ragazza sono ancora liberi e per loro non è stata presa nessuna misura cautelare. Una circostanza che ha ulteriormente scaldato gli animi, tanto da portare alle proteste dell'opposizione guidata dal partito laico repubblicano Chp. Sono state chieste, tra le altre cose, anche le dimissioni del ministro della famiglia Derya Yanik.

La ragazza che ha denunciato il fatto oggi vivrebbe in un dormitorio e starebbe cercando da lì di completare gli studi. L'episodio che l'ha coinvolta sta permettendo di fare luce su una realtà in Turchia molto più diffusa di quanto si possa credere.

Il caso raccontato è forse il più estremo e (si spera) anche l'unico per una bambina di sei anni. Ma nel Paese sono ancora molte le donne costrette a sposarsi contro la propria volontà. Secondo l'organizzazione Turkish Philanthropy Funds, come rivelato in un'interrogazione dell'europarlamentare leghista Silvia Sardone del novembre del 2019, almeno il 40% delle donne vengono date in sposa prima dei 18 anni. A questo occorre aggiungere che il tasso di dispersione scolastica femminile si aggirerebbe intorno al 56%.

La questione quindi è molto delicata e tutt'altro che vicina a essere risolta. Anzi, nel 2018 la Diyanet, il direttorio per gli affari religiosi, ha pubblicato alcune direttive secondo cui un matrimonio contratto alla fine dell'età infantile, e quindi dai 9 o 12 anni in su, è possibile considerarlo regolare.

La reazione della maggior parte dei turchi al caso della bambina fatta sposare a sei anni potrebbe una volta e per tutte rilanciare il tema. Ma il peso delle confraternite, serbatoi di voti per il conservatore Akp, è un ostacolo non indifferente.

Un contesto che, in vista delle elezioni presidenziali del 2023, potrebbe aprire a scenari difficili da gestire per Erdogan.

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