Brasile in allerta, Lula manda i soldati al confine col Venezuela: cosa può succedere ora

L'esercito brasiliano ha annunciato di voler rafforzare la propria presenza al confine con la Guyana e il Venezuela, a causa della tensione tra i due vicini, impegnati in una disputa territoriale

Brasile in allerta, Lula manda i soldati al confine col Venezuela: cosa può succedere ora
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Cresce la tensione in America Latina dopo il referendum del Venezuela sull'Essequibo, regione ricca di petrolio sotto l'amministrazione della Guyana. Nelle ultime ore si sono perse le tracce di un elicottero dell'esercito guyanese con sette persone a bordo vicino al confine venezuelano. I ministri degli Esteri dei due Paesi - Yvan Gil per il Venezuela e Hugh Todd per la Guyana - hanno intanto avuto una conversazione telefonica per esaminare la crisi che li vede a confronto per la sovranità sul territorio controllato da Georgetown, ma rivendicato da Caracas. Preoccupato il Brasile, che teme l’escalation tra i due vicini, e che per questo ha annunciato di voler rafforzare le sue frontiere schierando soldati nelle zone più calde.

Il Brazile rafforza il confine con il Venezuela

L'esercito brasiliano ha fatto sapere di voler rafforzare la propria presenza al confine con la Guyana e il Venezuela, a causa della tensione tra i due vicini, impegnati in una disputa territoriale che potrebbe sfociare in un conflitto. Le forze armate di Brasilia hanno assicurato, attraverso il loro sistema di intelligence e di allarme, "una costante sorveglianza (...) per garantire l'inviolabilità dei nostri confini", si legge in un comunicato. Nello specifico, Brasilia punterà su "truppe e attrezzature aggiuntive" nelle città di Pacaraima e Boa Vista, nello Stato brasiliano settentrionale di Roraima.

L'esercito brasiliano ha aggiunto che una brigata di fanteria di stanza nella regione, composta da circa 2.000 soldati, ha "intensificato la sua presenza" ai fini della "sorveglianza e protezione del territorio nazionale". Queste decisioni comporteranno "un aumento del numero di soldati nella zona, oltre a veicoli blindati" che saranno inviati dal sud e dal centro del Paese. Questi mezzi blindati dovrebbero impiegare circa venti giorni per raggiungere la città di Boa Vista. "Al momento, sul lato brasiliano, l'attività al confine è normale", ha sottolineato.

Intervistato da Cnn Brasil, il ministro della Difesa brasiliano, Jose Mucio, ha detto che l'invio del contingente militare, composto anche da 20 blindati, era previsto da tempo per combattere l'estrazione illegale di minerali e che i veicoli serviranno ad aiutare anche la questione della sicurezza nella regione.

Colloqui e tensione

Per quanto riguarda l’elicottero guyanese sparito nel nulla, il capo di stato maggiore dell'esercito della Guyana, Omar Khan, ha riferito in una conferenza stampa che i contatti con il mezzo militare si sono persi poco dopo il decollo, avvenuto in condizioni di maltempo. L'ufficiale ha aggiunto di non avere "nessuna informazione che suggerisca un coinvolgimento" del Venezuela nell'accaduto. L’episodio non aiuta tuttavia a sciogliere le tensioni tra le parti.

È per questo che il presidente guyanese Irfaan Aki, ha chiesto, in una intervista a Globo News, un intervento del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva per evitare la degenerazione del contenzioso. Lo stesso Lula, in seguito, si è riunito con il ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira, per discutere la crisi in corso.

In un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri venezuelano, in cui si precisa che il contatto telefonico tra rispettivi ministri è stato richiesto dal responsabile della diplomazia della Guyana, il citato Todd, si sottolinea che il ministro venezuelano Yvan Gil ha espresso al suo interlocutore "la necessità di fermare le azioni volte ad aggravare" la controversia territoriale, e che entrambe le Nazioni hanno concordato di "mantenere aperti i canali di comunicazione".

Todd ha espresso "profonda preoccupazione per le recenti azioni intraprese da Caracas nelle ultime 24 ore, che costituiscono violazioni dirette dell'ordinanza della Corte internazionale di giustizia (Icj) emessa il 1 dicembre" scorso.

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