In California è guerra con gli ambientalisti per il destino delle sequoie

C'è un importante progetto per il rimboschimento delle sequoie in California devastate dagli incendi degli ultimi anni: gli ambientalisti, però, si oppongono. ”È un'eresia"

In California è guerra con gli ambientalisti per il destino delle sequoie
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Gli incendi boschivi che hanno devastato la California negli ultimi due anni hanno lasciato il segno anche tra i colossi della natura: circa 14mila sequoie sono state bruciate dalle fiamme. Soltanto in quella stretta fascia di terra americana ne vive un quinto di quante se ne possono trovare in tutto il mondo e il tema è fortemente d'attualità. Gli ambientalisti, però, si oppongono fortemente all'opera di riforestazione che ha in mente il Servizio dei Parchi Nazionali (Nps) americano.

Il progetto di rimboschimento

In pratica, per accelerare il processo che possa portare alla crescita di nuove sequoie, si vuole cercare di piantare nell'area devastata dagli incendi più alberi possibili che derivano da coltivazioni in serre e laboratori così da avere foreste verdi e rigogliose "tra 60, 100 o 400 anni", ha dichiarato alla France Presse l'ecologa Christy Brigham da Redwood Mountain Grove, il più grande bosco di sequoie giganti sulla Terra dove alcune di essere sono alte quasi 100 metri, hanno tronchi superiori ai nove metri di diametro con alcune età addirittura di 3.200 anni.

Anche se il fuoco aiuta i terreni per rigenerare le piante, i devastanti incendi degli anni scorsi non sono paragonabili a nulla che possa controllare l'uomo per far sì che avvenga un processo naturale che è ormai deragliato cambiando il ciclo naturale. Infatti, dopo queste devastazioni "abbiamo visto pochissimi coni e quasi nessuna piantina, il che è inaudito", ha aggiunto Brigham. Da qui, il progetto dell'Nps di ripopolare manualmente le sequoie perché in alcune aree non ci sono abbastanza semi da consentire una loro nascita spontanea ma si rende necessario piantare mini sequoie che provengono dai vivai. Il progetto dovrebbe durare molti anni per una cifra complessiva vicina ai 4,5 miliardi di dollari. "Questi boschi non si riprenderanno senza restauro", ha dichiarato a Repubblica un ecologo del mega parco.

Il no degli ambientalisti

Invece di essere contenti per l'esosa iniziativa, alcune associazioni ambientaliste americane non ci stanno. Chad Hanson, direttore dell’associazione "John Muir Project", ha dichiarato che questo programma di rimboschimento "è un’eresia perché la natura ha già fatto il suo lavoro. Nelle zone bruciate "ci sono così tante giovani piante di sequoia che è difficile camminare", afferma. Secondo lui, sarebbe l'Nps ad aver sbagliato a fare il censimento stimando un numero di semi, nel terreno, inferiore a quello effettivo. "Probabilmente uccideranno molte più piante di quelle che pensano di seminare”, sottolinea Hanson, secondo il quale le piantine che provengono dai vivai potrebbero portare con loro agenti patogeni mai incontrati dagli alberi che nascono "liberamente".

Il dibattito, insomma, è forte e aperto: se Hanson ha paura della mano dell'uomo quando decide di intervenire, la Brigham spiega che gli incendi degli ultimi decenni hanno lasciato una traccia troppo forte di combustibili fossili che non dovrebbe esserci e che può essere "sovrascritta" soltanto da

nuove e imponenti sequoie aiutando la natura a riprendere il suo corso. "Non è stata la natura a fare le sue cose senza l'uomo, e il risultato ora è che se non interveniamo, perderemo parti di questa foresta".

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