
Quello che è accaduto a Parigi - il furto dei gioielli di Napoleone al Louvre - per noi italiani, che da sempre ci sentiamo cugini, se non fratelli, del popolo francese, è fonte di immenso dolore. Ma, fatichiamo a nasconderlo, anche motivo di sottilissimo compiacimento.
Lo confessiamo: vedere quella nazione di galletti, tutta cresta e risolini, umiliata di fronte al mondo come poche altre volte nella Storia non ha prezzo. Dalla Grandeur alla Petitesse.
Per un Paese come l'Italia, che fa i salti mortali per cercare di stare in piedi fra stipendi fermi da anni, aumento del costo della vita, sanità allo stremo, scuola in difficoltà e altri guai sparsi qua e là, constatare che la République sta persino peggio di noi è impagabile. E assistere allo sgretolamento di quell'insopportabile senso di superiorità degli nostri vicini d'Oltralpe, è un piacere malsano ma umano.
Ormai di fronte all'instabilità politica della Francia anche i nostri governi balneari di democristiana memoria sono un esempio di affidabilità, figurati quello della Meloni. Che al confronto è De Gaulle. Senza contare il resto. La crisi economica, con la Francia che è il nuovo malato d'Europa, tanto che i problemi del debito sembrano troppo gravi perché la Banca Centrale possa risolverli; gli scioperi e le proteste di piazza; la guerra sulla riforma delle pensioni; Macron che ormai è il politico più screditato del G20; Sarkozy che finisce in carcere; un popolo che s'interroga sullo strapotere dei giudici e un populismo che monta di stagione in stagione; le tensioni sull'immigrazione e un'integrazione tanto cercata quanto fallita; le banlieue che fanno territorio a sé; oltre a Marine Le Pen che soffia sul fuoco... E - a giudicare dall'ultimo nostro weekend a Parigi - anche le escargots non sono più quelle di una volta.
E comunque, oltre che addolorati (e un po' compiaciuti nel nostro cinismo), siamo anche molto preoccupati. Scusate, ma questa storia del Louvre dove si entra e si esce con gioielli nella borsa come in un cartone animato di Lupin III non ci rende per nulla tranquilli. Va bene la Gioconda che ve l'abbiamo regalata, ma tutto il resto, se va avanti così, veniamo a riprendercelo. No. Ci spiace, ma non ci fidiamo più. E poi, scusate il maschilismo, ma da quando la Direzione della sorveglianza del museo, qualche mese fa, è stata affidata a una donna, la situazione sta diventando grottesca.
Adesso attiviamo i canali diplomatici di rito e settimana prossima mandiamo qualcuno della Farnesina a recuperare almeno i nostri quadri della Grande Galerie: Cimabue, Botticelli, Caravaggio, Beato Angelico, i Leonardo da Vinci, i Veronese, Perugino, Raffaello, i Tiziano, i Mantegna...E se continuate a essere così approssimativi, state attenti che prima dell'estate prossima ci riannettiamo anche la Corsica. Adieu.