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Cosa c'è dietro lo schianto del volo Lam Mozambique Airlines 470

Il disastro aereo del volo Lam Mozambique Airlines 470 del 29 novembre 2013 causò 33 morti - 27 passeggeri e 6 membri dell'equipaggio - nessun sopravvissuto

Screen ricostruzione Smithsonian Channel Aviation Nation via YouTube
Screen ricostruzione Smithsonian Channel Aviation Nation via YouTube
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Un aereo moderno e facile da pilotare, il classico jet regionale. Una coppia di piloti ben assortita: il comandante con grande esperienza e un co-pilota giovane ma già rodato. Una compagnia consolidata, che opera in Africa con sei o sette aeromobili. Una rotta battuta quotidianamente, senza particolari difficoltà. Nonostante tutti questi elementi, il 29 novembre del 2013, il volo Lam Mozambique Airlines 470 - partito da Maputo, Mozambico, con destinazione Luanda, Angola - si schiantò nel parco nazionale di Bwabwata, Namibia, a metà del volo. Nessun sopravvissuto: morti tutti i 27 passeggeri e i 6 membri dell'equipaggio. Dopo lunghe indagini, la svolta con le scatole nere: una conclusione inquietante.

Lo schianto del volo Lam Mozambique Airlines 470

Aeroporto internazionale di Maputo, Mozambico, 29 novembre 2013. Il jet passeggeri Embraer E190 è pronto a portare a Luanda, in Angola, 27 persone. Molti turisti ma anche commercianti pseudo-pendolari. L'equipaggio è composto da due piloti, tre assistenti di cabina e un tecnico. Il comandante è il quarantanovenne Herminio dos Santos Fernandes, più di 9000 ore di volo, mentre il primo ufficiale è il ventiquattrenne Grácio Chimuquile, con alle spalle già 1400 ore di volo.

Il volo Lam Mozambique Airlines 470 dura quattro ore e prima di arrivare a destinazione sorvola il Botswana. Quarantacinque minuti dopo il decollo, l'aereo entra nello spazio aereo sopra il Botswana e i due piloti chiamano la torre di controllo locale. Comandante e primo ufficiale confermano che ci sarà un nuovo contatto una volta raggiunto un punto di navigazione che segna il punto di confine tra Botswana e Angola.

Dopo un'ora, è previsto il contatto. Ma la torre non riceve alcuna chiamata e nemmeno una risposta. Allarmato dal silenzio, il controllore contatta i colleghi angolani per capire se hanno sentito l'equipaggio del volo LAM Mozambique Airlines 470: risposta negativa. Nessuno sa dove sia finito il jet. Nessun segnale dal trasmettitore di emergenza, le autorità dei tre Paesi coinvolti - Botswana, Angola e Namibia - vengono allertate. Gli esperti namibiani del Directorate of Aircraft Accident Investigations (Daai) trovano una traccia grazie ai segnali radar: i dati mostrano l'aereo in volo alla normale quota di crociera di 38 mila piedi, per poi scendere rapidamente di più di 30 mila piedi. Il segnale radar scompare quando l'aereo scende sotto i 6600 piedi, con il mezzo diretto a tutta velocità verso il terreno.

La speranza delle autorità è che i piloti siano riusciti ad atterrare su una pista, ma nella zona presa in considerazione non vi sono luoghi idonei. E sorge un dubbio: nei sei minuti trascorsi dalla discesa alla scomparsa dell'aereo, comandante e primo ufficiale avrebbero potuto dichiarare l'emergenza, ma non l'hanno fatto. Le autorità namibiane inviano un elicottero di ricerca e soccorso per individuare il volo Lam Mozambique Airlines 470, ma non serve: i ranger del parco nazionale di Bwabwata sono i primi a scoprire i resti dell'aereo in un'area molto remota. I timori vengono confermati: non ci sono sopravvissuti.

Le indagini

Tocca agli investigatori namibiani fare chiarezza sulla fine del volo Lam Mozambique Airlines 470. Un'indagine delicata, complici le pressioni internazionali. Il team di inquirenti inizia a scandagliare la zona del punto di impatto ed emerge un primo dettaglio importante: l'aereo era intatto quando ha colpito il terreno. Ma non è tutto: gli agenti individuano due avvallamenti quasi identici all'inizio della scia di detriti, segno che l'aereo era livellato.

La scia di detriti è lunga e stretta - a testimonianza dell'alta velocità del jet - e una prima domanda sorge spontanea: i piloti hanno provato un atterraggio? La risposta è immediata ed è negativa: le gomme del carrello di atterraggio sono integre e non vi sono danni o forature. Resta molta strada da fare per arrivare alla verità e un contributo potrebbe arrivare dalle scatole nere, rintracciate il giorno dopo lo schianto e inviate immediatamente in laboratorio.

Il National Transportation Safety Board (Ntsb) statunitense si unisce alle indagini: viene inviato l'esperto Dennis Jones, nella speranza di poter ricostruire con esattezza la dinamica del disastro aereo. Una delle prime piste escluse è quella di un possibile incendio a bordo: i danni da fuoco evidenziati sono esclusivamente associati all'impatto con il terreno ad alta velocità.

Gli inquirenti non escludono alcuna pista, ma molte ipotesi vengono scartate con il passare delle ore, a partire dalla possibile avaria al motore. A una settimana dallo schianto, gli investigatori lasciano il parco nazionale di Bwabwata e si chiudono negli uffici del Daai per tentare di fornire una risposta ai numerosi interrogativi. Dopo un giorno di controlli e verifiche, viene escluso un possibile problema meccanico: i registri di manutenzione sono perfetti e l'Embraer E190 era stato ispezionato meticolosamente il 28 novembre.

La svolta

Gli esperti scartano dunque fattori meccanici e ambientali per il disastro del volo LAM Mozambique Airlines 470 e provano a valutare gli stati di servizio dei due piloti. Anche in questo caso, nulla da eccepire: lo schianto rimane un mistero. Ma la svolta arriva dopo pochi giorni grazie alle scatole nere: sarà il registratore di cabina a rivelare la dinamica dei fatti.

Gli investigatori ascoltano il nastro e qualcosa non torna: il primo ufficiale Grácio Chimuquile esce dalla cabina per andare in bagno e lascia i controlli al capitano Herminio dos Santos Fernandes. Da quel momento in poi, solo silenzio: nessun rumore per sei minuti. Il co-pilota torna, bussa alla porta ma non riceve risposte. I colpi sulla porta diventano sempre più insistenti, sempre più palpabili, ma la situazione non cambia.

La registrazione diventa sempre più inquietante, perché Herminio dos Santos Fernandes non dà cenni di alcun tipo. Si sente solo qualche rumorino, ma nulla più. Fino allo schianto, preceduto dall'allarme di prossimità al suolo. Riascoltando il registratore di cabina, Jones e colleghi sentono il classico rumore di una manopola che viene girata, ma è difficile stabilire con esattezza di cosa si tratti. Si fa largo un'ipotesi choc: lo schianto del volo Lam Mozambique Airlines 470 potrebbe essere stato il risultato di un'azione deliberata del capitano.

Monitorando i dati del volo, mentre il primo ufficiale è in bagno, Fernandes modifica l'altitudine tre volte, passando da 38 mila a 592 piedi. Ma non è tutto: blocca la porta, escludendo il tastierino esterno. In altri termini dà l'indicazione al pilota automatico di fare schiantare l'aereo. L'ultima mossa prima dello schianto è l'azionamento dell'aerofreno, che serve ad aumentare la velocità verticale dell'aereo.

Gli investigatori vanno a fondo e scoprono una realtà agghiacciante. La scheda medica non aveva segnalato criticità di alcun tipo, ma scandagliando la vita privata del capitano emergono altre verità: separato dalla moglie da dieci anni, stava affrontando un periodo difficile per i problemi di salute della figlia - sarebbe stata operata al cuore di lì a poco - e soprattutto per la morte del figlio maggiore in un sospetto suicidio.

Le conseguenze

Lo schianto del volo Lam Mozambique Airlines 470 non viene ampiamente coperto dai media e l'industria aeronautica non impone contromisure. Due anni più tardi, il 24 marzo del 2015, avviene lo schianto del volo Germanwings 9525 sulle alpi francesi: un'azione deliberata del primo ufficiale durante la fase di crociera costa la vita a 150 persone (144 passeggeri e 6 membri dell'equipaggio).

Solo dopo il disastro avvenuto a Prads-Haute-Bléone vengono disposte norme più severe: in particolare molte compagnie ripristinano la regola secondo cui nella cabina di pilotaggio deve obbligatoriamente esserci la presenza continua di almeno due membri dell'equipaggio.

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