Elfriede Blauensteiner, la serial killer "atipica"

Almeno dieci vittime, l’ossessione per il gioco d’azzardo e nessun pentimento: la storia della vedova nera austriaca che odiava gli uomini

Elfriede Blauensteiner, la serial killer "atipica"

Si può diventare serial killer anche dopo aver superato i 50 anni. I casi sono pochi, pochissimi, ma sono notevoli. Nell'elenco spicca sicuramente il nome di Elfriede Blauensteiner: l'assassina seriale austriaca è stata tra le vedove nere più spietate in Europa e ha fatto molto parlare di sé, non solo per gli orribili delitti. Dall'ossessione per il gioco d'azzardo alle piazzate in tribunale, passando per le citazioni religiose e i continui cambi di versione: la viennese regalato parecchio materiale per la realizzazione di libri, film e addirittura opere teatrali. Mettendo da parte il personaggio, il bilancio è nitido: condanna per tre omicidi, ma il numero sale (almeno) a 10 vittime tra confessioni e indagini postume.

L'odio per gli uomini

Elfriede Blauensteiner nasce a Vienna il 22 gennaio del 1931 in una famiglia molto povera. I disagi sono tanti, sia per lei che per i cinque fratelli. In realtà della sua infanzia e della sua adolescenza si sa poco, perché le principali informazioni riguardano la seconda parte della sua vita. Come anticipato, la vedova nera austriaca inizia a compiere i primi atti criminali superati i 50 anni, ma in realtà la prima svolta della sua esistenza arriva prima, con la nascita della figlia e la successiva separazione dal primo marito. Sarà lei stessa a confermarlo: "In quel momento ho iniziato a odiare gli uomini".

L'ossessione per il gioco

La rottura con il primo marito segna la sua vita e da quel momento inizia a nutrire un sentimento di disprezzo nei confronti dell'altro sesso, come testimoniato dal bilancio delle sue vittime: tutti uomini, a eccezione di una donna, ammazzata per motivi economici. Meritano di morire, il ragionamento di Elfriede Blauensteiner. Ma non solo: l'altro movente è la necessità di denaro. L'austriaca è ossessionata dal gioco d'azzardo, una fissazione cresciuta in maniera esponenziale con il passare degli anni.

La prima vittima

Elfriede Blauensteiner firma il primo delitto nel 1981. Convolata a nozze con Friedrick Doecker, la donna possiede una casa di vacanze sul lago di Salisburgo ed è lì che commette l'omicidio. In questo caso però non c'è movente economico: la donna ammazza il custode della sua residenza. Il motivo? Gli abusi perpetrati nei confronti della moglie e dei figli. Una rivalsa contro gli uomini, a testimonianza dell'odio provato nei confronti dell'altro sesso a partire dal divorzio con il primo marito. Il primo crimine di una lunga serie.

Elfriede Blauensteiner, la vedova nera austriaca

Sempre più dipendente dal gioco, Elfriede Blauensteiner va spesso a giocare al casinò di Baden-Baden e sfrutta diversi pseudonimi. Una vera e propria patologia che la porta a derubare le vittime di somme sempre più ingenti. Dopo il portiere del suo stabile, inizia a uccidere per soldi: prima falsifica il testamento e poi uccide attraverso arsenico e farmaci antidiabetici una coppia di anziani suoi vicini di casa.

Nel 1992 il secondo marito muore dopo dieci giorni di coma - la serial killer non viene condannata, ma molti non credono al decesso per cause naturali - ed Elfriede Blauensteiner inizia a mettere delle inserzioni sui giornali, proponendosi come governante di uomini anziani e soli. "Vedova sessantaquattrenne, amante casa e giardinaggio, cerca anziano benestante, fine amicizia", il testo di un annuncio riportato da Ruben De Luca nel suo libro "Serial killer".

Poco dopo è il turno di un amico: l'uomo, un sessantacinquenne, viene ucciso in ospedale. Le aveva appena regalato una casa. Poco dopo, sempre nel 1995, è la volta di un altro anziano, il settantasettenne Alois Pichler, questa volta conosciuto attraverso un giornale di annunci personali. Il modus operandi è sempre lo stesso sopra citato: Elfriede Blauensteiner utilizza il farmaco Euguclon combinato con un antidepressivo. Una tecnica particolare ma infallibile.

L'arresto

L'omicidio di Pichler costa caro a Elfriede Blauensteiner. Assetata di denaro, prima di ucciderlo con un mix letale decide di falsificare il suo testamento per intascare l'eredità. Un dettaglio che indispettisce i parenti dell'uomo, in particolare il nipote, che decide di fare chiarezza. Scattata la denuncia, la polizia indaga sulla vicenda e scopre tutto, compreso il testo modificato all'insaputa della vittima. La vedova nera di Vienna viene arrestata l'11 gennaio del 1996.

Il processo e la morte

Il processo contro la serial killer parte un anno più tardi, nel febbraio del 1997. In quel preciso momento Elfriede Blauensteiner inizia a manifestare comportamenti a dir poco strani: prima confessa con freddezza il delitto contestato, poi ne rivela altri, poi smentisce tutto e ritratta. Ma non solo. Alle udienze in tribunale sfoggia mise e atteggiamenti sopra le righe. Esemplare un suo intervento con un crocifisso d'oro al collo: “Lavo nell'innocenza le mie mani”, citando Ponzio Pilato nel Nuovo Testamento.

Il 7 marzo del 1997 Elfriede Blauensteiner viene condannata all'ergastolo. Nel 2001 viene condannata nuovamente per altri due omicidi. Tre in tutto i delitti "ufficiali", ma tra confessioni e ricostruzioni degli esperti il bilancio è almeno di dieci vittime.

Nonostante l'atteggiamento spavaldo in tribunale, la donna ammette di sperare di tornare in libertà e, perché no, di trovare un nuovo amore. Non realizzerà nulla di tutto ciò: muore il 18 novembre del 2003 in un ospedale di Vienna a causa di un tumore.

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