Cronaca internazionale

"Gli islamici smettano di derubare e aggredire i francesi". E la moschea di Parigi denuncia Houellebecq

Dura critica dello scrittore all'Islam politico espressa in una conversazione con il filosofo Michel Onfray. Denunciato dalla Grande Moschea di Parigi, ecco cosa ha detto

"I musulmani smettano di derubare e aggredire". E la moschea di Parigi denuncia Houellebecq

Vietato criticare l'islam in Francia. La Grande Moschea di Parigi ha annunciato ha annunciato dai suoi canali social che sporgerà denuncia contro lo scrittore Michel Houellebecq per le "gravi osservazioni" contro i musulmani in Francia che l'intellettuale Saint-Pierre avrebbe pronunciato in un'intervista concessa alla rivista Front populaire. Houellebecq ora viene accusato dall'istituzione musulmana di "incitamento all'odio" e di essersi reso protagonista di osservazioni di "una sconcertante brutalità". In un dialogo inedito di quarantacinque pagine condiviso con Michel Onfray all'inizio di dicembre, il filosofo e lo scrittore, sostenitori della tesi del declino dell'Occidente, dal punto di vista sociale, valoriale e morale, discutono a fondo dei pericoli che attendono la civiltà occidentale. Tra questi, la religione musulmana è ampiamente citata dall'autore di Sottomissione e Le Particelle elementari.

Cosa ha detto Houellbecq

Ma cos'ha detto di così grave lo scrittore e intellettuale francese? Con la consueta franchezza e schiettezza di chi non ama i giri di parole, ha immaginato un futuro sempre più segnato dalle tensione sociali. "La gente si sta armando. Prendono pistole, prendono lezioni nei poligoni di tiro. E queste non sono teste calde" ha spiegato Michel Houellebecq. "Quando gli interi territori saranno sotto il controllo islamico, penso che ci saranno atti di resistenza. Ci saranno attentati e sparatorie nelle moschee, nei caffé frequentati da musulmani, insomma Bataclan alla rovescia”.

Poco dopo, il Premio Goncourt 2010 ha anche affermato che "il desiderio della popolazione nativa francese non è che i musulmani vengano assimilati, ma che smettano di derubarli e di aggredirli. Oppure, altra soluzione, che vadano via". Dura la reazione della comunità islamica. "Queste frasi lapidarie di Michel Houellebecq sono inaccettabili, ha osservato Chems-eddine Mohamed Hafiz, rettore della Grande Moschea di Parigi dal 2020. "Non intendono far luce su alcun dibattito pubblico ma fomentare discorsi e atti discriminatori”, ha affermato stiato, annunciando di aver sporto denuncia presso la Procura della Repubblica di Parigi. In un atto che il romanziere definirebbe di "sottomissione" all'islam, su Twitter il sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha manifestato il suo sostegno ad Hafiz.

La critica dello scrittore

Con il suo incofondibile stile schietto e senza fronzoli, nel recente passato il celebre scrittore francese Michel Houellebecq alimentò il dibattito fuori e dentro i confini nazionali del suo Paese sul tema della tolleranza religiosa e dalla minaccia dell'Islam politico che mette in discussione i pilastri della democrazia liberale occidentale. Nell'altrettanto famoso romanzo fantapolitico del 2015, Sottomissione, pubblicato nel giorno dell'attentato alla sede di Charlie Hebdo, Houellebecq immaginava Marine Le Pen, leader del Front National, misurarsi contro Ben Abbas, capogruppo del partito islamico moderato di Francia, che salirà al governo grazie all'alleanza repubblicana con i socialisti e la destra liberale Ump. Francois, 44 anni, sessualmente frustrato e infelice, quasi non si accorge del cambiamento epocale in atto nella società francese.

Accusato di essere un romanzo "islamofobo", lo scrittore chiarì, in seguito, che non si trattava dell'islam ma dell'atteggiamento dell'occidente: "Il punto centrale non è l’Islam, il mio è un attacco feroce all’Occidente...non credo che l’essere umano possa vivere in un mondo che cambia di continuo. L’assenza di equilibrio, di un progetto di equilibrio, è di per sé invivibile. L’idea del cambiamento perenne rende la vita impossibile" sottolineò in un'intervista.

Ora lo scontro politico-ideologico-religioso passa dai libri e dai giornali alle aule di tribunale.

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