Un incidente stradale è una delle peggiori paure dei genitori che mandano i loro figli in gita scolastica. Che siano solo dei bambini o si affaccino all’età adulta - come nel caso delle studentesse Erasmus morte in Spagna nel 2016 - l’ansia ha delle ragioni tangibili legate ai fatti di cronaca che nel tempo hanno raccontato di tragici incidenti d’autobus. Come quello occorso al pullman che si schiantò in un tunnel a Sierre, nei pressi del confine tra Italia e Svizzera nel 2012.
L’incidente choc
Il 13 marzo 2012, alle 21.15, un pullman con a bordo una scolaresca di ritorno da una settimana bianca nella Val d'Anniviers ebbe un terribile incidente. Come riportò Repubblica, la vettura trasportava 52 persone: di queste ne morirono 28, tra cui i due autisti e 22 bambini tutti all’incirca di 12 anni. Il bilancio dei feriti, tra cui alcuni gravi, fu di 24 persone, che però alla fine si ripresero tutte, sebbene alcune sul lungo periodo.
L’incidente avvenne in un tunnel sull’autostrada A9 nei pressi di Sierre nel Canton Vallese. I ragazzini con i loro accompagnatori avevano soggiornato a Lommel e Heverlee e stavano rientrando. Erano partiti da pochissimo, quando il bus ha impattato contro il guardrail, infrangendolo, e terminando la sua corsa contro una parete del tunnel.
I soccorsi sono stati allertati da una donna che si stava recando al lavoro, una madre che si è immedesimata nella tragedia, notando che c’erano moltissimi bambini a bordo. Dopo l’allarme sono intervenute 12 ambulanze e 8 elicotteri per i feriti, per un totale di 200 soccorritori. Chiamati a intervenire anche diversi psicologi, sia per i feriti sotto choc, sia per le famiglia delle vittime.
“C'era tanto sangue ovunque - ha raccontato la donna che ha dato l’allarme, Marielle, una guardia notturna a Le Nouveliste, nell’intervista poi riportata dalla Rai - e i bambini ancora vivi si agitavano per essere salvati. I sedili anteriori del pullman erano a pezzi, gli uni sugli altri. Era orribile. Vedo ancora tutti quei volti che mi guardavano, non so se erano vivi o morti. Ho pensato che era appena successo perché ho visto fogli volare ed il pullman ha iniziato a fumare. Non c'era ancora nessuno, né polizia, né vigili del fuoco. Mi sono resa conto che non potevo fare niente da sola e ho chiamato i soccorsi. Erano immagini atroci, degne di un film dell'orrore. Immagino il dolore dei genitori. Se fosse successo ai miei figli, non so cosa avrei fatto. Spero di aver fatto la cosa giusta”.
Le reazioni e il cordoglio
“Non abbiamo mai visto una cosa simile nel Vallese. È una situazione davvero orribile”, esclamò nell'immediatezza dell'incidente alla radio svizzera il portavoce della polizia del Canton Vallese. La maggior parte delle persone a bordo erano di nazionalità belga, ma c’erano anche alcuni olandesi. Il Belgio proclamò per l’occasione il lutto nazionale. “Un giorno tragico per il Belgio”, sentenziò il primo ministro belga Elio Di Rupo, cui fece eco il premier olandese Mark Rutte.
Di Rupo ricevette le condoglianze dall’allora presidente della Commissione Ue José Barroso, che scrisse: “Questo tragico evento assume una dimensione ancora più drammatica poiché la maggior parte delle vittime sono bambini”. Paola del Belgio con il marito, il re Alberto II andarono a trovare i genitori e i parenti delle vittime.
Nessuna responsabilità individuabile
Inizialmente si pensò a un malore, forse causato da una patologia coronarica da cui era afflitto il conducente, o forse da un colpo di sonno. In seguito emersero diverse ipotesi. Una avrebbe puntato a una presunta disattenzione: poco prima dell’impatto, l’autista avrebbe inserito un dvd nel lettore del pullman, secondo quanto riportò Il Secolo XIX.
Tuttavia, dopo queste speculazione, si pronunciò il procuratore generale di Sion, Olivier Elsig, con delle parole riportate dal Corriere della Sera: “Non abbiamo nessun testimone diretto che ha visto l'autista inserire il dvd. […] I bambini hanno detto cose sentite dire, ma nessuno ha visto con i propri occhi”. Fu accertato subito che la velocità del veicolo non era sopra i limiti e che il conducente non aveva assunto alcol.
Si è indagato anche sul fatto che l’autista assumesse un antidepressivo contenente paroxetina: il farmaco presenta tra gli effetti collaterali le pulsioni suicide, ma solo all’inizio del trattamento. L’uomo assumeva il farmaco invece da due anni, di recente aveva perfino dimezzato la dose e si avviava a eliminarlo dalle sue terapie, sotto supervisione medica. Quindi anche questa ipotesi si risolse in un nulla di fatto, tanto che a giugno 2014 venne chiesto di chiudere l’inchiesta penale contro ignoti per omicidio colposo e lesioni personali colpose, come riporta Swiss Info.
Alla fine si è proceduto comunque all’archiviazione da parte del Tribunale Federale nell’agosto 2015: non era infatti possibile individuare altra responsabilità penale che non ricadesse sull’autista, morto dell’incidente, e che quindi non poteva essere
perseguito. Nelle motivazioni figurava infatti che “lo scopo dell'azione pubblica è strettamente limitato all'identificazione degli autori di infrazioni in vista della loro comparizione davanti alla giustizia penale”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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