Cronaca giudiziaria

"Nessuna giustizia". Per le studentesse Erasmus morte sul bus non ci sarà il processo

È morto Santiago Rodriguez Jimenez, autista del bus con a bordo le studentesse che persero la vita in Spagna nel 2016

"Nessuna giustizia". Per le studentesse Erasmus morte sul bus non ci sarà il processo
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Non ci sarà più il processo per le studentesse Erasmus vittime di un incidente stradale il 20 marzo 2016. È infatti morto per un infarto il conducente dell’autobus che le trasportava, il 70enne Santiago Rodriguez Jimenez, unico imputato in un processo che appariva sempre più una chimera e ora non si terrà nemmeno più. Perché la morte del solo e unico rinviato a giudizio renderebbe vana qualunque decisione giudiziaria: in questo modo si chiude il processo penale.

L’incidente

Il 20 marzo 2016 il pullman condotto da Jimenez si dirigeva da Valencia, dove un gruppo di studentesse Erasmus avevano preso parte alla Fiesta de las Fallas. Ma mentre il veicolo si trovava a Freginals, nel territorio di Tarragona, l’autista ne avrebbe perso il controllo, finendo fuori strada. È stato ipotizzato che la causa fosse un colpo di sonno: il cronotachigrafo dell’autobus aveva infatti registrato 77 decelerazioni, ossia 77 presunti colpi di sonno - che pure sarebbero emersi in alcune testimonianze - legati presumibilmente al fatto che Jimenez avrebbe saltato i turni di riposo.

Persero la vita 13 studentesse, tra cui 7 italiane: Francesca Bonello, Elisa Valent, Valentina Gallo, Elisa Maestrini, Lucrezia Borghi, Serena Saracino ed Elisa Scarascia Mugnozza. Con loro altre coetanee - tutte avevano tra i 19 e i 25 anni - due provenienti dalla Germania, una dalla Romania, una dalla Francia, una dall’Austria e una dall’Uzbekistan.

I lunghi rallentamenti della giustizia

Per tre volte la giustizia spagnola ha cercato di archiviare l’indagine sulle responsabilità, ma le famiglie delle giovani si erano opposte. L’inizio del processo era previsto, dopo numerosi rinvii in gran parte legati alla pandemia di Covid-19, per ottobre 2023, ma di recente sarebbe intervenuto anche uno sciopero a dilatare ulteriormente i tempi.

Jimenez aveva raggiunto un accordo, dopo il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio imprudente: secondo la giustizia spagnola si può infatti ottenere uno sconto di pena previa ammissione di responsabilità e l'imputato stava per avvalersi di questa possibilità, tuttavia non c’erano ancora certezze ufficiali su questo, niente era stato messo nero su bianco in tal senso.

La lettera dei genitori

Finisce quindi la nostra storia giudiziaria. Non sarà emesso nessun verdetto perché la responsabilità penale è personale”, si sfogano così, in una lettera affidata all’avvocata Maria Cleme Bartesaghi, i genitori delle vittime dell’incidente. Genitori che hanno sempre lottato per una ricerca di responsabilità che corrispondesse a un cambiamento in termini di sicurezza.

Questa vicenda ci ha portato via troppo, ma la dignità ci è rimasta - hanno proseguito nella missiva - ci siamo rifiutati di subire per anni un processo che non ne voleva sapere di partire. Abbiamo perso fiducia in un Paese dove l'esercizio della giustizia dipende dalla capienza e dal numero delle aule o dalle rivendicazioni sindacali pur legittime di un segretario. Uno stato in cui il risarcimento delle vittime di sinistri stradali vale meno di quello di altri sinistri, per non pesare sulle compagnie assicurative. Quindi, meglio uscirne prima possibile, per non subire più. Nemmeno questo è stato possibile. Ci resta solo la notizia che l'autista avrebbe patteggiato: è la nostra unica non sentenza”.

Nel 2022 i famigliari delle studentesse avevano deciso di accettare l’accordo di patteggiamento di Jimenez, che avrebbe avuto uno sconto di pena ma anche al tempo stesso sarebbe stato inchiodato alle sue responsabilità. Con la consapevolezza che però il problema sarebbe più ampio.

Vogliamo ricordare – aggiungono i genitori – per chiudere il capitolo più doloroso delle nostre esistenze, quanto abbiamo sempre sostenuto: i veri colpevoli non sarebbero stati comunque in quella aula che non c’era. Nessun segretario in sciopero gli avrebbe notificato un mandato di comparizione. La società di trasporti che aveva consentito ad una persona non più giovane e con problemi di salute di fare un viaggio troppo lungo senza un sostituto; l’associazione studentesca (ospitata e sponsorizzata da un ateneo che poi si è dissociato) rea di aver organizzato una gita nella quale degli autisti dovevano viaggiare e stare svegli per più di 24 ore consecutive; il rappresentante dell’associazione stessa che la mattina aveva ripreso l’autista vedendolo incline a colpi di sonno, ma che dopo la mezzanotte aveva fatto salire su quel pullman 50 persone, senza chiedere una sostituzione alla guida. Le autostrade spagnole, i cui guard rail erano e sono tanto tanto vecchi.

Fossero stati anche tutti puniti, le nostre figlie non ci sarebbero comunque più”.

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