Ideò la "capsula del suicidio", Florian Willet si è tolto la vita. "Non ha retto alle polemiche"

Fu arrestato in Svizzera (dove la morte assistita è legale) dopo che una persona usò la macchina

Ideò la "capsula del suicidio", Florian Willet si è tolto la vita. "Non ha retto alle polemiche"
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Il suicidio è qualcosa di drammatico, intimo, personale. Un percorso mentale personale impossibile da giudicare dall'esterno. Un qualcosa che agita e smuove le coscienze. Una scelta estrema, che nella maggior parte dei casi non fa e non dovrebbe fare notizia. Ma se a scegliere di farla finita è colui che aveva creato un'associazione che favoriva e promuoveva il suicidio assistito, beh, la notizia diventa tale e il caso non può che ingigantirsi, mischiando una scelta profondamente intima con un dibattito etico che non può non avere risvolti pubblici. Soprattutto perché Florian Willet, che si è tolto la vita a 47 anni, non solo era un promotore della libera scelta per il fine vita ma aveva messo in commercio e fatto utilizzare in Svizzera la cosiddetta capsula per i suicidi.

Willet, svizzero di origine tedesca, era presidente e fondatore della controversa organizzazione «The Last Resort», e stando a quanto comunicato dai suoi legali ha scelto di suicidarsi lo scorso 5 maggio ma la notizia è stata diffusa soltanto ieri. La sua capsula «Sarco», diminutivo di sarcofago, era stata ribattezzata anche «Tesla dell'eutanasia», per la sua vaga somiglianza con l'avveniristica auto di Elon Musk. Al momento però, non è dato sapere come Willet abbia scelto di farla finita, lui che poco tempo fa aveva detto che avrebbe gradito morire in «un incidente che mi uccida prima ancora che io mi renda conto di cosa stia succedendo».

L'ipotesi è che le ragioni del suo gesto siano da ricercare proprio nella sua attività. Il primo e unico suicidio nella capsula Sarco, ha avuto luogo lo scorso settembre in un bosco nel canton Sciaffusa, vicino al confine con la Germania. La persona che ha deciso di porre fine volontariamente alla propria vita era una donna americana di 64 anni affetta da una malattia autoimmune. Un breve video per spiegare le sue ragioni, poi l'ingresso nella capsula dove ha premuto il pulsante che ha liberato l'azoto che l'ha uccisa. Un fatto che ha causato indignazione mondiale ma ha avuto conseguenze anche in Svizzera, dove pure il suicidio assistito è consentito, a condizione che la persona si tolga la vita senza «assistenza esterna» e che coloro che aiutano la persona a morire non lo facciano per «alcun fine egoistico». Le autorità svizzere avevano diffidato i produttori di Sarco dal suo uso considerandolo illegale, ma l'organizzazione ha comunque voluto procedere. Willet venne quindi arrestato e passò in carcere 10 settimane con l'accusa di istigazione e favoreggiamento del suicidio. Il fondatore di Sarco ha negato le accuse, affermando si esserci limitato ad assistere la donna senza aiutarla, ma le accuse lo avrebbe distrutto fino a portarlo al suicidio.

Il caso sollevò scandalo, indignazione e un dibattito pubblico insolito per la liberale Svizzera a causa della capsula inventata dal medico australiano Philip Nitschke con cui ben 371 persone, che si erano iscritte al programma, avrebbero voluto togliersi la vita.

Quel che rimane, adesso, è un progetto di dubbio gusto e due vite finite a causa sua. Di chi l'ha utilizzata e chi l'ha promossa. Due suicidi, che sono, rimangono e dovrebbe rimanere un gesto estremo drammaticamente intimo e personale. E invece.

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