Guerra in Ucraina

"Interrogati e minacciati dagli 007". L'accusa delle mogli dei soldati russi

Le donne hanno denunciato su Telegam le molestie subite dai loro mariti a opera di agenti dell'Fsb, che li avrebbero minacciati di mandarli in missioni suicide se le loro mogli avessero continuato a protestare

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Quando le mogli dei soldati russi alzano la voce, a pagarne il prezzo sono gli uomini al fronte. Molte tra coloro che a novembre hanno protestato per il ritorno a casa dei riservisti mobilitati nel 2022, ormai in Ucraina da più di un anno, hanno riferito che i loro cari nelle zone di guerra sono stati molestati da agenti dell’Fsb, il servizio della sicurezza interna della Federazione.

La denuncia è stata diffusa sul canale Telegram Put Domoy (“La strada verso casa”), aperto per sostenere le manifestazioni. “Ora faremo capire a tutto il Paese la bassezza dello Stato”, si legge in un lungo post. “I mobilitati vengono convocati per degli interrogatori, i loro telefoni gli vengono sequestrati e le informazioni sulle mogli vengono studiate attentamente. Poi vengono minacciati, gli si chiede loro di registrare un video in cui devono dire che tutto va bene. Oppure saranno inviati in operazioni d’assalto senza biglietto di ritorno”. Le donne del gruppo hanno minacciato apertamente le autorità russe, sottolineando che “se qualcosa accade ai nostri cari, lo sapranno tutti. Porteremo l’attenzione del mondo sulle vostre atrocità e tutte le bugie marce saranno rivelate. Cercate di placare la nostra rabbia facendoci credere che potremmo perderli da un momento all’altro. Giocate con le nostre vite e con le loro”.

Le autorità di Mosca hanno bollato come “falso” il canale Telegram, ma la storia di queste donne ha fatto il giro del mondo già alcuni mesi fa. Il movimento Put Domoy è nato nel settembre del 2023 e, in poche settimane, ha radunato più di 14mila persone. Non si oppongono alla guerra in Ucraina, anzi una di loro, che ha preferito mantenere l’anonimato, ha parlato al New York Times dei 300mila mobilitati del 2022 come “il miglior esercito del mondo, che ha versato sangue eroicamente per la patria”. Ciò che chiedono è che questi uomini possano tornare a casa dopo più di un anno in Ucraina. Il gruppo ha organizzato diverse piccole manifestazioni in varie città russe, tra cui Mosca, e le forze dell’ordine hanno cercato di gestire la situazione con “delicatezza”. Nessuna di loro è stata arrestata, ma alcune hanno denunciato molestie da parte delle autorità, intimidazioni o visite di agenti nelle proprie abitazioni.

Il tema della rotazione dei soldati al fronte è uno dei talloni d’Achille del Cremlino. Per far sì che venga implementata sarebbe necessario mobilitare altri uomini, un ordine che Vladimir Putin vorrebbe evitare di emettere prima delle elezioni del marzo 2024.

Nel corso degli ultimi mesi, il ministro Sergei Shoigu aveva concesso delle aperture a questa possibilità, ma il presidente della Commissione parlamentare per la Difesa Andrei Kartapolov ha categoricamente affermato che “i mobilitati torneranno a casa solo al termine dell’operazione militare speciale”.

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