Cronaca internazionale

Da Lukashenko a Kim: quando la scomparsa del leader diventa un mistero

Il giallo sulle condizioni di Lukashenko è il più recente di tutti. In passato altri leader sono tuttavia scomparsi in maniera misteriosa per poi ricomparire come se niente fosse accaduto

Da Lukashenko a Kim: quando la scomparsa del leader diventa un mistero
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Da Kim Jong Un a Vladimir Putin, passando per Aleksander Lukashenko, siamo abituati a vedere i loro volti sempre in primo piano, protagonisti di foto, video e notizie rilanciate dai media dei Paesi che governano. Tuttavia, non appena l'autocrate di turno scompare dalla luce dei riflettori, per i motivi più disparati - talvolta neppure collegati a vicende geopolitiche - ecco che gli analisti si chiedono cosa stia accadendo. Il capo di Stato "scomparso" è gravemente malato? È morto? Rischia di essere rovesciato da una rivolta? Domande e ipotesi si susseguono finché il leader di turno non riappare in pubblico.

Il mistero dei leader

Misteri, gialli, ipotetici problemi di salute, o peggio, congiure di palazzo da affrontare. La maggior parte delle volte si tratta soltanto voci, di indiscrezioni non confermate lanciate in pasto all'opinione pubblica internazionale nel tentativo di offuscare l'immagine dei presidenti alla guida di nazioni non democratiche, o almeno, non tali nell'accezione occidentale del termine. Poche volte queste insinuazioni racchiudono un fondo di verità, peraltro impossibile da approfondire in maniera obiettiva data la natura degli attori coinvolti. Ovvero: autocrati e leader che non hanno alcuna intenzione di giustificare le loro mosse, tanto meno ai giornalisti stranieri affamati di improbabili scoop.

Eppure le loro condizioni, sia politiche che di salute, rappresentano un tema chiave che non può essere ignorato dai governi stranieri. Al di là delle dicerie, sapere se il presidente della Federazione Russa o della Corea del Nord è gravemente malato, o se al contrario rischia di essere estromesso dalla propria posizione in seguito ad eventuali sommosse interne, è un'informazione strategica fondamentale. Un'informazione troppo spesso ridotta a mera esclusiva da tabloid, ma che in realtà consente alle varie agenzie di intelligence di avere in pugno la situazione a fronte di eventi avversi. Certo, poi c'è chi – esperti, think tank e analisti - lancia insinuazioni non verificate né verificabili contro gli autocrati per screditarli agli occhi dell'opinione pubblica internazionale. In ogni caso, ci sono diversi "misteri" che vale la pena menzionare.

Il giallo Lukashenko

In ordine cronologico, il giallo sulle condizioni di Aleksander Lukashenko è il più recente di tutti. Il 9 maggio, il presidente della Bielorussia era stato invitato da Putin a Mosca in occasione del Giorno della Vittoria.

Il fedele alleato del Cremlino aveva deposto corone di fiori alla Tomba del milite ignoto e presenziato la parata militare in programma. Secondo alcune indiscrezioni, non avrebbe però partecipato, insieme agli altri ospiti, al pranzo offerto dal presidente russo, e sarebbe addirittura rientrato in anticipo a Minsk per non meglio specificati motivi di salute. Fonti non ufficiali spiegavano che Lukashenko già durante la parata non fosse in gran forma, e che sarebbe arrivato alla Tomba del milite ignoto a bordo di una macchinetta.

Nelle settimane successive, le voci sulla salute del leader bielorusso sono diventate ancora più rumorose, anche perché nel frattempo il 68enne era sparito dai radar. Il 15 maggio era ricomparso in pubblico dopo un'assenza di quasi una settimana, e dopo aver disertato la cerimonia del giorno della bandiera per la prima volta da quando ha assunto la più alta carica dello Stato dell'ex repubblica sovietica, 29 anni fa. La sua apparizione, con una vistosa fascia al braccio, non aveva smorzato i dubbi di chi credeva fosse gravemente malato o, addirittura, che fosse stato avvelenato dal Cremlino. Voci dissipate dal diretto interessato, che il 23 maggio dichiarava di aver avuto un adenovirus.

Qualche giorno dopo, l'oppositore di Lukashenko, Valery Tsepkalo, ex candidato alla presidenza della Bielorussia, ha alimentato dubbi sulla salute del presidente e su un suo possibile avvelenamento. Per Tsepkalo, Lukashenko si troverebbe in condizioni critiche, ricoverato in ospedale. Il fatto che la fonte sia un dissidente, e soprattutto che nel suo messaggio abbia rivolto un appello ai governi occidentali, dovrebbe spingere gli analisti a prestare la massima attenzione in merito alla veridicità delle sue affermazioni.

"Come sta Putin?"

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina la salute del presidente russo, Vladimir Putin, è oggetto di qualunque tipo di speculazioni. I giornali hanno cercato in tutti i modi di dare una spiegazione semplice (una fantomatica malattia che avrebbe colpito il capo del Cremlino) ad un evento complesso (il conflitto ucraino).

Si è parlato di demenza, cancro, morbo di Parkinson, disturbi mentali, attacchi d'ira causati da cure di vario tipo. C'è perfino chi ha ipotizzato che Putin si trovasse in condizioni critiche, in stato terminale o addirittura non più in grado di essere lucido. Non è mancato chi, insospettito per alcuni video messaggi o video conferenze diffusi durante il primo anno di guerra in Ucraina, ha supposto che il leader russo fosse chiuso in un bunker e sostituito da un sosia. Teorie che, in certi casi, hanno assunto la forma di autentiche teorie del complotto.

Le (s)comparse di Kim

Altra scomparsa, altro caso mediatico. Nel maggio 2020, Kim Jong Un tornava a farsi vedere in pubblico dopo tre settimane di silenzio. Nel recente passato, il leader della Corea del Nord era sparito dalla scena per altri periodi di vuoto apparente (ad esempio la pausa di sei settimane nel 2014). Tuttavia, l’assenza del presidentissimo dalle celebrazioni annuali del 15 aprile, una delle più importanti feste del Paese nonché giorno di nascita del nonno Kim I l Sung, morto nel 1994, non aveva precedenti.

Dall’11 aprile al primo maggio, nessuno ha più saputo niente di Kim, improvvisamente sparito dalla scena pubblica. I media di Stato, che solitamente erano sempre pieni di sue notizie e foto, hanno smesso di nominarlo. Sono così iniziate le speculazioni in merito alle sue condizioni di salute: è morto, è gravemente malato, è in stato vegetativo. E ancora: è fuggito per paura di contrarre il Covid-19, sta benissimo, è vivo. La situazione si è sbloccata soltanto il primo maggio quando, in concomitanza con la Festa del lavoro, Kim ha presenziato all’inaugurazione della fabbrica di fertilizzanti di Sunchon.

Durante l’evento Kim era affiancato da diversi aiutanti, uno dei quali sembrerebbe stringere tra le mani un sottile bastone bianco. Altro particolare: in una foto alle spalle di Kim si nota un caddy, cioè un piccolo veicolo usato per trasportare le persone. Non sappiamo se la presenza del mezzo fosse da ricollegare a una questione di comodità, per aiutare Kim a velocizzare gli spostamenti da una parte all’altra del sito, oppure a motivi di salute. In ogni caso anche nell’ottobre 2014, in occasione della sua prima apparizione dopo un intervento, il leader era stato fotografato assieme a un caddy. Un anno più tardi, nell'agosto 2021, Kim è apparso in tv con una strana macchia sulla nuca, in alcuni filmati coperta da una benda, e più slanciato rispetto al passato. Ad oggi, Kim continua a guidare la Corea del Nord, pur tra alcune scomparse e riapparizioni misteriose.

Le assenze di Xi

Nel 2012, quando era vice presidente della Cina, in procinto di completare la scalata che lo avrebbe portato a diventare presidente del Paese, Xi Jinping scomparve dalla scena senza un apparente motivo. Xi, nominato successore dell'allora leader Hu Jintao, finì così al centro di mille speculazioni. Le ipotesi per spiegare la sua misteriosa assenza spaziarono da problemi fisici di poco conto – come raffreddore o mal di schiena – a supposizioni catastrofiste, come arresti, gravi malattie e uccisioni.

In questi giorni di vuoto, Xi mancò tra l'altro ad un appuntamento ufficiale con l'allora segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, in visita in Cina, mentre le ricerche sul suo nome furono bloccate in tutti i social network del Paese. Dopo due settimane ricomparse ad un evento pubblico. In tempi più recenti, è scoppiato un altro "caso", quando Xi Jinping era scomparso dalla scena pubblica dopo il ritorno a Pechino dal vertice della Shanghai Cooperation Organization di Samarcanda, in Uzbekistan, a metà settembre dove aveva incontrato anche Putin. Il leader cinese sarebbe ricomparso alla fine di settembre. Anche in questo caso, le speculazioni su colpi di Stato e malattie mortali, non si sono rivelate corrette.

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