Cronaca internazionale

Cosa c'è dietro la visita storica del ministro israeliano in Arabia Saudita

Haim Katz si è recato a Riad per una convegno dell'Onu sul turismo. Prosegue il dialogo tra i due Paesi, ma i sauditi mandano una delegazione a Ramallah

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Per la prima volta, un ministro israeliano ha messo piede in Arabia Saudita. Haim Katz, responsabile del dicastero del turismo, è atterrato a Riad per partecipare ad un convegno dell’organizzazione mondiale di settore dell’Onu. “Il turismo è un ponte tra le nazioni”, ha detto il politico dello Stato ebraico. “La cooperazione in questo campo ha la potenzialità di unire i cuori e il progresso economico. Lavorerò per promuovere la cooperazione, il turismo e le relazioni estere del mio Paese”.

Il viaggio di Katz si inserisce nel clima politico generale di distensione tra nazioni musulmane e Israele. L’Arabia Saudita, infatti, sta seguendo la strada di un percorso di normalizzazione con Tel Aviv, grazie alla mediazione di Washington che punta all’instaurazione di formali relazioni bilaterali tra i suoi due alleati in Medio Oriente, come già successo con Marocco, Emirati Arabi Uniti e Bahrein.

La spinta conciliante degli Stati Uniti è recepita con favore dall’Arabia Saudita. Il principe ereditario Mohammad Bin Salman ha dichiarato a Fox News che il suo Paese si sta avvicinando ad un accordo con Israele, ma ha comunque sostenuto che la causa palestinese rimane “molto importante” per Riad. Mentre Haim Katz atterrava nel Regno, infatti, una delegazione saudita si è recata a Ramallah, la capitale de facto della Palestina. “La questione per noi è un pilastro fondamentale”, ha commentato Nayef al-Sudairi, il nuovo ambasciatore dell’Arabia Saudita presso lo Stato fondato da Yasser Arafat nel 1988. “Ed è certo che l'iniziativa araba, presentata dal regno nel 2002, è una pietra miliare di qualsiasi accordo imminente”.

Il riferimento è all’accordo proposto da Riad ad Israele: normalizzazione delle relazioni in cambio del ritiro della nazione ebraica da West Bank, Gerusalemme est, Gaza e le alture del Golan, e del raggiungimento di una giusta risoluzione per la questione palestinese. La delegazione di Sudairi è la prima a recarsi nei territori controllati da Ramallah dalla firma degli accordi di Oslo del 1993, che avrebbero dovuto essere il primo passo verso la creazione di uno Stato palestinese vero e proprio. Anni di stallo nelle negoziazioni e di violenza, però, hanno reso impossibile il lavoro della diplomazia.

La creazione di canali di comunicazione formali tra Arabia Saudita e Israele non è ben vista a Ramallah. In molti, infatti, la reputano un tradimento della loro causa.

All’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente Mahmud Abbas ha espresso chiaramente la posizione dell’Autorità Nazionale: “Chi pensa che la pace possa prevalere in Medio Oriente senza che il popolo palestinese goda dei suoi pieni e legittimi diritti nazionali si sbaglia di grosso”.

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