Ufficio Nato a Kiev con funzioni anti-Trump: il piano per blindare Zelensky

Alla Nato sono tutti preoccupati dall'ipotesi che un ritorno di Trump alla Casa Bianca si traduca in un taglio degli aiuti in sostegno dell'Ucraina. Il piano per "blindare" il sostegno a Kiev è già sulla scrivania.

Ufficio Nato a Kiev con funzioni anti-Trump: il piano per blindare Zelensky

L'Alleanza Atlantica teme l'avvento di una prossima amministrazione Trump, e che questa potrebbe sfilare gli Stati Uniti dal programma di aiuti essenziali per sostenere la guerra combattuta da Kiev. Per questo ha annunciato un piano per blindare il sostegno a Zelensky mentre in Europa e in America aumentano i contribuenti contrari ad allocare risorse in favore dell'Ucraina a tempo indeterminato.

Secondo quanto anticipato in esclusiva dal Wall Street Journal​, la Nato vuole blindare gli aiuti destinati all’Ucraina con un piano “a prova di Trump”. E intende farlo attraverso un alto funzionario civile che sarà di stanza direttamente a Kiev e "nuove misure" progettate appositamente per garantire il sostegno a lungo termine per l’Ucraina. Le nuove misure dovrebbero essere annunciate durante il vertice che si terrà a Washington la prossima settimana.

Il candidato repubblicano Donald Trump, attualmente in vantaggio nella corsa elettorale con il democratico Joe Biden, potrebbe ridurre "drasticamente" sostegno americano all’Ucraina e per tale ragione le misure pensate dai funzionari della Nato devono mirare a "rafforzare le prospettive per l’Ucraina". Il piano è stato concepito per stringere un solido rapporto di assistenza al di fuori dell'Alleanza Atlantica. Contestualmente la Nato ha deciso di istituire un nuovo comando a Wiesbaden, in Germania, "per coordinare la fornitura di equipaggiamento militare a Kiev e l’addestramento delle truppe ucraine".

I nuovi piani dell'Alleanza per il sostegno di Kiev

Secondo quanto anticipato, tutto il piano verrà concepito all'interno di un'operazione nota come "Assistenza alla sicurezza e formazione della Nato per l’Ucraina". Essa conterà su quasi 700 addetti forniti dai 32 paesi membri della Nato, e sostituirà larga parte della vasta missione gestita - non senza criticità e inefficenze riscontrate - dall'Us Army dall’inizio dell'invasione dell’Ucraina o "Operazione Militare speciale" lanciata dalle Forze armate russe nel febbraio 2022.

Questi piani per blindare gli aiuti a Kiev sono "in fase di sviluppo da mesi", spiegano i funzionari statunitensi, ma assumono "una nuova urgenza in seguito alla debole prestazione del presidente Biden nel suo dibattito televisivo con Trump" di venerdì scorso. Trump sostiene da tempo che "gli Stati Uniti hanno speso troppi soldi per l’Ucraina", ed è probabile immaginare una riduzione del budget stanziato dagli Stati Uniti nel caso il tycoon tornasse alla Casa Bianca.

Assegnare la conduzione dell'assistenza all'Ucraina alla Nato consentirebbe di "coordinare meglio gli sforzi dei paesi occidentali per fornire supporto militare" senza il quale Kiev si troverebbe in grave difficoltà. Secondo quanto riportato, il piano mirerebbe anche a "rendere le forze armate ucraine più simili a quelle della Nato". Un altro funzionario del Dipartimento di Stato americano ha dichiarato in merito al piano: "Dal momento che gli alleati hanno fornito oltre il 90% dell’assistenza totale in materia di sicurezza all’Ucraina, la Nato è il luogo naturale per coordinare l’assistenza per garantire che l’Ucraina sia più capace di difendersi ora e in futuro”; mentre il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha dichiarato il mese scorso a Bruxelles come i cambiamenti al vagli porrebbero il sostegno dell’Alleanza all’Ucraina “su basi più solide per gli anni a venire”.

Anticipazioni e minacce di Trump

L'ex presidente degli Stati Uniti e candidato favorito alle prossime elezione presidenziali Donald Trump ha definito il presidente ucraino Zelenskyil più grande venditore di sempre”, dal momento che è stato capace di convincere gli Stati Uniti a fornire tutto questo sostegno militare a Kiev. Considerando il conflitto tra Russia e Ucraina "più un problema di sicurezza per le nazioni europee che per gli Stati Uniti"; e abbandonandosi aduna considerazione superficiale di carattere prettamente geografico come il fatto che tra l'Ucraina e gli Stati Uniti “c'è un oceano di mezzo”.

Un concetto che non tiene molto conto dei trattati dell'Alleanza Atlantica, da cui Trump ha spesso minacciato di voler fare uscire gli Stati Uniti se tutti gli stati membri non avessero dimostrato di investire almeno il 2% del Pil nel compartimento difesa ogni anno.

Allo stesso tempo, Trump ha promesso di voler lavorarsi porre come negoziatore di un accordo diplomatico tra il presidente ucraino Vlodomir Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin ancora prima di prestare giuramento come futuro presidente degli Stati Uniti. Il tycoon non ha spiegato nel dettaglio come pensa di muoversi per mettere fine al conflitto che dura ormai da due anni, e che non vede negoziati dalla sua fase iniziali, né quali potrebbero essere i "termini" per raggiungere un simile accordo, ma ha affermato che “risolverà la guerra tra Putin e Zelensky come presidente eletto prima di entrare in carica il 20 gennaio”.

Inutile dire che un simile risultato porterebbe una valanga di voti al Partito repubblicano, risparmiando al contempo una quantità esponenziale di vite tra le fila dei russi e degli ucraini che stanno registranno perdite da Grande Guerra.

Il prossimo vertice della Nato

Quale che siano le strategie della Casa Bianca nel futuro, i membri dell'Alleanza Atlantica sperano du concordare al prossimo vertice un impegno finanziario annuale per il sostegno militare all'Ucraina. Tale accordo lascerebbe proseguire la guerra, ma allo stesso tempo consentirà a Kiev di non costringersi alla resa.

I termini di questo impegno sono ancora in fase di negoziazione, riferiscono i diplomatici della Nato.

L'obiettivo sarebbe quello di raggiungere "circa 40 miliardi di dollari all’anno" secondo le fonti del Wall Street Journal. Questo attraverso l’aumento dei contributi di molti Paesi, con gli Stati Uniti che continuerebbero ad essere, come sempre, "i principali donatori".

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