New York, un uomo si dà fuoco fuori dal tribunale del processo a Trump

Il 37enne è stato trasportato d’urgenza in ospedale: in un biglietto ha affermato di essersi immolato come “atto estremo di protesta”. Tycoon informato dell’episodio

New York, un uomo si dà fuoco fuori dal tribunale del processo a Trump
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Un uomo si è dato fuoco all’esterno del tribunale di New York dove è in corso il processo a Donald Trump per i pagamenti alla pornostar Stormy Daniels. Secondo le prime informazioni rese note dalla CNN, il 37enne si è cosparso di benzina e ha iniziato a lanciare dei volantini in aria, opuscoli in cui si parla di miliardari malvagi e si invita a “smascherare la corruzione”. Un volantino, invece, afferma che “la New York University è una mafia”. Subito dopo si è dato fuoco e solo dopo qualche momento sono arrivati i soccorsi di polizia e sanitari presenti sul posto.

Nei video che circolano in rete è possibile notare un uomo armato di estintore, seguito da un paramedico intervenuto per prestare aiuto. L’uomo è stato trasportato d’urgenza in ospedale e non si hanno aggiornamenti sulle sue condizioni di salute. Secondo quanto ricostruito, pochi minuti prima del rogo era in corso una piccola manifestazione. Trump è stato informato della vicenda e ha avuto un colloquio con un agente del Secret Service. Questa la ricostruzione di un testimone:"Ha cominciato a lanciare volantini in giro e poi si è versato addosso della benzina. Ha tirato fuori un fiammifero o un accendino e si è dato completamente fuoco. Si è inginocchiato come se stesse lodando qualcuno. Non ha detto nulla".

Il New York Post riporta che l’uomo ha lasciato sul posto un manifesto di 2.648 in cui si identifica come un ricercatore investigativo e afferma di essersi immolato come“atto estremo di protesta” per una “truffa totalitaria” e un imminente “colpo di Stato mondiale fascista apocalittico”.

Il giornale rivela inoltre che il 37enne aveva intentato una causa presso il tribunale federale di Manhattan nell’aprile del 2023 contro oltre 100 imputati, tra cui Bill e Hillary Clinton, il paese dell’Arabia Saudita, Mark Cuban, Richard Branson e Ross Perot. Il caso tortuoso e intriso di cospirazione – presentato dall’uomo senza un avvocato – presupponeva “un’elaborata rete di schemi Ponzi” risalente agli anni Novanta. La causa, però, è stata archiviata lo scorso ottobre.

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