Olympic, Titanic, Britannic. La donna sopravvissuta tre volte (con lo spazzolino)

La storia di Violet Constance Jessop, infermiera a bordo di tre celebri navi protagoniste di altrettanti incidenti navali

Olympic, Titanic, Britannic. La donna sopravvissuta tre volte (con lo spazzolino)

Nella Storia sono annoverate le vicende di grandi uomini e donne. Tra queste vicende ce ne sono alcune “minori” solo sulla carta, perché forse meno conosciute delle altre. Tale è quella di una bambina a cui i medici avevano dato tre mesi di vita, sopravvissuta a una vita difficile e a ben tre incidenti navali, uno dei quali è il celeberrimo affondamento del Titanic. Si chiamava Violet Constance Jessop. E non si muoveva mai senza spazzolino da denti.

Vissuta tra il 1887 e il 1971 - è morta per un’insufficienza cardiaca dopo un’esistenza davvero lunga, intensa e rocambolesca - Jessop era la prima di 9 figli di una coppia di migranti irlandesi in Argentina. Quando era piccola contrasse la tubercolosi, ma riuscì a guarire sebbene i medici non le dessero speranza. Dopo la morte del padre, a 16 anni, Jessop si trasferì nel Regno Unito con la madre e i 6 fratelli e sorelle sopravvissuti, ma quando la madre si ammalò decise di intraprendere il suo stesso destino lavorativo: hostess sulle navi.

Dal 1908 Jessop ebbe una carriera intensa e variegata, affiancando l’attività di hostess a quella di infermiera per la Croce Rossa durante la Prima Guerra Mondiale. Tuttavia, come accennato, i fatti più notevoli della sua biografia sono accaduti su tre imbarcazioni al centro di altrettanti incidenti navali: l’Olympic, il Titanic e il Britannic.

Sull’Olympic

Jessop lavorò sull’Rms Olympic, il più grande transatlantico turistico o migratorio dell’epoca, nel 1911, ed era lì quando il 20 settembre di quell’anno l’imbarcazione salpò da Southampton e si scontrò con una nave da guerra britannica, l’Hms Hawke nello stretto di Solent. Fu poco più che un taglio d’unghia: la nave riuscì a rientrare in porto, a essere riparata e poi a ripartire per altri viaggi, il tutto peraltro senza perdite umane, come riporta Houston Maritime.

Sul Titanic

Pare che Jessop avrebbe voluto continuare a lavorare sull’Olympic: come riporta Encyclopedia Titanica, la donna non amava la rotta del Nord Atlantico e in più le erano giunte voci relative allo snobismo dei passeggeri di altre navi e quindi ai potenziali rapporti difficili con essi. Tuttavia gli amici la convinsero: lavorare sull’Rms Titanic sarebbe stata per lei una gran bella esperienza. E quindi venne assunta come hostess per il viaggio inaugurale che partì, com’è noto, il 10 aprile 1912: l’orario di lavoro era 17 ore al giorno con uno stipendio di 2 sterline e 10 scellini al mese.

Sul Titanic Jessop conobbe il progettista Thomas Andrews, e nella sua biografia lo ritrasse esattamente come ce lo si immagina grazie al film in cui è interpretato da Victor Garber: “Spesso, durante i nostri giri, incontravamo il nostro amato progettista che si aggirava con discrezione, con un’espressione stanca ma un’aria soddisfatta. Non mancava mai di fermarsi per una parola allegra, il suo unico rammarico era che ci stessimo ‘allontanando da casa’. Conoscevamo tutti l'amore che nutriva per la sua casa irlandese e sospettavamo che desiderasse tornare alla pace della sua atmosfera per un meritato riposo e dimenticare per un po’ la progettazione navale”. Jessop divenne inoltre amica di uno dei musicisti imbarcati, il violinista scozzese Jock Hume, un membro dell’orchestra che, secondo una nota leggenda metropolitana, continuò a suonare durante l’affondamento.

La sera della collisione con l’iceberg, nella notte del 14 aprile, Jessop si ritirò nella sua cabina con la preghiera ebraica che un’anziana irlandese le aveva regalato in traduzione: Jessop era cattolica, tuttavia amava quella preghiera che la avrebbe protetta da fuoco e acqua: “Se il sole non splendeva così luminoso il quarto giorno di navigazione, e se un leggero refrigerio si insinuava nell’aria al calare della sera, non faceva che enfatizzare il calore e il lusso all’interno”.

Poi la tragedia. “Mi fu ordinato di salire sul ponte - scrive Jessop nella sua biografia - I passeggeri passeggiavano tranquillamente. Io ero in piedi alla paratia con le altre hostess, a guardare le donne aggrapparsi ai mariti prima di essere messe sulle scialuppe con i loro figli. Qualche momento dopo, un ufficiale di bordo ci ordinò di salire per prime sulla scialuppa per mostrare ad alcune donne che era sicura. Mentre la scialuppa veniva calata in acqua, l’ufficiale gridò: ‘Ecco, signorina Jessop. Prenditi cura di questo bambino’. E un fagottino mi cadde in grembo”. Quando Jessop venne recuperata dal Carpathia, dopo aver trascorso diverse ore sulla scialuppa, una donna afferrò il bambino e si dileguò tra la folla.

Si stima che nell’affondamento del Titanic siano morte circa 1500 persone su 2208 tra passeggeri e personale di bordo. Ma uno dei tantissimi bambini fu appunto salvato da Jessop. La donna, molti anni dopo essere andata in pensione, ricevette una telefonata da qualcuno che affermava di essere quel bambino: non aveva mai raccontato a nessuno dell’accaduto, ma quell’avvenimento fu liquidato come uno scherzo telefonico, sebbene fosse impossibile che fosse stata contattata dal sopravvissuto. L’ex bambino, Assad Thomas, era infatti morto nel 1931.

Sul Britannic

Giunta a Ellis Island a bordo del Carpathia, che aveva provveduto a imbarcare i sopravvissuti del Titanic, poco dopo Jessop fece rientro a Southampton, dove iniziò la sua attività di crocerossina. Per questo si imbarcò sull’Rms Britannic, dove si trovava il 21 novembre 1916, giorno dell’affondamento dell’imbarcazione (e, curiosamente, con lei c’erano altri due sopravvissuti al Titanic, ovvero Arthur John Priest e Archie Jewell, e anche loro sopravvissero a questo incidente).

Il Britannic era la nave gemella del Titanic, ma era stata trasformata in imbarcazione medica per via del conflitto in corso. Durante la sua navigazione attraverso il Mar Egeo, colpì una mina in mare, iniziando a imbarcare acqua e iniziando un affondamento durato poco meno di un’ora. Nonostante le perdite non furono le stesse del Titanic (30 persone su 1066), l’evento fu comunque spaventoso: la nave si piegò su un fianco, facendo emergere le eliche, le quali risucchiarono una delle scialuppe, uccidendo in maniera sanguinosa tutti coloro che erano a bordo.

Come molte persone di origine irlandese, Jessop aveva i capelli rossi, che secondo lei furono la ragione per cui si salvò anche da questo terzo incidente navale. “Mi lanciai in acqua ma fui risucchiata sotto la chiglia della nave che mi colpì la testa. Sono scappata, ma anni dopo, quando sono andata dal mio medico a causa di molti mal di testa, ha scoperto che una volta avevo subito una frattura del cranio”, ha scritto.

Mai senza lo spazzolino

Per tutti Jessop divenne la “Regina delle navi che affondano”, tuttavia c’è un aneddoto che racconta un’altra caratteristica della hostess: l’attenzione per l’igiene orale. Pare infatti che, dopo l’affondamento del Titanic, mentre si trovava sul Carpathia, Jessop sentì il bisogno di lavarsi i denti, ma non aveva uno spazzolino con sé: sembra infatti che la donna lavasse i denti diverse volte al giorno, anche lontano dai pasti.

Così sul Britannic non si sarebbe fatta trovare impreparata e una volta trasportata in albergo insieme agli altri sopravvissuti, fu raggiunta dalla caposala che, con grande sorpresa, non solo si stupì nel vedere che era scampata a un

altro disastro navale, ma che aveva uno spazzolino da denti. “L’ho portato con me”, spiegò alla caposala, la quale se ne sarebbe andata sbattendo la porta, senza rivolgerle mai più la parola.

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