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Pablo Neruda, morto l'autista che denunciò l'omicidio da parte di Pinochet

Scomparso per i postumi di un ictus, Manuel Araya, l'autista del premio Nobel Pablo Neruda che denunciò il suo assassinio per avvelenamento da parte dalla polizia segreta di Pinochet, riuscendo ad aprire un'inchiesta ancora in corso

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È morto martedì per i postumi di un ictus all'età di 77 anni Manuel Araya, l'autista del premio Nobel cileno Pablo Neruda. Si trovava nella clinica di porto San Antonio, la cittadina dove risiedeva da tempo, a 100 km a nord di Santiago. Legatissimo al maestro, grazie a lui si aprì un'indagine sulla morte di Neruda per avvelenamento, e non per cause naturali come era stato detto. Purtroppo non saprà mai se la sua denuncia andrà a buon fine, ma grazie alle sue parole si è aperto uno spiraglio di verità che vede indagati agenti della dittatura di Augusto Pinochet.

A darne notizia solo oggi l'Ansa per voce di Elizabeth Flores, il suo avvocato di parte civile nell'inchiesta per l'omicidio di Neruda, che ha anche ricordato che è solo grazie al contributo di Araya si sono avviate le indagini sulla sospetta morte del poeta.

La misteriosa scomparsa del poeta

Per Neruda Araya rappresentava molto di più di un semplice autista, i due da sempre erano legati da una profonda amicizia e stima e fu proprio dopo la morte dello scrittore che Manuel raccontò l'incredibile vicenda che aprì poi la porta all'inchiesta ancora in corso. Quando venne colpito da un malore Neruda decise di lasciare la sua casa di Isla Negra, nella costa di Valparaiso, per ricoverarsi alla Clinica Santa Maria di Santiago e riuscire poi a spostarsiin esilio in Messico lasciando il Cile. Arrivato in ospedale, Neruda chiese all'autista di tornare alla casa di Isla Negra per recuperare documenti importanti.

Quando Araya tornò, trovò Neruda in fin di vita e il poeta gli rivelò che in sua assensa gli era stato iniettato qualcosa nella zona dell'addome. In quel momento i medici fecero uscire dalla stanza l'autista con una scusa e questo venne prelevato dalla polizia e messo agli arresti nel campo di concentramento allestito presso lo stadio Nacional.

Dopo essere stato liberato, Araya raccontò i fatti ai quali aveva assistito ma nessuno gli credette fino a quando non venne pubblicata un'intervista sulla rivista messicana Proceso, nel 2011. Fu proprio quella testimonianza a spingere il Partito comunista cileno e la famiglia a presentare una denuncia formale alla giustizia. Il corpo del poeta venne quindi riesumato e in un molare furono rinvenute tracce di veleno. "L'inchiesta è quasi conclusa con i risultati delle perizie presentate a febbraio che dimostrano in modo inconfutabile che Pablo Neruda è morto avvelenato con un'iniezione di Clostridium botulinum del tipo Alaska E43 riscontrato in un molare", ha ricordato l'avvocata Flores.

"Lui era molto orgoglioso di aver collaborato a iniziare la causa, ed era sempre presente in tutte le fasi in quanto lo sentiva come un dovere di lealtà verso Neruda - ha aggiunto- senza dubbio è frustrante che ci abbia lasciato prima che si conosca la sentenza che è avanzata lentamente nonostante tutti i nostri sforzi".

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