I riflettori sono puntati sul Venezuela, o meglio, sulle acque antistanti al Paese governato da Nicolas Maduro. Da queste parti si sta infatti formando un maxi schieramento di navi Usa, il più grande mai registrato, non solo da quando è esplosa la crisi tra Washington e Caracas, ma dai tempi della prima Guerra del Golfo (inizio anni '90). E nelle prossime ore è atteso pure l'arrivo in loco della portaerei Gerald Ford accompagnata dal suo intero gruppo d'attacco. Ma quali sono i piani di Donald Trump? Perché il presidente degli Stati Uniti ha ordinato un simile spiegamento di imbarcazioni militari nella regione? Ecco che cosa sappiamo.
Alta tensione tra Usa e Venezuela
Secondo quanto riportato dal Center for Strategic and International Studies (CSIS), c'è il forte rischio di assistere ad un'escalation militare imprevedibile. Data, poi, l'enorme quantità di navi schierate di fronte al Venezuela, svariati analisti ritengono che possa presto accadere qualcosa nell'area. Mark Cancian, colonnello della Marina Usa in pensione, ha scritto per esempio che "molto probabilmente ci sarà un attacco missilistico contro il Venezuela". In tal caso le forze Usa potranno contare su qualcosa come oltre 700 missili, oltre a circa 180 Tomahawk per gli attacchi terrestri.
L'amministrazione Trump ha spiegato di aver richiamato la Gerald Ford per "smantellare le organizzazioni criminali transnazionali e contrastare il narcoterrorismo in difesa della Patria". Sarà pur vero, ma spostare un elemento così importante della potenza di combattimento statunitense è estremamente significativo a causa del compromesso strategico che rappresenta (e del fatto che la Marina Usa abbia 11 portaerei). Non solo: le portaerei sono poco adatte ai compiti di sorveglianza necessari per fermare i trafficanti di droga, ma sono perfette per condurre attacchi aerei e supportare gli sbarchi anfibi.
Attacco missilistico in vista?
Trump ha accusato Maduro di essere a capo di una banda criminale organizzata e ha rifiutato di rispondere quando gli è stato chiesto se la CIA avesse l'autorità di assassinarlo. Il presidente venezuelano ha a sua volta accusato il tycoon di volere un cambio di regime a Caracas e di "fabbricare una nuova guerra eterna" contro il Venezuela. Ecco, la retorica proveniente dalla Casa Bianca, unita alla presenza di navi militari nella regione, ha sollevato interrogativi su un possibile conflitto armato tra i due Paesi.
L'attracco del cacciatorpediniere lanciamissili USS Gravely nella capitale di Trinidad e Tobago, a sole 25 miglia dalla costa del Venezuela, è l'ultimo segnale che ha fatto aumentare la tensione, in attesa dell'arrivo della portaerei Gerald Ford. Secondo Carlos Solar, esperto di sicurezza latinoamericana presso il think tank sulla difesa RUSI, il livello di strategia militare che gli Stati Uniti stanno applicando nei confronti del Venezuela sembra "sproporzionato" rispetto al compito di contrastare il traffico di droga.
"Un accumulo di queste dimensioni non può che suggerire che ci sia un obiettivo militare strategico", ha aggiunto l'esperto a Sky News. Per scoprirlo non resta che attendere. Le acque dei Caraibi sono sempre più calde...