Cronaca internazionale

Londra, stop ai pazienti trans nei reparti femminili degli ospedali

Polemiche nel Regno Unito per la proposta "anti-woke" dei tories di escludere le donne trans dall'accesso ai reparti femminili degli ospedali pubblici

Londra, stop ai pazienti trans nei reparti femminili degli ospedali

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Fa discutere, nel Regno Unito, il piano "anti-woke" dei Tory al governo. Alle donne transgender, secondo quanto riferito dall'attuale ministro della Salute, Steve Barclay, potrebbe presto essere vietato l'accesso ai reparti ospedalieri femminili. Tale ipotesi è stata presentata alla conferenza annuale del partito conservatore e duramente criticata in queste ore da attivisti e associazioni. Durante la conferenza in corso a Manchester, Barclay ha annunciato che il governo conservatore ha l'intenzione di cambiare la costituzione del National Health Service (Nhs, sistema sanitario nazionale del Regno Unito), "a seguito di una consultazione che si terrà più avanti nel corso dell'anno, per assicurarci di rispettare la privacy, la dignità e la sicurezza di tutti i pazienti, di riconoscere l'importanza delle diverse esigenze biologiche e di proteggere i diritti delle donne".

"Abbiamo bisogno di buon senso"

Il governo conservatore, con questa mossa annunciato da Barclay, ristabilisce dunque un principio contestato da liberal e progressisti: la preminenza della realtà biologica rispetto al genere. Un principio peraltro supportato da femministe e attiviste come la scrittrice Jk Rowling e la docente e filosofa Kathleen Stock, che negli ultimi anni si sono battute a favore dei diritti delle donne. Pagandone le conseguenze sia sul piano professionale che umano con boicottaggi, "shitstorm" sui social e minacce - anche gravi - contro la loro famiglia. Non sono peraltro le uniche a essersi battute per questo. A febbraio, come nota lo Standard, la baronessa Nicholson di Winterbourne ha sostenuto in Parlamento che le precedenti garanzie date alle donne erano state "mandate all'aria" dalle attuali linee guida del servizio nazionale che prevedono che le persone transgender devono essere accolte "in base alla loro presentazione: il modo in cui si vestono, il nome e i pronomi che usano attualmente", piuttosto che al loro sesso biologico. Ora serve una svolta basata sul buon senso. Interpellato dai cronisti, Barclay ha infatti affermato: "Abbiamo bisogno di un approccio basato sul buon senso nei confronti delle questioni legate al sesso e all’uguaglianza nel servizio sanitario nazionale – ecco perché oggi annuncio proposte per diritti più chiari per i pazienti".

Una guerra culturale

TransActual, l'associazione che rappresenta le persone transgender nel regno Unito, ha criticato la proposta del ministro della Salute, affermando che "non ci sono prove che le donne trans si trovino in reparti femminili", accusando i conservatori di perseguire una "guerra culturale". Una "guerra culturale" che si combatte non solo in ambito sanitario, ma anche nello sport. Secondo quanto annunciato lo scorso agosto dal ministero dello sport britannico, le donne transgender non possono gareggiare nella categoria femminile degli eventi del British Rowing, la federazione sportiva britannica del canottaggio. Solo le atlete "biologicamente" donne possono gareggiare nella categoria femminile nelle competizioni sotto la sua giurisdizione, o essere selezionate per rappresentare la Gran Bretagna o l'Inghilterra in eventi internazionali, ha dichiarato il British Rowing. Una decisione simile a quella presa, in precedenza dalla federazione ciclistica del Regno unito. A livello internazionale, lo scorso marzo la World Athletics ha vietato, dopo varie sollecitazioni, alle donne transgender di competere nella categoria femminile negli eventi internazionali.

Il presidente, Lord Coe, ha affermato che a nessun atleta trans che ha attraversato la pubertà maschile sarà più permesso di competere nelle competizioni di ranking mondiale femminile.

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