Riecco la Greta pro-Pal: "Pronti a partire per Gaza con decine di navi"

L'attivista sfida il governo di Netanyahu: "Vogliamo rompere l'illegale blocco israeliano"

Foto del ministero degli Esteri israeliano
Foto del ministero degli Esteri israeliano
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Ormai il core business di Greta Thunberg è la Palestina, è lapalissiano. Un tempo punto di riferimento dell’attivismo per il clima, la svedese è pronta a sfidare Israele un’altra volta: a due mesi dal tentativo di forzare il blocco navale attorno a Gaza con un'imbarcazione della Freedom Flotilla, la ventiduenne ha annunciato che si unirà a un’altra missione navale verso la Striscia.

Secondo quanto reso noto dalla Thunberg, la flotta sarà composta da più navi rispetto ai tentativi precedenti. A bordo attivisti provenienti da quarantaquattro Paesi diversi. Non mancheranno le celebrità, a partire dal tris di attori composto da Susan Sarandon, Gustaf Skarsgard e Liam Cunningham.

"Il 31 agosto, lanceremo il più grande tentativo di sempre per rompere l'illegale blocco israeliano su Gaza", le parole di Greta su Instagram. L’iniziativa si chiama Global Sumud Flotilla e ha l’obiettivo di rompere "l'assedio" attorno a Gaza. "Il genocidio contro i palestinesi è in continua escalation da 22 mesi" il solito j’accuse degli organizzatori: "Ospedali, rifugi, scuole e case sono stati completamente distrutti. Non possiamo restare a guardare mentre questo continua".

In base alle prime informazioni disponibili, la flotta sarà formata da piccole imbarcazioni, parte di una "coalizione eterogenea di partecipanti internazionali". Oltre alla già citata Freedom Flotilla Coalition, torneranno anche la Maghreb Sumud Flotilla e la Global March to Gaza. La partenza di Greta & Co. è prevista il 31 agosto dalla Spagna, ma altre navi salperanno il 23 agosto dalla Malesia e il 4 settembre dalla Tunisia.

Resta da capire se questa volta il risultato di Greta sarà diverso da quanto accaduto lo scorso 9 giutgno, quando la Marina militare israeliana intercettò e sequestrò la Madleen, su cui la svedese viaggiava con altri undici attivisti di diversi Paesi.

"Siamo stati rapiti in acque internazionali" la rabbia della giovane, che trovò la pronta risposta del governo di Netanyahu: "Era uno yacht da selfie con un carico di aiuti esiguo". Ancora più perentorio il ministro della Difesa israeliano, che definì l’attivista “antisemita”.

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