
Greta Thunberg: caso perfetto di idiozia conformista che si insinua nel corpo di una società con velocità e aggressività (come un virus) e che poi la stessa società, per metabolizzare ed espellere, impiega degli anni, giusto il tempo di accorgersi che questa «attivista» intanto è divenuta, da adulta, ciò che da ragazzina sembrava con tenerezza: una fanatica estremista. Ripartiamo però dallo spunto di cronaca: l'altro giorno Israele ha espulso gli attivisti di Madleen, una barca fermata tre giorni fa con 12 persone a bordo mentre trasportava vari materiali verso la Striscia di Gaza; all'atto del rimpatrio, però, solo in quattro hanno firmato per acconsentire all'espulsione, e tra queste la Thunberg, la quale evidentemente riteneva terminata la propria operazione mediatica.
Il ministero degli Esteri israeliano ha postato una foto in cui si vede lei seduta a bordo di un aereo che stava per riportarla in Svezia passando per la Francia, dove naturalmente aveva organizzato una conferenza stampa per dire che Israele aveva rapito lei e quelli che sono rimasti là. Per i più distratti: abbiamo scritto «aereo», mezzo di trasporto che la Thunberg non prendeva da anni perché il suo impatto ambientale (ha sempre sostenuto) ci farà estinguere tutti entro fine giugno. Ed è impossibile, a proposito di idiozia conformista, non ricordare anche quando il Corriere della Sera dell'11 agosto 2019 aprì la pagina di esteri con la folgorante notizia che la Thunberg avrebbe defecato in un secchio durante una crociera da Londra a New York, un viaggio che l'avrebbe portata al vertice dell'Onu sul clima. Sì, perché la preziosa attivista per anni ha parlato in tutti i parlamenti d'Occidente (compreso il Senato italiano, aprile 2019) perché all'epoca era la baby-eroina dell'ecologismo mondiale, l'idolo dei deficienti che evidentemente avevano bisogno di lei per apprendere dell'esistenza di temi e problemi che le persone normali (per non parlare degli ecologisti seri, degli scienziati, di quanti da tutta la vita si fanno un fondo così) dovrebbero conoscere già. Greta Thunberg: il simbolo non dell'ambientalismo, ma della beata e retroattiva ignoranza dei milioni che la applaudivano anche se riempiva un secchio di escrementi.
Greta Thunberg: divenuta nota nel 2018 per i suoi «Fridays for future» dopo che, da sedicenne, aveva scritto un libro infarcito di concetti assiomatici e catastrofisti che avrebbero dovuto far incazzare chiunque si illudesse di essere stato ambientalista nella sua vita precedente. I «Fridays for future», comunque, furono un Movimento internazionale per la giustizia climatica che si tradusse celermente in uno sciopero scolastico, incontrando un casuale successo tra gli studenti. In breve si scoprì che i «Fridays for future» funzionavano meglio in orario di scuola e che in altri orari facevano cilecca: nell'ottobre 2020 oltre cento città italiane registrarono ragazzi e docenti e fancazzisti come protagonisti di scioperi, presìdi, performance e manifestazioni che avevano come secondo tema l'ecologia, e come primo, implicito, la vacanza. Studiare (gli studenti) e lavorare (gli insegnanti) venne ritenuto meno urgente del fare un po' di casino su argomenti di cui ignoravano pressoché tutto, masticando luoghi comuni e orientandosi con il lume dell'allora «scienziata» sedicenne Thunberg.
Il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti (ex dipietrista e neogrillino, una garanzia) nel 2019 invitò tutti i presidi a considerare giustificate le assenze degli studenti che avevano aderito al Global Strike For Future, e parlò pure della «necessità improrogabile di un cambiamento rapido dei modelli socio-economici imperanti». Improrogabile fu solo il ritorno del ministro a casa sua, e, ora, il ritorno della Thunberg al suo posto nel mondo.