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“Rispettino le nostre tradizioni”: i nazionalisti giapponesi contro i musulmani

Una parlamentare giapponese ha scatenato polemiche opponendosi alla sepoltura dei musulmani, riaccendendo il dibattito sull’accoglienza degli stranieri in Giappone

“Rispettino le nostre tradizioni”: i nazionalisti giapponesi contro i musulmani
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In Giappone è diventato virale un video che mostra una parlamentare di destra opporsi alla sepoltura dei residenti musulmani nel corso di un dibattito parlamentare tenutosi alla fine del mese scorso. La protagonista della clip, Mizuho Umemura, membro della Camera dei Consiglieri del partito populista Sanseito, ha spiegato che la cremazione è un'usanza nazionale fondamentale praticata da oltre il 99% dei giapponesi. Non solo: il fatto di approvare e individuare nuovi terreni di sepoltura per i musulmani – ha proseguito la signora – sarebbe inappropriato dato il limitato spazio disponibile e le preoccupazioni per la contaminazione delle falde acquifere. Il dibattito ha scaldato gli animi anche sul web.

La polemica sulla sepoltura dei musulmani

La vicenda è stata ricostruita alla perfezione dal quotidiano South China Morning Post. Rispondendo alle richieste di ampliare le opzioni di sepoltura per i residenti musulmani, Umemura avrebbe dichiarato che agli stranieri che si stabiliscono in Giappone dovrebbe essere detto che, se muoiono, ''possono essere cremati oppure avere le loro salme rimpatriate'' a proprie spese. Le osservazioni della parlamentare hanno scatenato un'ondata di accesissimi dibattiti online sul bilanciamento tra il rispetto del patrimonio culturale del Paese e le realtà di una popolazione in cambiamento in una nazione che invecchia.

A proposito del dibattito online, uno dei commenti più diffusi in merito alla controversia è il seguente: "I cittadini stranieri dovrebbero rispettare le leggi e le tradizioni del Paese". Parliamo in realtà di un problema molto limitato visto che la popolazione musulmana del Giappone è sì cresciuta da circa 30.000 persone nel 1990 a circa 350.000 oggi, ma su un totale di 123 milioni di abitanti. Eppure i media nipponici hanno iniziato, all'inizio di quest'anno, a parlare sempre più spesso del tema. Gli analisti avvertono che la retorica di destra rischia di minare gli sforzi di Tokyo di presentarsi come un Paese aperto, proprio mentre la sua società invecchiata dipende sempre di più dai lavoratori stranieri.

Il dibattito che scuote il Giappone

I commenti di Umemura non riguardano tanto una discussione sull'uso del suolo e la salute pubblica. La questione è molto più ampia e ruota attorno a una domanda chiave: il Giappone è veramente pronto ad accogliere la sua crescente popolazione straniera? La questione è riemersa ripetutamente nel 2025, in particolare in regioni conservatrici come la prefettura di Oita, sull'isola di Kyushu, dove i politici di Sanseito hanno trovato spazio di manovra sbandierando nazionalismo e preservazione culturale. Ricordiamo che Sanseito, noto per lo slogan “Japanese First” e la sua posizione anti globalista, sostiene controlli più severi sull'immigrazione e una maggiore vigilanza sui residenti stranieri.

Il Giappone non ha restrizioni nazionali sulle sepolture, una pratica un tempo comune in tutto il Paese prima che la cremazione diventasse la norma negli anni ’30, e di solito sono i cimiteri locali a decidere se consentire o meno tale pratica. Di recente, un progetto per istituire un cimitero musulmano nella città di Hiji, nella prefettura di Oita, è stato annullato dal sindaco di destra Tetsuya Abe. Abe, un fervente oppositore dell'iniziativa proposta dalla Beppu Muslim Association, ha citato preoccupazioni per la salute pubblica e ha bloccato la vendita del terreno destinato al sito di sepoltura.

Stephen Nagy, professore di politica e studi internazionali alla International Christian University di Tokyo, ha affermato che i commenti di Umemura riflettono le opinioni di una

parte piccola ma vocale della popolazione giapponese incline a criticare alcuni gruppi di stranieri per la loro presunta incapacità di adattarsi. Un tema che d'ora in avanti Tokyo non potrà più permettersi di ignorare...

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