"Carcere per abbigliamento indecente" nuova stretta dell’Iran sul velo

I legislatori dell'Iran hanno approvato un disegno di legge per inasprire le sanzioni per le donne che violano il codice di abbigliamento islamico

"Carcere per abbigliamento indecente" nuova stretta dell’Iran sul velo
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In Iran è stato approvato un controverso disegno di legge per inasprire le sanzioni per le donne che violano il codice di abbigliamento islamico. Il provvedimento, che richiede ancora l'approvazione del Consiglio dei Guardiani iraniano, prevede pene detentive fino a 10 anni per le trasgreditrici. Nello specifico, secondo il progetto di legge le donne che non indossano un velo o un abbigliamento appropriato, "in collaborazione con governi, media, gruppi o organizzazioni stranieri o ostili", potrebbero affrontare da cinque a 10 anni di carcere. L'assemblea ha approvato "il disegno di legge "Sostegno alla cultura dell'hijab e della castità" per un periodo di prova di tre anni", ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale del Paese Irna.

Cosa succede in Iran

Il disegno di legge è stato discusso dal parlamento iraniano per diversi mesi e prevede sanzioni più severe contro le donne che non indossano al velo obbligatorio negli spazi pubblici. Come ha spiegato il sito Middle East Eye, la misura presenta anche aspetti trasversali, riferiti cioè a tutta la popolazione. Sia gli uomini che le donne che indossano "abbigliamento indecente" per strada dovranno infatti fare i conti con multe classificate come di "sesto grado" per i reati iniziali, seguiti dal "quinto grado" per le trasgressioni successive.

In termini più semplici, questo si traduce in multe che vanno da sei a 24 milioni di toman (da 100 a 500 dollari) per i trasgressori per la prima volta, e da 24 a 50 milioni di toman (da 500 a 1.000 dollari) per il secondo al quarto reato. Le violazioni successive potrebbero comportare una multa da 50 a 100 milioni di toman (da 1.000 a 2.000 dollari).

Nel disegno di legge ci saranno anche sanzioni finanziarie per chi "promuove la nudità" o "prende in giro l'hijab" nei media e sui social network, nonché multe e divieti di lasciare il Paese per gli imprenditori i cui dipendenti non indossano il velo.

La battaglia per l’abbigliamento

La suddetta legislazione specifica inoltre che "abbigliamento indecente" per le donne include l'uso di abbigliamento a maniche corte, magliette girocollo, pantaloni a tre quarti di lunghezza e pantaloni strappati. Gli uomini, nel frattempo, non sono autorizzati a indossare pantaloni a vita bassa.

La misura stabilisce inoltre che la fornitura di servizi alle persone che non indossano l'hijab o che non aderiscono al codice di abbigliamento nei luoghi legati al turismo porterebbe alla cessazione del rapporto di lavoro. La persona punita rischia anche di essere bandita dal lavorare di nuovo nello stesso campo per un massimo di due anni.

Il disegno di legge arriva quattro giorni dopo il primo anniversario della morte di Mahsa Amini, tragico evento che ha scatenato proteste diffuse e il disprezzo dei codici di abbigliamento.

Amini, una curda iraniana di 22 anni, è morta il 16 settembre 2022 dopo essere stata arrestata dalla "polizia morale" per presunta violazione del codice di abbigliamento. I recenti sforzi delle autorità iraniane per costringere le donne a indossare il velo in pubblico, compreso l'uso di telecamere munite di intelligenza artificiale, sembrerebbero essere apparentemente falliti.

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