Il silenzio, i 44 milioni nel rifugio e l'esilio: gli ultimi misteri di Prigozhin

Misteri e sospetti su Prigozhin, irrintracciabile dopo l'accordo con Lukashenko e Putin e ad oggi non ancora in Bielorussia

Il silenzio, i 44 milioni nel rifugio e l'esilio: gli ultimi misteri di Prigozhin
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Che fine ha fatto Evgeniy Prigozhin? C'è riserbo su dove si trovi, oggi, il capo dei miliziani della Wagner dopo il pronunciamiento del 24 giugno, giorno più lungo della Russia contemporanea. L'accordo negoziato dal presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko avrebbe dovuto prevedere il passaggio a Minsk dello "chef di Putin" divenuto generale prima e aspirante golpista poi. Ma a ventiquattro ore dal rientro dell'ammutinamento della Wagner non c'è traccia di Prigozhin. Dopo aver lasciato Rostov sul Don, capitale del sollevamento della Wagner e città chiave del fronte sud dell'esercito russo, Prigozhin non risulta ad oggi in Bielorussia.

Non ci sono comunicazioni ufficiali del governo di Lukashenko, che giusto ieri ritwittava niente meno che un messaggio ironico di Elon Musk rivendicando di aver restituito il sonno a milioni di persone che avevano fatto la notte tra il 23 e il 24 giugno per capire l'evoluzione degli eventi in Russia. Ci sono timori e perplessità dell'Ucraina, che teme che Prigozhin possa portare con sé una parte del suo esercito privato per poter attaccare Kiev da nord. Ma il leader delle forze che hanno conquistato Bakhmut non ha proferito parola; il suo ufficio stampa solitamente così loquace lo definisce "incontattabile".

Prigozhin, come un fantasma, si è dileguato. E forse ha ritenuto più saggio non proseguire nelle esternazioni: paradossalmente, il signore della guerra più discusso di Russia è silenzioso proprio nei giorni in cui, dopo la sua mossa, la sua figura è la più chiaccherata del Paese. Prigozhin, con ogni probabilità, conta amici e nemici. La sua mossa non è stata certamente una scommessa al buio: Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa ha sottolineato il peso politico dell'assenza di risposte militari da parte delle unità di terra russe all'avanzata della colonna della Wagner. L'ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell'Ispi, ribadisce che "non è stata una farsa" e "non sappiamo i termini e il prezzo pagato da Putin", mentre il professor Aldo Giannuli ha definito la mossa di Prigozhin come la prima, potenziale anticipazione di un sommovimento anti-Putin in Russia destinato a prender forma nei prossimi mesi.

Logico, dunque, che in questa fase ci sia chi voglia, non solo politicamente, la testa del militare ribelle ed oligarca che ha sfidato il potere russo prima di venirci a patti. E diverse voci circolate sui portali russi possono amplificare il pensiero secondo cui verso Prigozhin si stiano iniziando a raccogliere le prove per una delegittimazione politica in vista di sue possibili mosse future. Nella giornata di ieri il portale russo Fontanka ha pubblicato sul canale Telegram un messaggio poi rimosso in cui parlava del ritrovamento da parte della polizia locale di pacchi di rubli in contanti per un valore di 44 milioni di euro nella base di Prigozhin all'Hotel Trezzini di San Pietroburgo. Assieme ad essi, nota Meduza.io, "sei pistole e cinque chili di polvere bianca non identificata", da alcune fonti su Twitter e Telegram indicate come cocaina.

Prigozhin ha confermato sul suo canale Telegram, ieri, il ritrovamento del denaro adducendo l'accumulazione alla necessità di pagare gli stipendi ai soldati, erogati in contanti, ma non ha sostenuto gli ulteriori ritrovamenti, compreso quello rivendicato da Meduza del suo passaporto e altri tre a nome Dmitry Geiler, Oleg Semenov e Dmitry Bobrov.

La polizia ha trovato altri elementi che potrebbero colpire politicamente Prigozhin? Chi sta raccogliendo informazioni sull'ombroso leader della Wagner? Che mosse politicamente ha in mente il signore dei mercenari? Nel silenzio questi dubbi rimangono. Così come molti punti non chiari del giorno più lungo della Russia.

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