"Nessun rimpianto". Edward Snowden 10 anni dopo le rivelazioni choc

Le parole dell'ex tecnico della Cia, 10 anni dopo: "Se pensiamo a ciò che abbiamo visto nel 2013 e alle capacità dei governi di oggi, il 2013 sembra un gioco da ragazzi"

"Nessun rimpianto". Edward Snowden 10 anni dopo le rivelazioni choc
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Sono trascorsi 10 anni dalle rivelazioni dell’ex tecnico della Cia Edward Snowden. Era il giugno 2013, infatti, quando sul Guardian venne pubblicato il primo di una serie di articoli - firmati dai giornalisti Glenn Greenwald ed Ewen MacAskill - che fornirono le prove di una sistematica invasione di privacy - in parte illegale - operata dall’Nsa (National Security Agency) e dell'agenzia britannica Gchq ai danni dei cittadini e governi di tutto il mondo. Un'inchiesta, nata grazie alle decine di migliaia di documenti top secret forniti dallo stesso informatico - rimasta nella storia, da cui nacque anche il documentario Premio Oscar Citizen Four, che racconta l'incontro, in un hotel di Hong Kong tra la regista Premio Pulitzer Laura Poitras, i giornalisti Glenn Greenwald, Ewen MacAskill e lo stesso Swoden nonché i segreti del programma di sorveglianza di massa messo in atto dai governi di Washington e Londra. Un decennio dopo quell'inchiesta che fece tremare le agenzie governative e i palazzi del potere, la tecnologia ha fatto passi da gigante e Snowden, oggi 39enne, vive lontano dagli Stati Uniti, dove è accusato di aver violato l'Espionage Act del 1917 e di furto di proprietà del governo: ora è in Russia, dopo che Mosca, lo scorso settembre, gli ha concesso la cittadinanza dopo anni trascorsi nella Federazione da rifugiato politico.

Nessun rimpianto

"Non ho rimpianti". Intervistato proprio da Ewen MacAskill sul Guardian, l'ex tecnico della Cia spiega che oggi le tecniche di sorveglianza di massa sono così avanzate e intrusive da far sembrare quella utilizzata dalle agenzie di intelligence statunitensi e britanniche, da lui rivelate nel 2013, quasi uno scherzo, in confronto. "La tecnologia è diventata enormemente influente", afferma il consulente informatico. "Se pensiamo a ciò che abbiamo visto nel 2013 e alle capacità dei governi di oggi, il 2013 sembra un gioco da ragazzi". A differenza del 2013, l'ex consulente dell'Nsa spiega che i pericoli per la propria privacy non provengono solamente dai governi e dalle Big Tech, ma anche dall'intelligenza artificiale e da spyware come Pegasus, utilizzati anche contro dissidenti e giornalisti. Rispetto al 2013, l'ex tecnico della Cia osserva: "Confidavamo che il governo non ci avrebbe fregato. Ma lo hanno fatto. Abbiamo creduto che le aziende tecnologiche non si sarebbero approfittate di noi. Ma lo hanno fatto. Questo accadrà di nuovo, perché questa è la natura del potere". A preoccupare l'ex consulente informatico è, in particolare, il progresso tecnologico che erode la privacy dei cittadini: "L'idea che dopo le rivelazioni del 2013 ci sarebbero stati arcobaleni e unicorni il giorno dopo non è realistica. È un processo continuo. E dovremo lavorarci per il resto della nostra vita e di quella dei nostri figli e oltre".

Il racconto di Greenwald

Grazie all'inchiesta sulla sorveglianza di massa perpetrata dall'Nsa e dalla sua controparte britannica, il Guardian vinse il Premio Pulitzer nel 2014. Glenn Greenwald ricorda, a proposito di quei giorni concitati, che l'amministrazione Obama divenne particolarmente minacciosa non solo nei confronti dell'ex consulente dell'Nsa, ma anche verso il pool di giornalisti di cui faceva parte in quel momento. "Quando abbiamo rivelato l'identità di Edward Snowden e pubblicato una video-intervista con lui, in cui spiegava le ragioni per cui si era fatto avanti" spiega Greenwald ,"l'amministrazione Obama - sia pubblicamente che privatamente - ha iniziato a diventare molto minacciosa, non solo nei confronti di Snowden ma anche di noi giornalisti coinvolti nella vicenda". L'alto funzionario della sicurezza nazionale di Obama, James Clapper, sottolinea il celebre giornalista, "ha iniziato a riferirsi a noi giornalisti in pubblico come complici di Snowden, una parola scelta deliberatamente e con cura per indicare che potevamo essere perseguiti penalmente".

L'aspetto ironico, osserva Greenwald, è che l'allora funzionario dell'amministrazione Obama, soltanto tre mesi prima, aveva palesemente mentito al Senato degli Stati Uniti, quando negò che l'Nsa stesse mettendo in atto un programma di sorveglianza svelato successivamente proprio da Snowden.

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