Spot arcobaleno con una drag queen: ora North Face rischia il boicottaggio

La svolta woke rischia di costare parecchio alla celebre catena di abbigliamento outdoor: la pubblicità con la baffuta influencer Pattie Gonia è stata stroncata da molti utenti

Spot arcobaleno con una drag queen: ora North Face rischia il boicottaggio
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Bud Light, Maybelline ma non solo: un altro importante marchio americano deve fare i conti con le campagne di boicottaggio per la svolta woke. È il caso di North Face, catena subissata di critiche per l’ultimo spot realizzato in vista del Pride Month: protagonista la drag queen Pattie Gonia – mezzo milione di follower su Instagram – e un invito a dir poco particolare. L’influencer, infatti, invita il pubblico a fare “coming out”, cioè a rivelare la propria sessualità. Una trovata iper-progressista che ha fatto storcere il naso a molti, come testimoniato dalle reazioni in rete.

North Face nella bufera

Sfruttando la popolarità di Pattie Gonia – soprattutto per attrarre nuove fasce di pubblico arcobaleno – North Face ha lanciato il Summer of Pride, invitando i consumatori a fare escursioni all’aperto e celebrare il Pride. Con ogni stereotipo possibile, la baffuta drag queen sponsorizza un tour con “escursioni, comunità, arte, lesbiche, lesbiche che fanno arte”. Un siparietto simpatico secondo gli autori, ma dai risultati alquanto raccapriccianti secondo il popolo della rete.

Un post condiviso da Pattie Gonia (@pattiegonia)

La collezione firmata North Face presenta magliette e felpe con cappuccio color arcobaleno per ragazzi e adulti, senza dimenticare le attrezzature da campeggio: “Vogliamo plasmare il futuro dell’outdoor come un luogo più accogliente e amorevole. Stiamo collaborando con Pattie perché crediamo che la vita all’aria aperta sia per tutti”, la rivendicazione della catena a stelle strisce. Ma a fare imbestialire tanti consumatori è stata la scelta di realizzare abbigliamento e accessori a sfondo arcobaleno per i più piccoli, dalle semplici t-shirt ai cappellini. Il contraccolpo è arrivato subito: dopo appena 24 ore dal lancio, le azioni di VF – la società madre di North Face – sono diminuite del 7 per cento. Una catastrofe da ogni punto di vista.

“Go Woke Go Broke” a raffica su Twitter, con tanto di appelli al boicottaggio. Tra ironie e attacchi tranchant, North Face sta attraversando lo stesso inferno dei responsabili marketing di Bud Light.“Se possiedi vestiti realizzati da questa catena, vai avanti e bruciali”, uno dei tanti inviti comparsi sui social network. E ancora: “Qualcuno mi può spiegare come questo annuncio possa aiutare North Face a vendere vestiti? Ti stanno urlando di non acquistare i loro prodotti!”, “Avete perso un cliente, questo spot è assolutamente ridicolo”, “Cosa c’entrano le drag queen e il mondo LGBT con l’abbigliamento outdoor sostenibile? Perché North Face sta facendo politica?”. Come ciliegina sulla torta, gli utenti che sottolineano la necessità di boicottare anche gli altri marchi di VF, ovvero Supreme, Vans e Timberland.

Per il momento non sono state rilasciate dichiarazioni ufficiali da parte della società. L'ennesima conferma dell'effetto boomerang per le campagne costruite a tavolino per sfruttare il mondo arcobaleno senza un reale interesse nei confronti dell'inclusività.

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