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Missili giapponesi a 100 chilometri da Taiwan. Ira di Pechino: "Superano la linea rossa"

Pechino ha accusato Tokyo di provocare tensioni regionali con il dispiegamento di missili a medio raggio su Yonaguni, isola vicina a Taiwan

Missili giapponesi a 100 chilometri da Taiwan. Ira di Pechino: "Superano la linea rossa"
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La Cina ha nuovamente criticato il Giappone dichiarando in maniera esplicita che il dispiegamento di "armi offensive" di Tokyo sulle isole a sudovest "vicine alla regione cinese di Taiwan è un deliberato tentativo di creare tensione regionale e provocare uno scontro militare". Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha aggiunto che, oltre "agli errati commenti sulla questione di Taiwan" della premier nipponica Sanae Takaichi, quest'ultimo episodio coincide con "uno sviluppo estremamente pericoloso". Il riferimento è ai missili terra-aria potenziati a medio raggio Type 03, in grado di intercettare minacce balistiche, che il governo giapponese intende piazzare sull’isola meridionale di Yonaguni, la località più vicina a Taiwan (circa 110 chilometri). "Il dispiegamento può contribuire a ridurre il rischio di un attacco armato contro il nostro Paese", ha dichiarato il ministro nipponico Shinjiro Koizumi, durante la sua prima visita alla base militare in loco.

Nuove tensioni tra Cina e Giappone

La mossa di Tokyo "deve suscitare la massima attenzione da parte dei Paesi limitrofi e della comunità internazionale", ha aggiunto Mao Ning, mentre le tensioni tra i due Paesi sono al punto peggiore dal 2012, dallo scontro diplomatico sulla sovranità relativa alle isole disabitate Senkau/Diaoyu, amministrate dal Sol Levante, ma rivendicate da Pechino. "Le forze di destra in Giappone stanno conducendo il Paese e la regione verso il disastro", ha rincarato la portavoce, assicurando che Pechino "è determinata e in grado di salvaguardare la propria sovranità territoriale nazionale", ha aggiunto l'alto funzionario cinese.

"Per proteggere in modo adeguato la popolazione, compresi gli abitanti di Yonaguni, è importante rafforzare le nostre capacità di difesa", ha spiegato dal canto suo Koizumi, per il quale con lo schieramento dei missili "possiamo ridurre la possibilità di un attacco militare al nostro Paese", specificando che l'opinione secondo cui il dispiegamento aumenterà le tensioni regionali "non è corretta".

Ma che tipo di armi stiamo parlando? Questi sistemi montati su camion possono colpire bersagli aerei fino a 48 km di distanza. Koizumi, a capo del ministero della Difesa di Tokyo da ottobre, ha spiegato che il dinistero sta finalizzando il piano e informerà i funzionari e i residenti locali una volta completati i dettagli. Secondo il quotidiano Nikkei, al primo segnale di attacco cinese a Taiwan, scatterebbero i piani per evacuare i residenti del Kyushu. Il Giappone intende inoltre costruire rifugi sotterranei nelle isole di sudovest per fornire fino a due settimane di protezione a quanti impossibilitati a evacuare immediatamente.

Taiwan nel mirino

Anche iI ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha espresso la sua indignazione definendo "scioccante" il fatto che la premier nipponica Takanichi abbia apertamente inviato un segnale sbagliato riguardo a Taiwan, secondo una dichiarazione ufficiale diffusa domenica, l'ultima di una serie di prese di posizione che stanno scuotendo le relazioni bilaterali da oltre due settimane.

Wang, a capo della diplomazia mandarina, ha affermato che il Sol Levante sta oltrepassando "una linea rossa che non deve essere toccata", secondo la nota postata sul sito del ministero degli Esteri di Pechino, accusando la premier di aver tentato di intervenire militarmente sull'isola che la Cina considera parte "sacra" e "inalienabile" del suo territorio da riunire anche con la forza, se necessario.

Nel mirino di Pechino ci sono sempre le affermazioni fatte dalla premier in una sessione parlamentare del 7 novembre, secondo cui un ipotetico attacco cinese ai danni di Taipei avrebbe potuto innescare una risposta militare da parte di Tokyo. Lo scontro diplomatico che ne è nato, il peggiore tra le parti dal 2012, si è via via esteso anche alle relazioni commerciali e culturali.

La Cina ha sollevato venerdì la questione all'Onu e ha promesso di difendersi, ricevendo a stretto giro la reazione di Tokyo che ha respinto tutti gli addebiti, definiti "totalmente inaccettabili", assicurando allo stesso tempo che l'impegno nipponico per la pace è immutato.

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