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Mossa di Vienna contro i diktat islamici: stop a velo e burqa a scuola

Via libera alla legge che tutela le ragazza con meno di 14 anni. Il governo: “È oppressione”, unici contrari alla legge i verdi. Insorgono Ong e comunità islamiche

Mossa di Vienna contro i diktat islamici: stop a velo e burqa a scuola
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Stop al velo a scuola per proteggere le ragazze “dall’oppressione”: questa la stretta sancita da Vienna. Il Parlamento austriaco ha approvato una nuova normativa che introduce il divieto di indossare l’indumento islamico nelle scuole per le studentesse con meno di 14 anni. La misura ha ottenuto un’ampia maggioranza: oltre ai conservatori del Partito Popolare, ai socialdemocratici e ai liberali di Neos – che formano la coalizione di governo – ha votato a favore anche il Partito della Libertà (FPOe). L’unico gruppo parlamentare contrario è stato quello dei Verdi, che ha contestato la compatibilità della legge con la Costituzione.

“Quando a una ragazza viene detto che deve nascondere il proprio corpo per proteggersi dallo sguardo degli uomini, non si tratta di un rituale religioso, ma di oppressione” la posizione espressa dalla ministra dell’Integrazione Claudia Plakolm. Il divieto riguarda tutte le forme di velo islamico, dagli hijab ai burqa, e si applicherà a scuole pubbliche e private fino al compimento dei 14 anni, età a partire dalla quale in Austria è riconosciuta la libertà di scelta religiosa. L’entrata in vigore completa è prevista per l’inizio dell’anno scolastico 2026/2027.

A partire da febbraio 2026 è previsto un periodo di transizione durante il quale le nuove disposizioni verranno illustrate a famiglie, studenti e personale scolastico, senza applicazione di sanzioni. Come evidenziato dall’AFP, il governo stima che la normativa possa riguardare circa 12 mila ragazze, cifra ricavata da proiezioni basate su uno studio del 2019 che indicava circa 3 mila minorenni sotto i 14 anni che indossavano il velo. In caso di violazioni ripetute, i genitori potranno essere sanzionati con multe tra 150 e 800 euro. In assenza di pagamento, sono previste pene detentive sostitutive fino a due settimane. La legge non interessa il personale docente, ma riguarda tutte le alunne. Gli insegnanti dovranno innanzitutto informare le famiglie prima che eventuali sanzioni vengano applicate.

La normativa ha sollevato critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani e rappresentanti della comunità musulmana. Amnesty International Austria ha definito la misura “una discriminazione palese contro le ragazze musulmane” e un’espressione di “razzismo anti-musulmano”. Diversi gruppi impegnati nella tutela dei diritti civili hanno segnalato il rischio che il provvedimento possa “alimentare pregiudizi e stereotipi già esistenti contro i musulmani”.

Anche le Comunità islamiche austriache hanno espresso contrarietà. La portavoce Edina Husovic ha affermato che “respingiamo questa proposta perché viola i diritti fondamentali e personali e la libertà confessionale di un singolo gruppo religioso”.

L’organismo ufficiale che rappresenta i musulmani in Austria ha inoltre osservato che il divieto “mette a rischio la coesione sociale” e che “invece di responsabilizzare i bambini, li si stigmatizza e marginalizza”. Un precedente rilevante risale al 2019, quando la Corte costituzionale annullò un divieto simile introdotto nelle scuole primarie, giudicandolo discriminatorio e contrario alla Costituzione.

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