"Servono solo per fare cassa". Scatta l'indagine sugli autovelox

La Procura di Padova ha avviato un'indagine per autovelox potenzialmente non conformi alla legge in alcune province venete. Il presidente di Altvelox: "Uso selvaggio e abusivo dei dispositivi che controllano la velocità"

"Servono solo per fare cassa". Scatta l'indagine sugli autovelox
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Nemmeno un mese fa sul caso degli autovelox non omologati è intervenuto prontamente il ministro delle Infrastutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, spiegando chiaramente che i dispositivi elettronici devono essere utilizzati esclusivamente per la sicurezza dei cittadini e adesso indaga anche la Procura di Padova che ha aperto un'indagine per ben nove rilevatori di velocità di alcune province venete e capire se sono stati installati soltanto "per fare cassa" come più volte avvenuto nel recente passato.

Fascicolo per falso ideologico

Sotto il mirino dei magistrati sono finiti alcuni autelox installati a Camposampiero, Carmignano di Brenta, Cittadella, Fontanaviva, Galliera Veneta, Padova nel corso Kennedy, Piove di Sacco e Villa del Conte dove Fleximan colpì lo scorso mese di gennaio abbattendone uno. Le denunce, arrivate nel corso del tempo dai cittadini e dall'associazione Altvelox (Associazione Nazionale Tutela Utenti della Strada), sono nei confronti delle pubbliche amministrazioni le quali potrebbero essersi macchiate di "falso ideologico" se fosse provato che i dispositivi stanno lì non per sicurezza ma per rendere più alto il bottino delle casse dei vari Comuni.

I numeri di Altvelox

12 autovelox e un ricavo complessivo di 17 milioni di euro accumulati tra il 2021 e il 2023: sotto il mirino sono finiti soprattutto i dispositivi installati sulla SR53 per comprense se "siano serviti realmente per la sicurezza stradale. Ovviamente i Piani di Sicurezza delle strade obbligatori dal 1993 queste Amministrazioni non li hanno mai predisposti ne aggiornati regolarmente". Altvelox aggiunge che specialmente nei Comuni di Cittadella, Galliera Veneta, Fontaniva e Carmignano di Brenta si troverebbero installati "nei territorio di loro competenza una serie di 12 rilevatori delle velocità di tipo fisso, tutti privi di debita omologazione".

Al Corriere della Sera ha espresso la sua soddisfazione per l'apertura delle indagini il presidente di Altvelox, Gianantonio Sottile, il quale auspica che anche altre procure possano seguire quanto prima l'esempio di Padova che viene elogiata per aver avviato "in tempi celeri le opportune indagini per fare luce su quello che, a parere nostro, è un uso selvaggio e abusivo dei dispositivi per il controllo della velocità". In tempi non sospetti l'associazione aveva denunciato i Comuni sopra menzionati perché tutti quegli autovelox in appena 15 chilometri erano davvero troppi. "Una strada ampia, dritta e sicura, con pochi incidenti (per fortuna) e una sede viaria che difficilmente si può percorrere a 70 km/h – aggiunge Sottile - Risultato: 17 milioni di euro incassati dal 2021 al 2023".

Una situazione caotica

Non ci sono soltanto buone notizie per gli automobilisti vista l'assenza di chiarezza (per adesso) su questa materia: se in molti casi è stata certificata la non omologazione di autovelox e quindi l'annullamento delle multe, pochi giorni fa a Vicenza il Giudice di Pace ha respinto un ricorso su un dispositivo ubicato su via Aldo Moro che ha la soglia massima dei 90 km/h perché, in quel caso, "l’approvazione equivale

all’omologazione". Cosa significa? Che anche se non fosse stato realmente omologato, c'era stata comunque un'approvazione: l'autovelox funzionava correttamente come ha potuto dimostrare l'amministrazione locale alla Suprema Corte.

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