Cronaca locale

Milano, l'appello dei cittadini a Sala per salvare il glicine di piazza Baiamonti: "Progetto può essere modificato"

È partita una raccolta firme per salvare gli alberi pluridecennali al posto dei quali sarà costruito il nuovo museo della Resistenza

Milano, l'appello dei cittadini a Sala per salvare il glicine di piazza Baiamonti

Strano, per un sindaco che non perde occasione per definirsi "verde", voler abbattere dei bellissimi alberi pluridecennali per costruire al loro posto un edificio di cemento. Eppure è quello che sta per avvenire a Milano, vicino a piazza Baiamonti, dove per i primi giorni di maggio dovrebbe partire un cantiere edilizio, per la costruzione della nuova Piramide di Herzog. Un appello, firmato da migliaia di cittadini, chiede a gran voce alla giunta di modificare il progetto. L'appello è stato firmato anche da esponenti della maggioranza che sostengono il sindaco Beppe Sala.

Si può ancora cambiare il progetto

La petizione on line per salvare i tigli del giardino Lea Garofalo e il glicine del circolo ex Combattenti ha già raccolto oltre 26mila firme, e non sembra arrestarsi. A rischiare di essere tagliati sono quattro grandi tigli pluridecennali, lo storico glicine, un grande nespolo e altri alberi che sono parte integrante del paesaggio del quartiere Sarpi-Garibaldi e del "giardino comunitario" dedicato alla testimone di giustizia Lea Garofalo, rimasta uccisa dalla camorra. Pertanto non si richiede di stravolgere un progetto che è già in fase esecutiva ma solo di modificarlo quel tanto che basta per salvare le piante.

A chiedere al primo cittadino di intervenire non sono solo consiglieri comunali della minoranza, ma anche parte alcuni della maggioranza. Quattro anni fa Carlo Monguzzi, consigliere comunale dei Verdi, aveva presentato un emendamento chiedendo che l'area restasse verde. Con 17 voti contrari e solo 12 favorevoli fu respinto. "Stiamo cercando in tutti i modi di salvare gli alberi - spiega Monguzzi -. Pochi giorni fa c'è stato il sopralluogo della commissione del Welfare e tutti i consiglieri di maggioranza e minoranza sono d'accordo nel chiedere che il cantiere venga fatto in modo da salvare le piante che tra l'altro sono laterali rispetto al prato: i tigli sono da una parte e il glicine dall'altra. Il museo e il cantiere si possono fare in mezzo senza toccare gli alberi. Ci vuole un po' di volontà politica per cui noi chiediamo che l'assessore all'urbanistica e il sindaco intervengano".

"Spostare il glicine? Idea assurda"

Elena Grandi, assessore all’Ambiente e al Verde del Comune di Milano, nonché componente della direzione nazionale di Europa Verde-Verdi, aveva eventualmente ipotizzato di trapiantare altrove il glicine. All'assessore ha risposto Monguzzi: "Non sono spostabili, il glicine non è spostabile perché morirebbe. Si tratta infatti di un albero che si arrampica e si aggroviglia, è assurdo anche solo pensare di poterlo mettere da un'altra parte".

Della stessa opinione anche Samuele Piscina, consigliere comunale della Lega, che ha sottolineato che sarebbe un'idea impensabile. "In consiglio comunale ho chiesto al sindaco Sala di prendere in carico la questione e di portarla in sovrintendenza così che possano cambiare il progetto. Il punto è solo uno. Il museo della Resistenza l'ha voluto il sindaco insieme all'allora ministro Franceschini, l'area è proprietà comunale e il progetto è quello che ha deciso il Comune di Milano insieme al ministero dei tempi, oltretutto il direttore dei lavori è stato nominato dal Comune di Milano. Per questo ultimo motivo fare una variante del progetto non dovrebbe essere difficoltoso. Potrebbero magari esserci dei ritardi nelle tempistiche per iniziare, ma non penso che crolli il mondo se si ritarda un paio di mesi".

Sul verde la giunta Sala ha fallito

Ciò che lascia esterrefatti è che sia un sindaco che si definisce "green" a non trovare una soluzione anche perché, secondo Piscina "ci sono i margini per poter fare ancora qualcosa. Altrimenti proseguiranno con questa cementificazione. L'attuale progetto è in realtà una colata di cemento, e di verde ne rimarrebbe ben poco. Inoltre, di piante morte in giro per la città ce ne sono tantissime perché il Comune di Milano non si è impegnato a innaffiarle e tutti sanno che quelle giovani hanno assolutamente bisogno di essere bagnate. Dal punto di vista del verde mi sembra ci sia un fallimento netto da parte di questa giunta che non è in grado di gestire gli alberi che ha già, né di ampliare le zone verdi presenti".

"Verde solo a parole"

Anche il forzista Gianluca Comazzi, assessore del Territorio di Regione Lombardia, ha spiegato che se l'attuale progetto dovesse essere attuato, si tratterebbe "dell'ennesimo gesto sconsiderato di un’amministrazione che continua a professarsi 'green' a parole quando i fatti mostrano tutt’altro. La rimozione dei glicini e delle altre piante presenti sarebbe un durissimo colpo per la natura urbana milanese e per il patrimonio storico e culturale della città. Questi alberi rappresentano un simbolo di bellezza e storia per i milanesi e il loro sacrificio distruggerebbe non solo il giardino del Circolo, che è una parte fondamentale per le attività che si svolgono al suo interno, ma anche un’importante luogo verde nel cuore di Milano. Il Comune sa bene che tentare di spostare alberi così vecchi e grandi rischia solo di farli morire".

La raccolta firme non si ferma, speriamo che il sindaco Sala invece sì.

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