I punti chiave
Resta un vero e proprio giallo la morte di Matilda Borin. La bambina di 22 mesi, stando a quanto riporta l’autopsia, fu uccisa da un colpo alla schiena, un calcio forse, o almeno così ritennero gli inquirenti. Con lei c’erano solo due persone in casa: la madre e il compagno di lei. I due erano andati a convivere da poche settimane a Roasio, nel Vercellese, ed entrambi furono, in tempi differenti, indagati, rinviati a giudizio e infine assolti per l’omicidio della bimba. Che resta senza giustizia.
"Si tratta di un omicidio preterintenzionale", dichiara alla nostra redazione Ursula Franco, medico e criminologo, nonché allieva di Peter Hyatt, uno dei massimi esperti mondiali di Statement Analysis (una tecnica di analisi di interviste e interrogatori), si occupa soprattutto di morti accidentali e suicidi scambiati per omicidi e di errori giudiziari.
L’omicidio
La storia della morte di Matilda si basa in gran parte sul racconto della madre Elena Romani, una hostess, e del suo compagno Antonio Cangialosi, ex bodyguard che nel 2005 lavorava per un’azienda di autotrasporti.
Era il 2 luglio 2005. La coppia, con la bambina, aveva pranzato a casa dei vicini di casa, per poi fare rientro alla propria abitazione. Matilda era stata messa a riposare nel lettone, mentre i due si erano successivamente addormentati sul divano. Un pianto però aveva svegliato Romani: Matilda si era svegliata, stava male, aveva vomitato, sporcando il lenzuolo.
Stando alla dinamica raccontata dalla donna, Romani si era allontanata per pulirlo, lasciando la bambina con il compagno e ritrovandola poi agonizzante. L’autopsia stabilì lesioni al fegato, a un rene e a una costola: a provocarle era stato un colpo violento. "È stato un errore credere che il trauma dorsale fosse stato prodotto da un calcio sferratole - spiega l'esperta - Purtroppo questo errore ha viziato il caso". Poi aggiunge: "Attraverso lo studio delle risultanze medico legali si può ancora ricostruire la dinamica omicidiaria".
L'autopsia
La piccola Matilda "è morta in seguito a uno choc emorragico da emoperitoneo secondario a un trauma dorsale che le ha prodotto multiple lacerazioni del fegato, la sezione del rene destro e una lesione del sinistro - chiarisce la dottoressa Franco - Quel trauma da schiacciamento le è stato causato dalla pressione di un ginocchio sul dorso".
Più nello specifico: "All’esame autoptico le furono riscontrate una lesione ecchimotico escoriativa complessa in sede dorsale, due ecchimosi grossolanamente simmetriche sulle spine iliache antero superiori, multiple escoriazioni sul lato sinistro del corpo, sulla bozza frontale sinistra, sul gomito sinistro, sul braccio e sull’avambraccio sinistro, la frattura della VII costa destra sulla linea ascellare posteriore con consensuale minima lacerazione pleurica e intensa infiltrazione emorragica e un traumatismo delle coste dalla IX alla XII sinistre".
In linea con l'esito degli accertamenti medico legali, gli inquirenti dedussero che la lesione "ecchimotico escoriativa complessa in zona dorsale" potesse essere compatibile con l'impronta di un piede o una scarpa. La dottoressa Franco, che ha studiato bene gli atti, ritiene che la lesione sia "compatibile con l’impronta di un ginocchio e non con quella di una scarpa o di un piede. E le 'due ecchimosi grossolanamente simmetriche sulle spine iliache antero superiori' provano che la forza lesiva scaricata su Matilda non la spinse nel vuoto ma la schiacciò contro una superficie semirigida".
La ricostruzione dell'omicidio
Partendo dai dati emersi dall'autopsia, è possibile ricostruire la dinamica dell'omicidio. La criminologa non ha dubbi: "Chi uccise Matilda appoggiò il proprio ginocchio sul dorso della bambina schiacciandola contro una superficie semirigida poi la povera Matilda cadde sul pavimento e si produsse 'multiple escoriazioni sul lato sinistro del corpo, sulla bozza frontale sinistra, sul gomito sinistro, sul braccio e sull’avambraccio sinistro".
Ma non finisce qui. Subito dopo: "L’omicida la raccolse da terra prendendola sotto il braccio destro con la sola mano destra e, con la pressione del proprio pollice, le produsse 'la frattura della VII costa posteriore destra sulla linea ascellare posteriore e la consensuale minima lacerazione pleurica'".
Quanto alla frattura costale, l'esperta precisa: "Non fu contestuale alla lesione dorsale che danneggiò gli organi addominali né secondaria alle manovre rianimatorie, fu invece la conseguenza di un secondo fatto traumatico che seguì allo schiacciamento dorsale. Infatti intorno alla frattura costale fu rilevata un'intensa infiltrazione emorragica, prova che il trauma precedette lo choc ipovolemico (perdita ingente di sangue, ndr) e l’arresto cardiaco e che quindi non fu causata dalle manovre rianimatorie che seguirono invece lo choc".
La vicenda giudiziaria
La macchina della giustizia italiana si mise subito in moto, ma, secondo diversi esperti, commise diversi errori che alla fine condussero a non trovare il colpevole per l’omicidio di Matilda.
La prima a essere indagata e alla fine assolta fu Romani, che tra l’altro trascorse 118 giorni in carcere e 153 agli arresti domiciliari, ma nel 2012 la Cassazione si pronunciò: non colpevole. Come riporta Repubblica, la donna commentò: “La mia bambina deve avere giustizia. Io sono innocente, e oggi me lo hanno dimostrato. La mia bambina sa che io non le ho fatto niente”.
Nel 2014 fu la volta di Cangialosi si essere rinviato a giudizio, ma anche l’uomo risultò non colpevole e la sua vicenda si risolse in Cassazione nel 2021: fu stabilito che l'uomo non avrebbe avuto il tempo materiale per colpire la bambina, nel breve lasso in cui erano rimasti da soli. Ma la sentenza nel punto in cui si rivolge alla madre di Matilda e al compagno, riporta Panorama, resta sibillina: “Entrambi, con tutta evidenza, hanno una posizione del tutto equivalente quanto a interessi coinvolti, posto che dichiarando di non avere toccato la bambina implicitamente affermano che è stato l’altro a farlo”.
La certezza resta una: Matilda non ha ricevuto giustizia e per il suo omicidio non è stato trovato un colpevole. "La verità è agli atti - conclude la dottoressa Franco - e si inferisce analizzando in parallelo le risultanze dell’esame medico legale, i comportamenti e le dichiarazioni di chi l’omicidio l’ha commesso. Il caso è però ormai irrimediabilmente chiuso".
Matilda ride, con addosso una coppola troppo grande per lei, in quella foto che ha campeggiato
su tutti i giornali nel 2005 e poi successivamente, nel susseguirsi della vicenda giudiziaria. Ride per sempre. Avrà sempre 22 mesi. Forse è per questo che la sua morte continua a spaventare e fare male.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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