Milano, morte Ramy Elgaml: nessuna ferita letale alla testa. Disposti nuovi esami

Gli esiti dell'autopsia eseguita sul corpo del 19enne egiziano non ha riscontrato lesioni al cranio compatibili con la morte. Il pm ha disposto nuovi esami

Immagine da TikTok
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L'autopsia programmata per oggi non ha riscontrato lesioni letali alla testa e al cranio di Ramy Elgaml, il ragazzo egiziano di 19 anni morto a Milano nella notte fra sabato e domenica in un incidente avvenuto mentre cercava di allontanarsi da una pattuglia di carabinieri. Un esito a dir poco inatteso. A causare il decesso del giovane, invece, sarebbe stata una lacerazione riportata all'arteria aorta.

Le indagini proseguono: il pm chiede ulteriori esami

Secondo gli esiti dell'esame autoptico eseguito nella giornata di oggi (venerdì 29 novembre), Ramy sarebbe morto sul colpo, ucciso da una lacerazione dell'aorta. La fuoriuscita di sangue, abbondante e improvvisa, non gli avrebbe lasciato scampo. Nei prossimi giorni gli inquirenti, aiutati dai tecnici e dalla consulenza medico-legale, dovranno stabilire se a uccidere il 19enne sia stato l'impatto col marciapiedi o con il palo del semaforo, poi abbattuto dall'auto guidata dalla pattuglia dei carabinieri e caduto sul giovane.

Stando alle ultime informazioni rilasciate alle agenzie di stampa, la procura di Milano non ha consentiti il rilascio della salma, che resterà ancora a disposizione degli inquirenti. Il pubblico ministero, infatti, ha disposto ulteriori accertamenti da effettuare sul corpo. Fra i vari test ancora da eseguire ci sono ancora i tossicologici, anche se il ragazzo non si trovava alla guida dello scooter, condotto da un tunisino di 22 anni.

Ricostruire la tragedia

Sul caso, che sta accendendo di proteste le strade di Milano, deve essere ancora fatta tanta chiarezza. Secondo quanto ricostruito sino ad ora, alle 3.40 di domenica scorsa Ramy Elgaml si trovava a bordo di uno scooter guidato da un amici. Arrivati in vua Rosales, i due si sono imbattuti in una pattuglia dei carabinieri del Nucleo Radiomobile, che ha intimato loro di fermarsi.

I ragazzi non si sono fermati, ed è partito l'inseguimento, poi concluso tra via Ripamonti e via Quaranta. Il mezzo a due ruote è finito contro un muretto, mentre la gazzella dei carabinieri ha urtato il palo di un semaforo. Sappiamo che il 19enne aveva perduto il casco durante la fuga, in via San Barnaba. Dopo l'impatto, il palo sarebbe caduto su di lui. Il vice brigadiere che si trovava alla guida del mezzo dei carabinieri, e che oggi si trova indagato per omicidio stradale, come il tunisino di 22 anni, è subito sceso della vettura per soccorrere Ramy Elgaml, praticandogli il massaggio cardiaco. Tutto, purtroppo, si sarebbe rivelato inutile.

Per le indagini sarà fondamentale capire quale azione meccanica abbia provocato la morte del ragazzo, se l'impatto col muro o il colpo inferto dal palo del semaforo.

Al momento sono indagati per omicidio stradale in concorso sia il carabiniere alla guida che il tunisino di 22 anni. Quest'ultimo è stato trattenuto anche per resistenza aggravata. Adesso si trova agli arresti domiciliari.

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