Cronaca locale

Sant’Angelo Lodigiano, ristoratrice suicida dopo la gogna social: la procura chiede l'archiviazione

Secondo la procura della Repubblica di Lodi nessuno avrebbe contribuito penalmente a determinare il suicidio di Giovanna Pedretti

Sant’Angelo Lodigiano, ristoratrice suicida dopo la gogna social: la procura chiede l'archiviazione

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La procura della Repubblica di Lodi, come reso noto dal procuratore facente funzioni Maurizio Romanelli, ha richiesto l'archiviazione del procedimento penale contro ignoti avviato per far luce sul presunto reato di istigazione o aiuto al suicidio che avrebbe determinato la morte di Giovanna Pedretti.

La ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano aveva deciso di porre fine alla sua vita gettandosi nel Lambro, dopo essere stata travolta da un'ondata di odio seguita alla segnalazione di una recensione omofoba e ostile ai disabili fatta da un cliente del ristorante, la cui autenticità era stata messa in dubbio sul web e sui social network.

La scelta di procedere verso l'archiviazione, spiega la procura, è dovuta alla "insussistenza di fatti penalmente rilevanti riconducibili all'ipotesi di reato ex art. 580 c.p. e per l'insussistenza di altre ipotesi di reato": nessuna evidenza, quindi, del reato di istigazione o aiuto al suicidio, per cui il fascicolo torna ora nelle mani del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lodi.

Nella tragica morte della ristoratrice, alla luce delle indagini svolte dalla procura,"non vi è stato alcun contributo di terze persone", e la donna "si è suicidata per annegamento dopo numerosi tentativi autolesivi a mezzo di uno strumento da taglio non capace di lesioni profonde". Il suicidio era avvenuto pochi giorni dopo che la signora Pedretti aveva pubblicato su Facebook la foto di una presunta recensione negativa fornita al sui ristorante, che conteneva"caratteri discriminatori sul piano degli orientamenti sessuali e della disabilità, con l'aggiunta di un proprio commento".

Il post della ristoratrice, spiega ancora la procura, aveva fin da subito attirato l'attenzione mediatica, tanto sulla stampa, quanto sula televisione e sul web, causando"numerosi interventi e polemiche sia sul contenuto discriminatorio della apparente recensione che sulla risposta della signora Pedretti, ed in seguito sulla verità o falsificazione della recensione stessa". Le indagini svolte sulla vicenda, in cui sono poi intervenuti anche blogger e personaggi noti dei social media, "hanno chiarito che la apparente recensione pubblicata su facebook non è genuina".

Le valutazioni complessive sulla tragedia della signora Pedretti hanno spinto la procura a ritenere che"nessuno dei comportamenti tenuti da terzi, intervenuti a vario titolo nella presente vicenda, è in alcun modo qualificabile come fatto penalmente rilevante riconducibile alle ipotesi di determinazione al suicidio, rafforzamento del proposito di suicidio, o agevolazione". Il che significa, in sostanza, che non sussistendo alcun elemento che consenta agli inquirenti di riconnettersi al sopra citato art.

580 del Copice penale, "la richiesta di archiviazione è stata avanzata nel registro ignoti senza procedere ad aggiornamenti dell'iscrizione".

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